Moment one

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-torni a pranzo oggi?- la sua voce ormai mi sembra perfino fastidiosa.
Vorrei capire cosa mi sia successo, cosa mi ha spinto a non provare più nulla per lei perché so che si è rotto qualcosa.
Non so quando e nemmo cosa, ma so che si è rotto.
Pulisco la mia bocca, asciugandone i residui del dentrifricio e poi le rispondo.
-no, ho gli allenamenti tutto il giorno...dovresti saperlo- chiudo gli occhi quasi esasperato.
Non capisco se quando le parlo,provando a coinvolgerla nel mio mondo, lei sia disposta ad ascoltarmi o se finge solamente per farmi contento.
-d'accordo. Pomeriggio esco con Michela- annuisco non volendo nemmeno più stare a sentirla.
Esce con Michela?
Sai che novità!
Frugo dentro il borsone,controllando di averci messo tutto dentro e per sicurezza mi porto dietro un altra maglia per ricambio,perché quando sono particolarmente nervoso cerco di scaricare la tensione allenandomi e sudando il doppio.
-io vado, buona giornata- chiudo la porta di casa,afferrando al volo le chiavi dal mobile all'ingresso e mi infilo dentro l'ascensore quasi volendo che mi trasportasse a Vinovo con la velocità del suono.
La moglie dell'avvocato del secondo piano, entra salutandomi sorridente mentre probabilmente anche lei si reca a lavoro.
-buongiorno Paulo- mi saluta.
La conosco da tre anni oramai e nonostante sia un tifosa sfegatata del Toro, il mio volto per le fa eccezione.
-Buongiorno Margherita- le sorrido luminoso,tornando di buon umore
-vai agli allenamenti?- annuisco, pescando il cellulare dalla tasca e cercando notizie di Douglas e Federico che dovrebbero venirmi a recuperare prima di passare da Gonzalo.
-lavoro duro, per vincere il Derby- ride ed io con lei
-vuoi prendere il toro per le corna?- mi chiede
-solo per i miei tifosi- le rispondo,mentre entrambi usciamo fuori da quell'aggeggio di latta che spero mai non si blocchi, dato che soffro di claustrofobia .
-buon lavoro Margherita, salutami i tuoi ragazzi bianco neri- magari l'avessi avuta io una professoressa di matematica come Margherita.
Aspetto fuori, davanti il portone, per pochissimi minuti prima che la Range Rover nera di Federico si ferma davanti al mio volto.
Abbassa il finestrino e si sistema i capelli e un paio di occhiali da sole,dalle lenti cosi scure, che probabilmente per lui è ancora notte.
-buongiorno, siamo in ritardo per colpa di Douglas- aiha.
Salgo dietro, chiudendo la portiera, e sistemandomi sul comodo sedile di pelle; la musica country tipica di Federico, riempie l'abitacolo mentre Douglas,prova a cambiare ma lo sguardo minaccioso di Bernardeschi fa sul serio pura.
Già, a Federico Bernardeschi non piace essere in ritardo.
-se Higuain non è pronto, io lo lascio a piedi- la sua voce riempie l'aria calda che proviene dalla stufa accesa.
Guida sicuro e questo mi permette di chiudere gli occhi nel tentativo di rilassarmi almeno quindici minuti, prima di arrivare al centro sportivo.
Pochi attimi dopo, Douglas avvisa Federico che non è necessario passare a prendere Gonzalo perché Agnelli lo vuole allo stadium e che quindi si perderà la prima ora di allenamento.
-meglio, forse possiamo essere ancora puntuali- uno starnuto lo coglie in pieno.
-Fede- provo a ricordargli che dovrebbe rimettersi del tutto,almeno cosi allontana da se il raffreddore.
-non parlare sai? Te cammini nudo e non ti becchi nulla...io faccio attenzione e...ma vaffanculo- trattengo una risata,evitando che mi lasci in mezzo al traffico mattutino.
Torino la mattina è una città cosi frenetica che a momenti ti senti schiacciato.
Sembrano esserci più macchine che persone, e la quantità di bambini in ordinari grembiuli blue notte, che varcano le porte di casa loro, è cosi assurdamente impressionante che a momenti viene voglia di ritornare tra i banchi di scuola.
-anticorpi bro, sono tutti anticorpi argentini- mi fa il dito medio e io gli mando un bacio volante.
-Miralem chiede se oggi pranziamo fuori?- Douglas lo comunica a tutti
-io non posso, viene mia sorella Gaia e andiamo a fare dello shopping per neonati- Douglas si gira verso di me che sto annuendo dal primo istante.
Di pranzare con Antonella no ne ho proprio voglia.
-io ci sono- do la mia conferma e Douglas smanetta velocemente sul suo cellulare.
Chissà se lui e il caro Pjanic si capiscano veramente.
Doug, è una vera e propria frana con l'italiano.
Venti minuti più tardi, e sette imprecazioni dopo, Federico parcheggia nel suo posto il 6B e quasi scatta fuori dalla macchina.
-guarda che Allegri urla, ma non morde- sbatte il cofano della macchina
-cullati, vedi quando ti lascia in panchina- ooookay, Federico è seriamente incazzato.
Lo seguo in silenzio mentre Doug lo sfotte, cercando una reazione che presto o tardi arriverà e a quel punto,solo la sua velocità nelle gambe lo potrà salvare, dato che il metro e ottantacinque centimetri con i suoi settantasette chili, sono decisamente più massicci dell'un metro e settantadue centimetri e settanta chili di Douglas.
-alla buon'ora!- ovviamente il mister non avrebbe sorvolato mai sulla questione ed io, sorrido innocentemente.
-io sono venuto con il passaggio,non è colpa mia- Fede si gira verso di me ed io gli schiaccio un occhiolino.
-Dybala, stai ancora a parlare? Corri!- a momenti mi tocca correre persino mentre cerco di infilare i pantaloncini da riscaldamento.
I giri di campo non sono mai piaciuti a nessuno, ci si annoia molto e Allegri non ti permette di parlare.
"Corri e fai silenzio" è il sul motto e sembra la versione maschile di quella signorina scorbutica del cartoon che Miralem fa vedere ad Edin.
Haiti o qualcosa di molto simile.
-perché sorridi?- Medhi mi si avvicina ,tenendo il passo
-penso al mister - si gira a guardarlo per un secondo e poi alza le spalle non capendo ovviamente cosa io volessi intendere.
-risolto con Antonella- magari,mi piacerebbe molto
-ci stiamo provando- questa frase sembra una di quelle frasi che memorizzi sul cellulare per dare facili risposte anche quando ti scoccia o non hai tempo da dedicare a qualcun'altro.
-per me dovresti andare oltre- e non è il solo che lo pensa ma, tra me e Antonella lo stronzo sono stato io quindi, forse dovrebbe essere lei a mollare me ma, se continua a starmi accanto vorrà dire qualcosa no?
-non posso dimenticare quattro anni cosi facilmente, non sarebbe giusto nemmeno per me e per l'impegno che c'ho messo- lui annuisce consapevole, essendo padre e marito di Cecile.
-però, ricordati che deve farti stare bene altrimenti puoi stare anche da solo- sospiro.
Forse stare da solo per un po' non sarebbe neppure una cattiva idea ma, la verità è che :sto da solo per troppo tempo e quando sto da solo, per natura,tendo a fare più cazzate di quante ne faccio quando sono in compagnia.
Mio fratello Mariano non sarebbe decisamente felice se ne combinassi una delle mie,anche perché sta studiando per prendere una laurea e il mio comportamento da ragazzino non lo farebbe sorridere per niente.
-pensa al calcio Paulo, la palla ti saprà sempre dare una risposta- gli sorrido in modo fraterno.
Lui è l'unico insieme a Gonzalo e a Miralem,capace di farmi riflettere su me stesso senza scatenare in me guerre di cui non sono capace nemmeno di rimanere fermo a fare lo spettatore.
Il suo accelerare il passo, spinge anche me a correre più forte e a concentrarmi suoi miei muscoli che sanno fino dove possono andare.
Il rumore del fischietto del mister e dei nostri rispettivi preparatori atletici, ci fa fermare sul posto mentre mi stacco da terra un paio di volte, proprio per allungare il muscolo che sento ancora molto teso.
-Paulo, senti di poterti allenare?- simone mi guarda provando a capire se c'è serenità nei miei pensieri ed io offusco tutto il resto.
Penso alla Juventus, allo stadium stracolmo di tifosi bianco neri, penso allo scudetto e alla champions.
-ci sono- legge la determinazione nei miei occhi e mi sorride dandomi una pacca sulla spalla sinistra.
-solo il pallone in testa-annuisco totalmente concorde con lui.
Solo il pallone.
Solo il calcio.
Solo ciò che mi fa stare bene.
Che mi fa essere Paulo Dybala.
Allenarmi alla Juve, è un privilegio ancora più grande del potervi giocare.
Il vero e duro lavoro lo facciamo qui, quando serve la massima concentrazione e il massimo sforzo fisico per provare con continuità ad avere una resistenza maggiore e una tenuta di velocità ancora più lunga.
Non sottovalutiamo mai gli allenamenti, questi fanno si che durante il match tra di noi ci sia maggiore intesa e che non si gioca singolarmente provando a fare goal ma che si cerca il goal con l'aiuto di tutti perché il goal è della squadra e mai del singolo calciatore.
-Mario, chiudi!- la voce del mister indirizza Mario a saltare Andrea e chiudere provando a sfondare il muro di Buffon ma, poche volte anche in allenamento, lo si riesce a sorprendere.
-la prossima volta, ritenta sarai più fortunato- il sorriso orgoglioso del capitano, fa alzare gli occhi al cielo a Mandzukic che sa bene che anche la prossima volta, sarà comunque difficile violare la rete.
Mi guardo velocemente intorno mentre Miralem mi passa la palla; la sensazione di averla tra i piedi è la solita di sempre.
La palla è una sfera, perfetta nella sua forma e il suo sfiorarmi gli scarpini, da quando avevo poco meno che quattro anni, mi ha aiutato a percepirne le vibrazioni date dall'attrito con l'erbetta del campo.

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