«ti amo» Paulo strinse i fianchi della moglie mentre questa le si appoggiava addosso e lui si reggeva comodo sul ripiano della loro cucina in perfetto stile americano.
«ruffiano» si lasciò riempire il collo di baci e sorrise.
Quanto lo amava, dio se lo amava.
««papi» Aleida piagnucoló come faceva da qualche minuto sul divano del salotto della loro casa per richiamare l'attenzione del suo genitore preferito, cosa che tra l'altro non nascondeva affatto.
Per essere una bambina era piuttosto sveglia perché aveva capito che suo padre e sua madre sarebbero partiti qualche giorno per dedicarsi del tempo e loro sarebbero rimasti a Torino dai nonni materni ma a quanto pare quest'idea non le piaceva molto.
Mathias, per fortuna, era ancora troppo piccolo per capire ma Aleyda stava facendo davvero tanto casino e strillava a squarciagola, spezzando il tenero cuore di Paulo che già dall'inizio non era tanto convinto della cosa.
Non che non volesse passare del tempo con sua moglie, anzi era proprio quello che gli serviva ad entrambi ,ma l'idea di allontanarsi dai suoi figli non lo faceva essere felice al cento per cento; in realtà provava un vero e proprio senso di colpa come se fosse quasi un abbandono che lo avrebbe classificato come il peggiore papà dell'universo.
«amore, torno presto» le andò immediatamente incontro e le accarezzò i capelli asciugandole per l'ennesima volta i lacrimoni che le scendevano via da quel bellissimo paio di occhi verdi così complementari ai suoi.
«gno» gli strinse le braccia esili di bambina intorno al collo e mise il suo dolce viso nell'incavo del collo di Paulo e da li non volle smuoversi.
Aveva iniziato questo teatrino dalle sette del mattino quando era scesa dal suo personale lettino, e con i piedi scalzi, era entrata nella camera da letto dei suoi genitori e notando le valigie aveva iniziato a piangere cosi forte che Gwen si era svegliata di soprassalto spaventata che le fosse capitato qualcosa.
Neppure a lei piaceva l'idea di dover lasciare i suoi figli dai suoi genitori per una vacanza ma sentiva di meritarsi del tempo da passare insieme al marito come non facevano da un po' di tempo; non era certo una punizione quella di avere due splendidi bambini nella loro vita ma questo aveva tolto tempo ed energia alla loro vita di coppia e Gwen non voleva in alcun modo vedersi scivolare via dalle mani quel matrimonio che lei e Paulo avevano portato avanti con tanto amore e sacrificio.
«Aleyda, ti prego non piangere più» accorse al marito sapendo bene che Paulo si sarebbe fatto convincere nel giro di nulla e sarebbero rimasti a casa come la volta precedente in cui alla fine avevano fatto saltare il loro viaggio per l'anniversario di matrimonio sempre per lo stesso identico motivo.
Sua figlia la guardò e le fece una linguaccia; Gwen nella coppia era sempre stata quella a dire di no e a non dargliele tutte vinte ma soprattutto ,nonostante amasse sua figlia come mai aveva fatto prima, aveva capito di doversi dare un contegno cosa che invece Paulo non aveva nemmeno preso in considerazione.
Lui faceva sempre il duro con il suocero ed i fratelli, voleva impartire loro il modo giusto per crescere sua figlia che i suoi parenti viziavano altrettanto ma la verità è che Aleyda era capace persino di convincere suo padre a fargli fare le follie più assurde.
Lo scorso Natale, padre e figlia si erano seduti nella poltrona del salotto ed avevano scritto la lettera a Babbo Natale, era così lunga che il caro anziano dalla barba bianca avrebbe dovuto fare un viaggio dal polo nord solo ed esclusivamente per Aleyda e la sua casa di Barbie,la bicicletta, l'acquario con i pesci, la cucina di legno, le LoL e tante altre cose che aveva scritto come se piuttosto che una lettera fosse una lista della spesa.
«Aleyda sei stata un bimba brava? Perché altrimenti Babbo Natale non ti porta nulla» Gwen l'aveva aiutata ad appendere la sua lettera su uno dei rami dell'albero di Natale
«shi mamita, yo soy la mejor nina del mondo» le aveva posato un bacio umido sulla guancia e poi era scesa dalle braccia della madre mentre lei e Paulo si guardavano stupiti di come una bambina cosi minuta come Aleyda fosse in realtà quel l'uragano di energia che li aveva investiti di gioia ben tre anni prima.
Qualche giorno più tardi Aleyda aveva saputo da Mat che la lettera andava spedita direttamente al polo nord e cosi ai due genitori era toccato quest'altro compito. Paulo era sceso in edicola a comprare una bella busta rossa e un fiocco fucsia come piaceva a sua figlia,quando se li era ritrovati tra le mani aveva effettivamente capito che i due colori stonassero tra di loro ma Aleyda era proprio quel genere di bambina che se fosse dipeso da lei avrebbe solamente avuto cose rosa o fucsia.
«da un bacino a quella piccola peste» Franco, il proprietario dell'edicola,la conosceva bene perché più volte si era ritrovato padre e figlia nel suo negozio e quella piccoletta aveva un paio di occhi cosi uguali a quelli di suo padre che erano impossibili da non ammirare, come se fossero calamite.
Poi Paulo era tornato su a casa e tutto era stato sistemato fino a quando Aleyda, incappucciata sotto il suo cappoottino caldo, gli aveva afferrato le mani e li aveva trascinati per strada alla ricerca di una buca lettere.
L'avevano imbucata nella buca lettere alla fine della strada ed era arrivata all'ufficio di Gwen qualche giorno dopo; quando l'aveva aperta era in pausa pranzo e suo marito stava appena rientrando dalla prima sessione degli allenamenti, lei stentava a credere che una bimba di soli tre anni fosse capace di ricordare il nome di così tanti giocattoli, la maggior parte dei quali lei non conosceva nemmeno.
«Fifa special pack» lesse e lo guardò mentre Paulo stava portando la sua porzione di farro alla bocca.
«lo ha detto lei» distolse lo sguardo e Gwen rise.
Si, certamente.
Il tutto si era concluso con Gwen che ne aveva selezionati alcuni ma Paulo,Federico e Lautaro ,di nascosto, avevamo comprato tutto il resto e così Aleyda l'aveva avuta vinta,ancora una volta.
Certo,Paulo aveva avuta la sua cara ed amara punizione e il prossimo Natale che sarebbe arrivato avrebbe fatto bene a ricordarsi di che fine aveva fatto.
«amore, ti vado a prendere la bambola di Oceania quella che ti piace tanto» Paulo provò a corromperla e a sentirsi meno male di quanto invece si stava sentendo ma a quanto pare sua figlia non voleva collaborare.
Guardò sua moglie in cerca di una mano d'aiuto ma Gwen lo guardò contrariato mentre tornava nella cameretta di Mathias per prenderlo in braccio dato che dal Baby monitor aveva sentivo dei versi che decretavano che si fosse svegliato.
Li vide ritornare in salotto mentre suo figlio accarezzava le guance della moglie e quest'ultima gli baciava teneramente la boccuccia.
Chiuse gli occhi per un istante e sorrise soddisfatto di ciò che era stato in grado di ottenere, con sacrificio e duro lavoro, nella sua vita.
«adesso basta piangere, altrimenti fai piangere anche tuo fratello» avere due bambini strillanti alle otto del mattino era l'ultima cosa che volevano.
Aleyda si calmò sentendo il tono autoritario di Paulo e se me stette buona e zitta tra le sue braccia fino a quando Paulo stesso non le preparó la sua tazza di latte con i biscotti e poi portò il bieberon a Gwen cosi che potesse darlo a Mathias.
Rimase in piedi qualche minuto a guardarla, l'aveva amata dal primo istante che l'aveva vista e questo negli anni non era mai cambiato, pensava che anche adesso le avrebbe chiesto di sposarlo perché Gwen lo capiva come nessun'altra persona al mondo e soprattutto perché lo amava e lo faceva sentire al sicuro.
Per lui il concetto di ritornare a casa coincideva perfettamente con quello di tornare da Gwen è più se ne rendeva conto più rimaneva stupito di quanto grande fosse il sentimento che provava per quella donna che lo aveva reso marito e padre.
«ti sposerei tutti i giorni » le baciò prima la testa e poi la bocca e la guardò intensamente perdendosi nei suoi occhi marroni, cosi comuni ma inspiegabilmente mai banali.
Gwen gli sorrise e lo guardò tornare in cucina da Aleyda per assicurasi che non combinasse disastri e si facesse del male.
Gli guardò le cosce lasciate scoperte da quel pantaloncino da basket nero che stava indossando e che gli fasciavano i muscoli messi in tensione dai passi a piedi scalzi che stava facendo per arrivare in cucina.
Qualcosa le fece vibrare la schiena, probabilmente il desiderio che aveva di lui che non si era assopito e che scintillava come una fiamma rovente ed alta che si nutriva delle parole dolci e dai gesti delicati che suo marito le dedicava.
Non avrebbe cambiato nulla, niente di tutto quello che la vita le aveva dato, a partire da quell'amore che la faceva sentire sempre così forte da percorrere ancora chilometri e chilometri al fianco di Paulo senza stancarsi mai e poi quel profumo su cui affondava se stessa mentre il calore degli abbracci di Paulo la rendeva piccola ma incredibilmente forte.
Si reputava fortunata a lavorarci insieme, a seguirlo nella cosa che lo faceva sorridere oltre lei, oltre ai loro figli e alla sua famiglia, si sentiva cosi fortunata che ogni mattina segretamente ringraziava qualcuno, non uno di preciso ma semplicemente ringraziava perché quel posto accanto al suo era sempre cosi pieno di amore che ogni istante la vestiva e la faceva sentire al caldo.
Più tardi arrivarono i suoi genitori; Marco fu immediatamente trascinato dalla nipote alle prese con dei bigodini troppo belli per non utilizzarsi sui capelli del nonno e così sembro subito che il pianto fosse diventato un lontano ricordo.
Paulo non mancò di coccolarli ancora un po' prima di chiudere la porta di casa e sorridere alla moglie. Salirono sul taxy che li aspettava sotto casa mentre della fine pioggia macchiava i vetri della macchina e il profumo di vacanza iniziava ad inebriare le loro menti.
«sembra quasi strano sapere di avere del tempo solo per noi due» posò una mano sul jeans che fasciava stretto le cosce di Gwen e la guardò stendendola con quel sorriso che rendeva unico il suo volto,impossibile da dimenticare.
«mi sei mancato» quelle parole lo toccarono da dentro.
Anche la sua Gwen gli era mancata, quella stessa donna con cui stare ore seduti a non parlare di niente eppure a parlare di tutto, gli mancava osservarla mentre indossava le sue camicie troppo grandi per il suo corpo così femminile e quel paio di calze che le coprivano persino le ginocchia; gli mancava il pensiero cosi fisso delle forme della sua donna, gli mancava avere sufficienti energie per inseguirla e per giocarci insieme ma mai neppure una volta aveva pensato che Gwen fosse acqua passata, fosse banale e opaca...era rimasta cosi ferma nel suo cuore e nella sua mente che nonostante le stanchezze aveva sempre riservato tutta la passione e tutto l'amore possibile per quella donna che anche adesso lo stava guardando come se fosse l'uomo mgliore del mondo.
Forse ,però, Paulo non si rendeva conto che Gwen lo credeva davvero.
Entrambi volevano ritrovarsi laddove avevano messo una virgola con la matita,adesso pronta per essere cancellata.
Paulo voleva ritrovare quella risata da bambina, la complice e la migliore amica che negli anni non lo avevano mai fatto sentire da solo ed incompreso e Gwen voleva ritornare ad assaporare la leggerezza della loro relazione, come quando bastava il villaggio Leumann per farli sentire leggeri come piume nel vento.
Quest'anno era stato pesante, cosi pesante che Paulo aveva pensato di non riuscire a reggere un tale peso ma poi all'improvviso la pesantezza si era dimezzata e la sua mano si era intrecciata a quella di sua moglie e li aveva ancora una volta riscoperto il significato di matrimonio.
«ho voglia di fare l'amore con te» Gwen glielo sussurrò all'orecchio mentre Torino si allontanava e diventava solo un disegno satellitare.
Paulo le portò due ciocche di capelli dietro le orecchie e le accarezzò il volto con le mani e fu pervaso dalla sensazione di completezza.
«voglio fare l'amore con te» e le prese le mani e la portò con se dove nulla avrebbe avuto confini.
Seppure stretto, seppure ad alta quota e decisamente scomodo, quel bagno fu spettatore di qualcosa che tornava a scoppiettare come scintille prima di un fuoco d'artificio.
Paulo le sbottonò la camicetta che indossava, le guardò il senò e non lo vide più come un semplice annesso femminile ma ne vide tutto l'amore che insieme avevano costruito, tutto il bene che li aveva legati e aveva messo un sigillo su tutto quello che vicendevolmente si erano dati e si sarebbero dati.
Con le mani calde ne accarezzò la pelle e a Gwen bruciò come se fosse fuoco rovente che le scaldava la carne; si perse in quegli occhi verdi che la trascinavano sempre oltre ogni dimensione e poi lo baciò come se fosse necessario per respirare.
Paulo ne ispirò il profumo della pelle propio come un dipendente e poi le sbottonò i jeans e lasciò che Gwen facesse altrettanto, proprio come quella volta in cui avevano imparato a conoscersi, quando Gwen l'aveva portato con se in Svezia e gli aveva chiesto di parlare e di lasciarle l'opportunità di ascoltarlo.
E tornò indietro al ventolatoio della Preferita, la tabaccheria che possedeva il padre a Laguna Larga, ritornò alla tendina di plastica verde petrolio che evitava alle mosche di assalire il locale, pensò alla corriera che aveva preso suo padre per andare a Buenor Aires a comprargli la bicicletta...fu come ritornare indietro.
«ti amo» Gwen glielo sussurrò proprio mentre si univa al marito, ancora una volta con la stessa potenza della prima.
Con lo stesso amore.
Con lo stesso rispetto.Coucou 🙈🤪♥️
Sorpresina per voi mie babes.
Che fate?
Io sono appena ritornata dalle vostre parti, sono stata piacevolmente risucchiata dall'estate, dagli impegni universitari che non termineranno mai, ma bando alle ciance, perché oggi sono qui e con me ci sono insiemei Dybeghini.
Fatemi sapere,nei commenti e su Instagram al: 6comeungirasole, che ve ne pare.
Lots of love♥️.
Sempre vostra Girasole 🌻♥️
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LE RAGIONI DEL CUORE
FanfictionRaccolta di missing moments, della fanfiction Fino Alla Fine.