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Domenica 12 dicembre 2018

Non ci siamo visti per un po', perché c'era di mezzo l'otto di dicembre e Lei è partita. Io ho guardato l'orologio alle tre e mezza e mi sono chiesto perché lo stessi facendo, perché la stessi pensando, perché il mio pensiero fossero le sue guance, il suo sorriso, il suo buffo ingozzarsi di Goleador alla frutta, il suo culo stretto nei pantacollant, la spallina blu del suo reggiseno, che le è spuntata una volta, mentre si chinava a prendere una matita da terra. E dio solo sa quanto ho ringraziato quella matita. D. pensa che nevicherà a Natale, N. dice che qua non nevica mai, perché c'è il mare e le due cose non stanno bene assieme, G. gli ha spiegato che in realtà potrebbe nevicare perfettamente visto il freddo che fa quest'anno. Gli ho chiesto di uscire per riempire il Suo vuoto, ma D. è dalle zie, N. è chiuso in casa per l'ennesima insufficienza e G. mi dice che a 'sto punto non ha senso uscire. E rimango a casa, attacco il cellulare al computer, passo i selfie che ci siamo fatti io e Lei, i più belli, anche se è difficile scegliere. Ne stampo cinque, li nascondo al sicuro nel taccuino disordinato con su scritto Matti. Li nascondo qui dentro. La proteggo qui dentro.

Lo avresti immaginato? Ti penso ancora a perdifiato

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