Third moment

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«Paulo» interruppe il silenzio ed il buio.
Erano appena andati a letto dopo ore in cui era rimasta piegata in due vicino al water a rimettere qualsiasi cosa.
Glielo avevano detto che il terzo ed il quarto mese di gravidanza sarebbe stato per loro il periodo più critico ma Paulo effettivamente non pensava che fosse "decisamente così critico".
«stai ancora male?» le chiese aprendo gli occhi e guardandola preoccupato e provando ad allontanare del bruciante odore di vomito che sembrava essersi annidato nelle sue narici.
Gwen lo guardò sorridendo mestamente mentre osserva Paulo strofinare le narisi sulle lenzuola che sapevano di ammorbidente; aveva provato in tutti i modi a convincerlo a non seguirla ma Paulo era un testardo cronico e alla fine un po' ne era fiera che comunque non gli importasse di nulla e che voleva esserci a tutti i costi.
«no baby, mi è venuta fame» Paulo era incredulo e gli sembrava di poter impazzire.
Non era di certo la prima volta che Gwen si faceva venire voglie assurde, come quella volta in cui le era venuta la strana voglia di fragole al bacon croccante e Paulo non capiva bene se facesse sulserio o se lo stesse prendendo in giro.
Ad ogni modo, per quanto discutibili fossero le voglie di Gwen, di certo Paulo non era uno di quelli che prendeva le cose alla leggera per cui si era convinto del fatto che qualsiasi cosa Gwen avesse desiderato e a qualsiasi momento l'avrebbe potuto desiderare, effettivamente poi l'avrebbe dovuto avere.
Alicia e Carlotta, sua madre e quella che sarebbe diventata a breve sua suocera a tutti gli effetti, gli avevano consigliato di non assencondare proprio tutte le voglie di Gwen altrimenti da qui ai nove mesi, la situzione gli sarebbe decisamente potuta sfuggire di mano.
Paulo si era chiesto cosa effettivamente quelle due donne avevano intenzione di dirgli tra le righe ma, dal momento che Gwen aveva sempre avuto la meglio su qualsiasi altra cosa, di certo non si era preoccupato di tener conto dei consigli delle due donne più mature.
Poi però...beh, la bilancia del ginecologo parlava chiara e tonda, come tondi sarebbero ben presto diventati i fianchi di Gwen se non si fosse data una controllata con il cibo.
Aveva preso due chili nell'arco di ventitré giorni e lo sguardo ammonitorio che il ginecologo le aveva rivolto, l'avevano fatta sembrare come una bimba appena scoperta con le mani dentro il vasetto della marmellata.
«ma tu mi vedi ingrossata?» gli aveva chiesto una volta che si erano messi in macchina dopo la visita di routine e Paulo aveva provato terrore e aveva iniziato a sentire freddo.
Avrebbe potuto mentire e dirle di no come avrebbe potuto dirle la verità solo che, qualunque sarebbe stata la sua risposta, non vedeva via di scampo.
«amore è il bambino» provò a tirarsi fuori dai guai ma chiaramente Gwen iniziò a lamentarsi parlando di doversi mettere a dieta .
Era vero che la dieta sarebbe stata la soluzione migliore ma di certo la dieta a cui faceva riferimento il ginecologo, era ben diversa dalle comuni diete sporadiche che le donne decidono arbitrariamente di seguire.
«guarda che non si tratta di nessuna prova costume ma si tratta di nostro figlio per cui non farti venire in mente strane idee e verrà il mio nutrizionista a farti la dieta che vi serve» e Gwen si era ammutolita perché Paulo aveva assunto quel tono di voce serio ed autoritario a cui difficilmente potevi appellarti.
«cosa vuoi baby?» nonostante la sveglia fosse puntata per le sette del mattino, Paulo ebbe comunque la forza di tirarsi su e mettere i piedi nudi sul parquet della loro camera da letto.
«carote» Paulo quasi sospirò di sollievo, per lo meno non doveva girarsi in macchina tutta Torino ma piuttosto doveva solo arrivare al frigorifero e prendere le carote, di cui per inciso ne aveva fatto delle scorte.
Ci impiegò più o meno due minuti esatti ad andare e tornare e come un bravo compagno le portò la solita acqua con la fetta di limone e i biscotti allo zenzero che avrebbero dato a Gwen almeno del temporaneo sollievo dalle nausee.
«buonanotte amore» Gwen gli baciò la fronte e mentre stava seduta sul letto a mangiare e provare a colmare la sensazione di fame,con una mano accarezzava la nuca di Paulo facendolo rilassare e consentendogli di riposare.
Lo guardò accarezzandosi la pancia che cresceva e che attualmente sembrava un piccolo melone, e sorrise infinitamente colma e realizzata.
Aveva un lavoro che la rendeva felice, un compagno che amava alla follia e che presto sarebbe diventato suo marito e aspettavano un figlio che inevitabilmente li avrebbe resi migliori.
Paulo iniziò a russare ,dalla stanchezza,proprio al suo fianco mentre lei completava quella carota che aveva desiderato e che adesso le aveva però fatto perdere l'appetito; il passo successivo sarebbe stato quello di camminare avanti ed indietro nel salotto di casa nell'attesa che i calci provenienti dal suo ventre si acquetassero, segno che il bambino si fosse addormentato.
Di solito, quando non erano le quattro delle notte e Paulo dormiva fortunatamente in maniera profonda, l'unico modo per calmare il continuo scalciare era quello di accendere l'impianto stereo e lasciare che per la casa si diffondesse la voce di Paulo che, per quanto poco intonata potesse essere, mentre cantava delle simpatiche ed infatili canzoncine argentine colmava la mancanza e la distanza dì quando partiva per le trasferte o le convocazioni nazionali a cui Gwen era stata costretta a rinunciare.
Torino, dalla finestra del salotto dalla quale stava guardando su piazza Cnl, di notte appariva tranquilla anche se la quiete veniva momentaneamente interrotta dallo sfrecciare molesto di qualche macchina.
Ormai accarezzarsi il ventre era una abitudine automatica, in qualche modo la rendeva felice sapere che suo figlio fin dall'inizio sapesse e percepisse quanto carichi di attesa fossero tutti quanti e che lei e Paulo,ogni mattina, apponevano una crocetta con un pennarello verde bosco su ogni giorno ,settimana dopo settimana e mese dopo mese sperando in qualche modo che da una parte il giorno del parto si avvicinasse velocemente mentre dall'altro lato avevano quasi paura di non potergli garantire tutto ciò che un Bambino ha bisogno.
«non hai sonno eh?» parlò con la pancia mentre una leggera spinta le colpi delicatamente il palmo della mano.
Benché le procurasse del leggero fastidio, più che dolore, preferiva di gran lunga questo al non sentirlo proprio.
Le era capitato, circa alla prima settimana del quarto mese, che svegliandosi la mattina i soliti calcetti a cui si era abituata negli ultimi quindici giorni del terzo mese di gravidanza, improvvisamente non si facessero sentire.
Era stata nervosa per tutta la mattina, fino circa alle dieci del mattino quando il nervosismo si era decisamente convertito in paura e la paura aveva dato vita al panico e Paulo era scappato dagli allenamenti, a momenti percorrendo la distanza tra la Continassa e l'ospedale a piedi.
Gwen gli aveva mandato un messaggio ma lui avendo il cellulare nello spogliatoio, era riuscito a leggerlo solo nell'ora della pausa pranzo e Paulo credette in quel momento di sentirsi morire, peggio di quella volta che lo aveva irrimediabilmente segnato per tutta la vita.
In genere, negli anni e con l'esperienza, aveva imparato a gestire bene le situazioni di panico ma quella gli sembrava ingestibile da qualsiasi lato la guardasse; non ricordava nemmeno come e quanto tempo avesse effettivamente impiegato nell'arrivare in ospedale senza neppure sapere se Gwen fosse ancora li.
Aveva salito le sei rampe di scale, fino al reparto di ginecologia, correndo e con il cuore che gli pulsava in gola e quando l'aveva vista seduta con una flebo e un'infermiera che le accarezzava i capelli mentre Marco e Carlotta gli siedevano vicini, non aveva potuto far altro che piangere.
Era stato necessario soccorere anche lui che sembrava incapace di poter arrestare le lacrime e l'unica cosa che riusciva a fare era guardare Gwen e rimanergli incollato come se da lei dipendesse il corretto funzionamento di tutti i suoi organi.
C'erano volute due ore per spiegargli cosa effettivamente fosse successo e quando realmente aveva inteso la reale natura di questa assenza di movimenti, si era totalmente riversato su Gwen impedendole a momenti persino di respirare.
Paulo era apprensivo e questo era da sempre stato oggettivamente un dato di fatto; si preoccupava per tutto a partire da un leggero prurito o un'influenza di quelle passeggere a cose ben più gravi che lo terrorizzavano da impazzire.
Fin dal primo giorno in cui avevano scoperto di aspettare un bambino, Paulo si era informato su tutto, sembrava ossessionato a tal punto che voleva che Gwen fosse visitata da una serie di specialisti importanti alcuni dei quali si trovavano persino oltre oceano e mentre Gwen tentava di distrarlo arrivando al punto di proporgli partite a fifa, lui passava i pomeriggi liberi a leggere riviste come: "Bambino oggi" ,
"Dolce Attesa" e tante altre che acquista la mattina nell'edicola Paolucci.
Talmente era presa a ricordare le settimane appena trascorse della gravidanza che non si rese effettivamente conto si essersi appisolata al lato destro del divano mentre la coperta, pregna dell'odore di Paulo, teneva al caldo sia la mamma che il bambino in grembo.

L'indomani mattina, quando la sveglia interruppe bruscamente il sonno di Paulo, quest'ultimo scattò via dal letto convinto che la sua compagna fosse per l'ennesima volta inginocchiata davanti il water ma dovette ricredersi quando la trovò dolcemente dormiente nel divano del salotto; si chiese effettivamente da quanto tempo fosse realmente lì e se allo stesso tempo quella fosse una posizione comoda che la facesse  riposare bene .
Senza chiederle il permesso, anche se poi inevitabilmente avrebbe discusso con Gwen, inviò un email all'ufficio della Continassa informandoli che si sarebbe presa un giorno di malattia.
Pensandoci bene anche lui sarebbe rimasto a casa con Gwen perché era da un paio di giorni che il loro bambino non li faceva dormire per nulla e che decidesse di dar loro tregua quando ormai le cinque del mattino erano più che passate da un pezzo.
Il dottore ,che aveva in cura Gwen e che si stava occupando della loro gravidanza, gli aveva spiegato che un simil comportamento potesse dipendere anche da un forte carico di stress ma oggettivamente Gwen non faceva nulla perché Paulo e Pamela le impedivano persino di alzare il bicchiere dell'acqua per bere e a lavoro, Paulo aveva intimitato tutti i collaboratori di Gwen a impedirle qualsiasi attività che non fosse quella di starsene seduta nella comoda poltrona di pelle dietro la scrivania di vetro.
Non sapeva cos'altro fare e si rendeva effettivamente conto che costringerla a stare a casa a non far nulla avrebbe solo apportato danni perché Gwen era incapace a star ferma.
«ma che ore sono?» la voce di Gwen gli arrivò nelle orecchie mentre con un cucchiaino metteva del mate nella sua tazza.
«buongiorno amore, sono le sette e dieci del mattino» Gwen si portò una mano in volto a stropicciarsi debolmente la faccia e poi si tirò su diretta in bagno.
Paulo sapeva che di li a poco sarebbe successo un putiferio per cui lasciò che si facesse la doccia come da routine tutte le mattine e prima che iniziasse a tirar fuori i tailleur dalla cabina armadio, la raggiunse poggiando le sue mani sulle spalle di Gwen.
«amore» le disse dolcemente e Gwen si girò a guardarlo baciandogli morbidamente le labbra.
Le nausee avevano reso complitate le cose e Gwen odiava non potersi sentire cosi in connessione con Paulo ma anche a volerci provare con tutta se stessa, sapeva che correvano il rischio che da un momento all'altro doveva correre il più velocemente possibile al bagno.
«mi manchi» gli sussurrò poggiando la fronte sulla spalla del suo compagno e lasciando che Paulo la avvolgesse totalmente.
«mi manchi anche tu» e Paulo poteva ben dirlo.
Le osservo i capelli ormai lunghi fin sotto le spalle e glieli accarezzò spostandoli tutti su una spalla mentre le sue labbra si adagiavano lentamente sul suo collo.
«ho chiesto un giorno di malattia a nome tuo» e così sganciò la bomba.
«cosa?!» ovviamente tutto ciò che aveva previsto nella sua mente si stava effettivamente realizzando.
Gwen faticava a capire che fosse in gravidanza e l'unica risposta pronta che dispensava a tutti coloro le consigliassero di rimanere a casa era: " sono incinta mica un malato terminale" e poi tirava dritta per la sua strada.
Addirittura, proprio per indispettire Paulo Mat e Dols, si era iscritta ad un corso di Yoga preparto che frequentava tutti i mercoledi della settimana dalle diciassette alle diciannove.
Ognuno di loro le aveva provate tutte , Federico addirittura, dato che si era infortunato e non veniva convocato per quel mese e mezzo che stava appena trascorrendo, si era proposto di portarla in giro alle mostre d'arte nelle gallerie di Torino ma neppure la mitezza e la caparbia del giovane toscano erano state capaci a fermare quell'uragano di sua moglie.
«non hai dormito per tutta la notte e dovremmo provare a trovare un modo per far capire al bambino che deve andare a letto alle ventidue e non alle cinque del mattino» Gwen lo guardò assottigliando lo sguardo
« e dimmi, hai per caso letto qualcuno dei tuoi infallibili metodi su "bambini oggi" o su "bambini domani"?» il tono irritato con cui glielo disse se voleva far incazzare Paulo,non ci stava riuscendo per nulla.
Talmente aveva letto riviste su riviste,articoli su articoli, che sapeva alla lettera come i continui e incontrollabili sbalzi di umore in gravidanza dipendessero esclusivamente da tutto quel carico ormonale a cui quel minuto corpo era sottoposto.
«calma steroide» e la prese in giro mentre Gwen lo minacchiava puntandogli contro una delle gruccie che aveva appena sfilato alla giacca del tailleur.
«sai chi tra noi due, sarà il prossimo a dover chiedere la malattia? - gli chiese retorica mentre si denudava dell'accappatoio e indossava un nuovo pulito paio di mutandine- tu» Paulo non riuscì a far altro se non
rassegnarsi per l'ennesima mattina a quella donna di cui si era follemente innamorato .

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Hola babes ♥️
Tutto vostro, spero vi piaccia e vi faccia sorridere come fa sorridere me.
Vi voglio bene
Vostra girasole 🌻

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