Buongiorno bell'Addormentata

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Sto fissando la porta della dependance da tanto di quel tempo che ormai vedo puntini bianchi ovunque.  Caccio un verso frustrato.
‘esco o non esco?’: è questo che mi sto chiedendo da un'eternità.

Mi ributto sul morbissimo letto della mia nuova camera. È basso, ma grande; mi piace da morire e il profumo di cui è impregnato ancora di più.

Mi giro sulla schiena e fisso il soffitto prendendo parte al monologo esistenziale nella mia testa.
Non posso di certo rimanere chiusa qui dentro tutto il giorno.. o forse si.. in fondo c'è un angolo cottura e un frigo.. una macchinetta del caffè.. lo spaziosissimo bagno dove mi sono appena fatta una doccia da 45 minuti.. potrei, in effetti potrei proprio farlo dopo ieri sera..

Ok! Basta!

Mi alzo determinata ad andare in cucina.
Uscendo la luce del sole mi abbaglia.
No, ti prego! Non uccidermi! Potrei sciogliermi! Sarà meglio che torni nella dependance! Ne va della mia vita!
La mia attenzione viene catturata da una cosa superlativa, molto più interessante della mia morte per colpa dei raggi solari..
Una piscina a forma di pozza naturale! Le giro intorno osservandola. È davvero bella ed invitante. L'acqua cristallina, le pietre che la circondano, le piante poste in punti strategici creano un'atmosfera unica. Sembra un'oasi naturale.

Ogni cosa a suo tempo, Dylan, accertati della situazione prima.. poi.. piscinaaa! Tutta per me!

Infilo la testa nel grande salone, adornato da divani e poltrone con al centro un enorme tappeto bianco e peloso; non c'è nessuno. Cammino con cautela fino in cucina, ma di mia madre e del maritino, neanche l'ombra. Ma dove sono tutti?
Mi stringo spalle.
Meglio così.

“buongiorno, mia bella addormentata”, mi saluta allegramente Tyler.
Bastardo, penso sobbalzando. Non l'ho neanche sentito entrare.

“non è un po' tardi come orario per una cameriera? Pensavo iniziassi intorno alle 7, non alle 11..”.

Se non avesse appena fatto una battuta così stronza potrei dirvi che suoi bellissimi capelli neri sono ancora umidi dalla doccia e la maglietta bianca fascia i suoi muscoli sodi mettendoli in mostra, no? Ma ha appena fatto lo stronzo, quindi non posso di certo mettermi qui a dirvi quant'è sexy..

“io lavoro di sera, buongiorno anche a te”, lo saluto con un sorriso dolce. “ah! E tua manco morta”.

Ridacchia. “dai, Dylan, siamo partiti con il piede sbagliato. Dobbiamo rimediare”.

“no, Tyler, eravamo partiti con un piede perfetto, ma hai deciso di rovinare tutto, quindi.. che cazzo vuoi?”.

Fa una smorfia compiaciuta. “mi fanno impazzire i tuoi artigli”. Mugula di piacere. “ti fa incazzare se ti dico che me li sto immaginando sulla schiena mentre urli?”.

L'immagine che ha creato mi fa arrossire, ma alzo gli occhi al cielo e faccio per andarmene sperando che non si accorga di quanto mi destabilizza quando si comporta così, ma ndovinate un po'?
Mi prende la mano.
Il contatto con la sua pelle mi fa rabbrividire, ma questa volta non do retta alle sensazioni che mi fa provare e sfilo la mano con rabbia.

“scusa..”, mormora con un sorriso tirato. “vorrei offrirti il caffè della pace”, dice mostrandomi un bicchiere di cartone.

Un calumet, no? (Devo andare a cercarlo su google, perché non so neanche cosa sia..).

Faccio un cenno affermativo col capo prendendo il bicchiere che mi offre.

“pace?”, chiede speranzoso.

“possiamo.. cominciare a non litigare..?”, propongo un tantino incerta, anche se l'idea di riavere indietro ‘Tyler’ che ho conosciuto al ristorante mi elettrizza non poco.

Alza i pollici con un sorriso a trentadue denti. Seppur è un sorriso splendido, di quelli che rimarresti a fissare per ore, mi sta prendendo per il culo. E questo non va bene.

In amore tutto è lecito ..ma anche in guerra..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora