Changmin PoVJunsu non si fece più vedere da me. Anzi, era come se evitasse me ed il Principe, mandando altri ad ascoltare i suoi ordini e servirlo.
Era più preso dagli affari interni e nel dirigere le cucine che occuparsi del piano rialzato e delle camere reali, cosa per cui era molto dotato.
Il mio sesto senso era sicuro che fosse amareggiato e ferito da ciò che era successo, ma non lo biasimavo e volevo solo sistemare le cose.Il Principe doveva averlo capito o forse faceva solo finta di non sapere, perché non lo cercò nemmeno lui, cosa che mi disse Taeyeon.
«Per il Principe, Junsu è come un vice. Gli affida ogni compito ciecamente, ma in questi giorni non sembrano molto in contatto...» Taeyeon non aveva intuito ciò che avevo scoperto, ma lei era più concentrata sulle sue faccende che ad osservare le persone che la circondavano.
Non ebbi nemmeno nessun altra visita da sua Maestà e potei tirare un sospiro di sollievo.
Lavoravo pulendo le scale e le camere addette agli ospiti e del Re, evitando quelle del Principe, compito affidato ad altri.Le giornate sembravano procedere in modo calmo e lento, ma non dimenticai mai il mio desiderio di uscire da quel palazzo, di tornare da Yunho.
Così pensai di preparare una possibile fuga notturna. Nessuno avrebbe saputo dove sarei stato od anche dove sarei stato diretto. Non avevo fatto parola a nessuno di Yunho.
Era proprio in quel giorno, mentre cercavo di scrivere qualcosa che tenevo sempre con me su un fogliettino di carta sotto la mia veste, che qualcuno bussò alla porta della mia camera, facendomi sobbalzare.
«Avanti.»
Nascosi il foglio velocemente sotto la camicia, voltandomi verso la porta che si aprì, rivelando con mia sorpresa Junsu.«Cosa stavi facendo?» mi domandò per la prima volta dopo quel giorno. Le prime parole che mi rivolse con il suo sguardo freddo e serio.
«Ho preso la pausa adesso. C'è ancora del lavoro da fare, Signor Junsu?»
Forse avevo usato un tono inappropriato o forse la sua giornata non era andata bene, perché si avvicinò velocemente, chiudendo la porta alle sue spalle, afferrandomi per la camicia, costringendomi ad alzarmi dalla sedia. Con quel gesto, il fogliettino era scivolato, cadendo a terra sul pavimento.
«C'è sempre qualcosa da fare. Ascoltami, Changmin, se sei qui non è perché mi stai simpatico perché vai a letto con sua maestà o perché sei diventato la sua concubina, ma perché l'ho deciso io per darti un tetto sotto la testa e da mangiare. Potrei anche benissimo farti sbattere fuori da qui, se voglio, ma... Non così facilmente.» il suo sguardo era furente, glaciale e ciò mi spaventò però mantenni gli occhi sui suoi, schiudendo le labbra incredulo alle sue parole.
Pensava davvero che fossi la concubina del Principe? Dopo quel giorno non ne parlo più e non ebbi altre notizie. Era come se avesse ascoltato quella mia silenziosa richiesta e mi aveva lasciato lavorare con la servitù.
Era forse anche giusto, che Junsu lo sapesse, anche se non me lo avrebbe mai chiesto.«Ti stai sbagliando... Non sono stato nominato come sua concubina e non accadde altro, quel giorno, Junsu.»
la mia voce era ferma, come il mio sguardo.Lui cercò di scrutare a fondo nei miei occhi, ma non passò inosservato quel lampo di sorpresa in quegli occhi. Forse se ne accorse, perché allentò la presa e si allontanò di poco, evitando il mio sguardo.
«Non mi importa. Non te l'ho chiesto, Changmin. Ora vai a... Cosa è questo?» l'attenzione di Junsu venne catturata dal fogliettino a terra e si chinò a raccoglierlo.
Il cuore iniziò a martellarmi nel petto per la paura, mentre mi avvicinai per prendergli il foglio dalle mani, ma lui si spostò e mi tenne lontano, guardandomi ora con occhi indagatori.«Cos'é, Changmin?» domandò, aprendo il foglietto per leggere ciò che c'era scritto senza che potessi fare nulla.
Il suo sguardo iniziò a mutare, scorrendo quelle parole e sollevando poi lo sguardo su di me.
«Volevi scappare, Changmin?»
La sua domanda mi terrorizzò. Avevo paura di dirgli la risposta, benché fosse palese dai miei appunti stracciati.
«Rispondimi.» disse ora con il volto contratto in una maschera seria.
«Io... Io...si. È un piano che stavo ideando per andarmene. Non voglio stare qui, Junsu... Non voglio stare nel palazzo, quando vorrei...»
«Quando vorresti solo la tua libertà.» non era ciò che volevo dire, ma non aggiunsi altro, mentre con sgomento vidi il mio fogliettino andare in mille pezzi, strappato da Junsu.
«Puoi solo sognare, la tua libertà. Sua Maestà ti ha comprato e nessuno qui ha mai pensato di scappare. Cosa ti manca qui che là fuori hanno? Non ti basta il cibo? Non ti bastano le coperte calde e dei vestiti puliti?»
Percepivo la rabbia nella sua voce e continuai a seguire quei pezzi di carta toccare il pavimento, ormai simili a pezzi di puzzle impossibile da ricomporre.«Tu non puoi capire... Ma lascia che ti dica una cosa, Junsu.»
Ecco nuovamente quel coraggio farsi avanti nel mio petto, benché avessi gli occhi lucidi.«Se ti avessero comprato e tolto via dalla persona che ami, tu non cercheresti di fuggire e tornare da lei? Non accetteresti la strada ed il freddo pur di tornare in quella casa e fra quelle braccia?» senza alcuna mia sorpresa, il suo sguardo mutò, sorprendendosi e con una nota malinconica.
Attesi che dicesse qualcosa, un momento così lungo da sembrare ore. Si sporse verso di me, calpestando quei pezzetti di carta sotto i piedi senza mutare sguardo, sussurrando al mio orecchio destro.
«Farei di tutto, ma come sai la mia situazione e la tua sono molto diverse. Io non potrò mai tornare dalla persona che amo e... Nemmeno tu lo farai, Changmin. Mettitelo bene in testa.»
Le sue parole mi glaciarono sul posto, mentre si spostò lento per guardarmi, stavolta con decisione e malinconia, una tristezza che nessuno aveva visto nei suoi occhi, probabilmente.«Ora vai a lavoro. Non dirò nulla a nessuno di questo tuo piano, ma bada di non metterlo mai in atto. Non sarò io a coprirti.» in quel preciso istante, proprio mentre stava aprendo la porta per uscire, al piano superiore e fuori dal palazzo si sentì un via vai frenetico delle guardie e le loro voci allarmate.
Junsu si fermò, la mano ancora sulla maniglia della porta e le orecchie tese al loro vociare.
«E penso che avrò anche molto altro lavoro con l'arrivo di questi intrusi.»
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Sʟᴀᴠᴇ
Fanfiction"Da povero a ricco. Da venditore di scarpe a schiavo di un padrone... può la mia vita avere una svolta migliore?" Raiting: Rosso Pairing: Yunho and Changmin (Homin) Cover by @AshikaRamasamy