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Lunedì 20 dicembre 2018

Alzavo i gradi del termometro sotto a una lampadina

Pe' non andare a scuola, almeno non entrare in prima eh, ma eh

Il cellulare tempestato di messaggi è la cosa che odio di più quando apro gli occhi. Eppure, ogni mattina, lo prendo e li leggo tutti per filo e per segno, anche se così farò tardi e anche se non ci capisco niente di prima mattina. Nicola mi ha scritto in chat privata, dice che non se lo aspettava che io gli mentissi e che gli sta sul cazzo la cosa, perché non si mente ad un fratello. Sbuffo, non ho proprio voglia di sentirlo. Okay, gli ho nascosto che Emma mi sta continuando a dare ripetizioni, ma non è così grave, non è così tragica la cosa, insomma, sono solo ripetizioni. Solo ripetizioni, tre volte alla settimana, in cui mi incanto a guardare il suo sorriso, le sue lacrime, le sue guance, il suo buffo modo di massaggiarsi le tempie per concentrarsi. C'è anche un suo messaggio, anzi due, molto lunghi, tanto da farmi sussultare per un attimo e stringere gli occhi per mettere più a fuoco il display del cellulare e capire se è davvero lei. Se è davvero vero, insomma.

Emma: Sono contenta che ci siamo visti ieri sera, sei divertente anche quando non studiamo fisica insieme e per di più hai preso anche tu la cioccolata calda...Anche se senza panna e cannella non so come possa piacerti! Volevo scriverti ieri sera, ma poi ho pensato che magari ti disturbavo, così ho aspettato di svegliarmi, quindi innanzitutto: buongiorno! ♥️ Spero tu abbia dormito bene...

L'ha inviato alle 6:03, poi non ha più scritto niente, niente fino alle 6:18

Emma: Comunque tutto questo messaggio oltre a dirti che sei divertente era per dirti che anche i tuoi amici sono davvero simpatici, anche se siete piccolini e mi ha fatto piacere rivedere Davide. E niente. Scusa il disturbo

Rido per il suo imbarazzo, per la quantità assurda di parole che ha usato per due messaggi e per l'impegno evidente che ci ha messo, ma che non voleva lasciar trapelare, quasi a non voler dare importanza alla cosa. Le rispondo buongiorno con un cuore, la ringrazio, le dico che è sempre bello vederla. Lei risponde con una faccina che ride e poi scrive «sì, vabbè, lascia perdere Matti» e io rido da solo, sul letto, rido fortissimo.

Io: Non ti lascio perdere, Mimma Memma
Emma: Ah no?
Io: Assolutamente no
Emma: Ma da dove l'hai tirato fuori Mimma Memma?
Io: Perché non te piace?
Emma: Non tanto
Io: Allora ti salvo anche così sul telefono
Mimma Memma♥️: 🙄
Io: Ahahaha quanto sei bella?

Visualizza. Esce da Whatsapp. Non risponde più e io mi sento uno scemo, un coglione, un idiota di prima categoria e vorrei sparire dalla faccia della terra. Non so cosa mi stesse passando per la testa, non ne ho proprio idea. Massaggio la faccia con le mani, lasciando il telefono tra le coperte. Guardo l'ora, è ancora relativamente presto. Non posso andare a scuola, non posso rischiare di vederla, non posso uscire di casa, non voglio neanche vedere Nicola e gli altri che mi faranno un culo ancora per non avergli detto niente. Mi alzo, esco velocemente dalla camera, mi infilo in bagno e strattono forse troppo forte il cassetto delle medicine, cerco come un dannato e finalmente lo trovo: il termometro. Ritorno in camera, mi infilo sotto le coperte e dopo averlo acceso ne poso la punta sulla lampadina della abajur che tengo sulla mia mensola. Niente di esagerato, 37.4, 37.5, lo tolgo e lo infilo sotto l'ascella e come un orologio svizzero alle sette e un quarto mia madre spalanca la porta. «Mattia ti devi alzare!» Esclama, già vestita e truccata sistemandosi un orecchino con una fatica ingiustificata.
«Mamma» Biascico, coprendomi gli occhi con una mano. «Non me sento tanto bene»
«Oh» Si ferma. Mia mamma è una donna tutta d'un pezzo, che si è costruita tutto da sola, che non è mai dipesa dai soldi di mio padre, è una donna dai valori concreti, sempre severa, ma quando si tratta dei suoi figli si sgonfia, si smolla, diventa un peluche da coccolare. Si avvicina, le porgo il termometro che legge già preoccupata come se fossi in punto di morte.
«37.5» Dice e socchiudo un po' gli occhi fingendo che la luce mi infastidisca. «Matti non mi va che salti troppi giorni di scuola però» Aggiunge, prendendosi il termometro, inizia a sistemare nervosamente la mia stanza. «Lo so che non è colpa tua, ma lo sai che ci tengo»
«Lo so mà lo so» Mugugno sentendomi tremendamente in colpa. «Pio' una Tachipirina ed entro alla seconda ora» Le suggerisco e lei sorride, si avvicina e mi bacia la fronte. Entrare alla seconda ora può sempre essere un vantaggio: ho ancora un sacco di tempo per poter capire come comportarmi, per decidere cosa dire o cosa fare.
«Bravo amore, io vado al lavoro, mi raccomando scrivimi quando esci» Si raccomanda, ed esce dalla mia camera mentre ci salutiamo. Aspetto di non sentire nessun rumore sospetto, Rebecca grida che non è giusto che sto a casa, Alessia la zittisce e le dice di muoversi, sbattono la porta e poi cala il silenzio. Ore otto, nessuna idea di come agire. Sfilo il pigiama e metto su dei vestiti a caso, vado a prendere due biscotti dalla cucina, quando il telefono mi vibra addosso.

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