fourth moment

2.5K 103 16
                                    

Aveva i palmi completamente sudati e quell'innerefrenabile voglia di asciugarseli sul costoso tessuto del vestito che indossava, più volte aveva dato la colpa al caldo afoso di quel tredici di Gennaio, eppure sapeva in cuor suo che il caldo era l'ultimo dei suoi problemi.
Se la stava facendo sotto!
«Hermano, dovresti rilassarsi» guardó suo fratello che se la stava bellamente ridendo mentre lui rimaneva in piedi a guardare quelle dannate lancette che sembravano non volersi smuovere neppure di un millimetro.
«appena mi dici di stare tranquillo un'altra volta, ti rompo il menisco» nascose la sua agitazione,tangibile anche a mille miglia di distanza, con del sarcasmo.
Si guardò le punte delle scarpe nuove e seppure si fosse visto in abiti eleganti molte volte, questa era comunque diversa e diversa in un modo strano.
«ti verranno le ascelle pezzate» ci aveva pensato ma non poteva controllare nessuna delle cose che attualmente lo stavano attraversando.
Sua nipote se l'era svignata per andare da Gwen ed in quella casa erano rimasti solo uomini e per quanto lui volesse illudersi che tutte le cose fossero andate stranamente bene, alla fine sapeva bene che l'assenza di una donna, sua madre ad esempio, non faceva altro che aumentare il suo stato di agitazione.
Si slaccio e si rifece il nodo alla cravatta per l'ennesima volta e uno dei suoi quattro testimoni, accorse a tenergli ferme le mani altrimeti l'avrebbe stropicciata definitivamente.
«Paulo» Federico lo guardò con quella tipica intesa che avevano nel campo e provò a rassicurarlo, lui che la pazienza la perdeva difficilmente.
«per favore, portami fuori da questa casa» gli sussurrò e Federico tastò la tasca della sua giacca elegante , guardò Andres e si sorrisero complici.
«noi andiamo in chiesa» spezzò quel baccano, mentre Lautaro seduto sul divano e chino ad allacciarsi le scarpe, li guardò preoccupato.
Suo zio non era mai stato cosi agitato come adesso e allora gli venne in mente un'idea che lo aveva fatto stare bene tutte quelle volte in cui iniziava un progetto totalmente nuovo.
«zio» erano rare le volte in cui lo chiamasse in quel modo e questo voleva dire che la cosa che gli avrebbe detto era più seria di quelle che di solito si dicevano tra di loro.
Gli afferrò il polso e se lo trascinò in cucina chiudendo la porta alle loro spalle e con rapidità tirò fuori dalla tasca del pantalone che indossava, una foto rovinata agli angoli.
Paulo la riconobbe immeditamente perché sua madre ne teneva la copia originale in un vecchio album di famiglia; ritraeva suo nipote e se stesso,sulle ginocchia del padre mentre una piccola torta fatta in casa, teneva precariamente delle candeline.
Lautaro la guardò e gliela mise nelle mani per poi pronunciare quella frase tipica di loro due che avevano sempre avuto un rapporto diverso e tutto loro.
Paulo istintivamente gli strinse le spalle e tirò un sospiro di sollievo e sicurezza, mentre la consapevolezza di avere suo padre al suo fianco lo fece sentire più forte.
Quando usci fuori dalla cucina una schiera di uomini, che avevano il loro ruolo nella sua vita, lo guardavano fieri e allora si rese conto che in questa cosa, non era solo .
«portatemi a sposare quella donna» esclamò mentre si sistemò velocemente i capelli e Federico gli sorrise perché ci credeva,nonostante le esperienza della vita.
Sull'uscio della porta riconobbe Marco, in piedi, mentre si asciugava velocemente delle lacrime con un fazzoletto di stoffa, appoggiato ad uno dei sei pilatri di legno che tenevano in piedi la tettoia della terrazza.
«Marco» gli si avvicinò al suo fianco,mentre il resto della ciurma saliva nelle macchine.
«ci siamo detti tutto,vero?» gli chiese mentre quel paio di occhi azzurri incontravano i suoi verdi e il sentimento di stima svolazzava nell'aria.
«Dybala, lei è il mio pallone d'oro ed il mio mondiale» a quelle parole Paulo sorrise e si rese conto che la pensava esattamente allo stesso modo.
«anche il mio» e con quella frase,scese quei due gradini e quasi corse alla macchina.
La casa di Gustavo era stata monopolizzata da donne sparse per tutti e tre i piani e c'era un chiasso festoso,mentre Carlotta la madre di Gwen, continuava a piangere vedendo la sua unica figlia, fasciata da un abito semplice cosi come Gwen lo aveva voluto.
Niente fronzoli ne pizzi o pietre luccicose, non erano fatti per la sua persona.
Gwen era seduta su una sedia di legno, la pancia che iniziava a farsi vedere e dentro quel vestilo appariva ancora più bella.
«quindi io e te, oggi sposiamo tuo padre?» parlò con il bambino o la bambina che teneva in grembo, mentre una parrucchiera le sistemava i capelli in una morbida treccia romantica che le avrebbe tolto i capelli da davanti il volto.
Due notti prima, quando ancora a lei e Paulo era stata concessa la possibilità di dormire insieme, erano rimasti svegli abbracciati e Paulo gli aveva confessato che amava vederle i capelli sciolti,tipici delle donne argentine.
Gwen li aveva fatti crescere di proposito e seppure non li avesse tenuti sciolti perché il caldo era talemente tanto che probabilmente gli si sarebbero appiccicati in viso, aveva però optato per tenerli lunghi legati ordinatamente sulle spalle dorate da quel l'abbronzatura che Cordoba ,nelle due ultime settimane,le aveva regalato.
«mettiamo del rossetto?» gli chiese la donna che le stava leggermente colorando il volto
«no» le rispose, sapendo bene quanto Paulo amava baciargliele.
Dols la guardava emozionata mentre Mat le stringeva le spalle provando a stare fermo anche se aveva voglia di piangere e abbracciare la sua migliore amica.
Gwen non voleva aspettare un attimo in più, eppure suo padre ancora non era arrivato e questo la faceva agitare,cosi come la sua pancia che riceveva morbidi calci.
«abbiamo finito?» chiese impaziente mentre la sua figura riflessa nello specchio posto difronte a lei, le restituiva l'immagine di una donna semplice in uno dei migliori giorni della su vita.
«abbiamo finito» la tranquillizzò Alicia comprendendo la sua ansia da quel volto che aveva imparato ad amare.
La nonna di Paulo e sua nonna Mary erano in piedi, strette in eleganti abiti sartoriali dai colori semplici e le andarono incontro per completare il tutto.
«lo metto io?» si propose la parrucchiera ma le due anziane donne la superarono bellamente portandosi alle spalle di Gwen.
Da una piccola confezione tirarono fuori un fermaglio con delle piccole pietre blue e lo adagiarono elegantemente nel punto in cui le due trecce si incontravano.
Non ci furono pianti, ne promesse di una vita semplice e senza intoppi perché Gwen sapeva bene che la realtà a cui andava incontro non era banale ne scontata, era la sua realtà e quella di Paulo diventate un'unica realtà.
«dobbiamo sbrigarci, prima che Paulo venga a prendermi da qui» fece ridere tutti mentre si alzò in piedi.
«Dols ce li hai i cioccolati in borsa?» chiese alla prima dei suoi testimoni e la diretta interessata apri la borsetta facendogli vedere una serie di cioccolati sparsi.
Era arrivata in quel periodo della gravidanza in cui la fame era incontrollabile e Paulo poteva ben dirlo.
«Mat» evitò di palesare cosa gli avesse chiesto di portarsi dietro ma quello rise ed annui,complici come erano sempre stati e poi porse loro le mani che furono afferrate.
«portatemi a sposare quell'uomo» non voleva perdere altro tempo e Paulo inziava a mancargli più di quanto avrebbe ammesso.
Marco arrivò proprio mentre Gwen aveva mandato giù il primo dei tanti cioccolatini e il salotto di casa di Romina si era recentemente svuotato lasciando l'ambiente solo a Gwen,Alicia,Carlotta ,Mat e Dolores.
«Paulo è già arrivato» le disse forse volendola rassicurare ma Gwen era sicura di tante cose e Paulo era forse la sicurezza più grande della sua vita.
«papà sbrighiamoci» lo spinse piano verso la macchina mentre Mat e Dols le correvano dietro tenendo il vestito.
Nel piccolo tragitto sulla macchina, Gwen chiuse gli occhi e vide il volto di Paulo provando ad immaginarselo in piedi davanti la porta della chiesa.
No, Marco non l'avrebbe accompagnata all'altare ma solamente in chiesa, quel piccolo corridoio tra i banchi della chiesetta, lei e Paulo l'avrebbero percorsa insieme perche Gwen era di Paulo già da tempo e non serviva nessuna consegna,nessuna tipica cerimonia completamente stonata con quello che Paulo e Gwen erano sempre stati.
Quando scese dalla macchina, non aspettando ne Dols ne Mat, talmente era tanta la voglia di raggiungere Paulo, lo vide in piedi mentre rideva con Federico.
«Sono qui!» gli disse mentre saliva il primo dei sette scalini e Paulo le accorse subito incontro.
Il primo pensiero che gli balenò in mente era rivolto verso quel viso cosi naturale e che aveva baciato tante volte; non la vedeva da quarantotto ore seppure fossero stati a telefono quasi tutto il tempo ma,averla li tra le braccia era tutta un'altra storia.
Le guardò inevitabilmente la pancia che sporgeva delicatamente da sotto il tessuto celeste pastello, che aveva scelto di indossare al posto del bianco o di quel color champagne che poco le si sposava con il suo volto.
«sei bellissima» l'istinto fu quello di baciarsi ma Mat infilò velocemente il volto tra i due amanti .
«alt!» esclamò facendoli separare.
«Mat sei uno stronzo!» lo apostrofò Paulo mentre sbuffava infastidito che qualcuno gli avesse appena rovinato la festa.
Prima di entrare dentro,entrambi due futuri sposi guardarono fugacemente tutta quella gente che li attendeva guardandoli contenti e in trepidante attesa.
«pronta?» le chiese
«mi scappa la pipì » ed era vero e per questo motivo si creò un po di panico.
Mat la guardò riconoscendo in lei quella tipica voglia di sdrammatizzare proprio quando se la stava facendo sotto.
«trattienila!» le disse schiacciandole un occhiolino per farle capire che sapeva quanto fosse agitata e che fosse li per lei.
Quei quindici o venti passi che fecero per raggiungere l'altare,le fecero perdere ogni sensazione di piccolo panico e la presa salda che Paulo le aveva dato,l'aveva fatta sentire protetta e sicura come sempre.
Non fu una cerimonia complicata ne tediosa,ne Paulo ne Gwen erano interessati ai convenevoli ne a quelle promesse che si erano detti davanti agli altri.
Loro le promesse se le erano scambiate da sole, una settimana prima davanti Bill, l'indiano argetinizzato che adesso custodiva il loro amore in un cumulo di ceneri dentro una piccola aquila di legno intarsiato.
Erano andati via da casa di Alica, proprio subito dopo il pranzo, allontanandosi con la scusa di far due passi perché Gwen sentiva le gambe pesanti a causa della gravidanza.
Si erano guardati fugacemente,mentre seduti su quei comodi sedili,della macchina di Paulo, percorrevano quei sette chilometri per raggiungere Bill.
Non avevano voluto nessuno perché a nessuno dei due piaceva avere del pubblico quando si trattava di sentimenti e questo li aveva accomunati in un modo tutto loro.
Gwen indossava volutamente un vestito comodo , lo stesso che aveva indossato la prima volta che Bill l'aveva ricevuta in quel suo piccolo angolo e le aveva tatuato quel girasole; Paulo le teneva stretta la mano e la guardava con quel tipico modo solo loro.
Non aveva occhi che per lei e per quella creatura custodita gelosamente in quel grembo che Paulo amava da impazzire.
«ti amo» le disse mentre le posò un bacio sulla spalla,nell'attesa che Bill finisse di pregare.
Era importante per Gwen che anche Paulo credesse come lei in questa cosa e Paulo poteva dire di crederci talmente tanto che iniziava a sentirsi invincibile.
Bill incrociò le gambe coperte da quel pantalone di lino color panna sporco e li guardò annuendo.
«Paulo, oggi posso prometterti tante cose e sperare di essere sempre in tempo per poterle mantenere tutte durante la nostra vita ma sono umana piena di errori,difetti e fragile e so che questo mi costringera a volte a far ai che alcune di queste promesse scadranno prima ancora che io sia in grado di portarle al termine ma faró in modo, nel mio modo, che tu abbia tutto quello che questo cuore può darti. Ti prometto di amarti nel modo più imperfetto che possa esistere perché è nell'imperfezione che riconosco me stessa e quando le cose saranno complicate come lo è in genere la vita, stringiti a me come io mi stringerò a te e non smettere mai di crederci e di lottare per noi» posò un delicato bacio su quella piccola fede senza valore economico e gliela infilò all'anulare,con la consapevolezza che avrebbe sperato con tutta se stessa che da li non sarebbe più andata via.
Paulo la guardò commosso e a corto di parole ma sapeva che era il suo turno e più volte nelle notti precedenti aveva provato a farsi un discorso logico ma come volevasi dimostrare adesso,giunti a questo punto,nessuno di essi gli vennero in mente e quindi fece parlare il suo cuore .
«Gwen, ti amo ed è la cosa si cui sono più sicuro adesso e lotterò per amarti tutti giorni della mia e della nostra vita.
Dicono che l'amore dura poco e che poi si fa spazio l'abitudine ma morderò tutto quello che posso pur di fare in modo che nessuna abitudine abbia vita nella nostra vita. So che mi ami per quello che sono e nei miei mille difetti so che commetterò passi falsi e per questo ti chiederò perdono ma -le prese la mano la intrecciò alla sua e la poggiò sulla pancia rotonda- so che amarti è l'unica cosa che mi viene facile e spontanea, so che amarti è la miglior cosa che io possa fare perché mi hai insegnato a volermi bene prima ancora di volerne a te. Spero di guardarti dopo anni ed anni sempre a bocca aperta stupendomi ogni giorno di quanto posso ancora amarti» lo stesso piccolo cerchio metallico si adagiò sul dito di Gwen prima che le loro labbra toccandosi suggellassero il loro amore.
Il rumore di un ventilatore,interrompeva gli schiocchi dei loro baci e la risata cristallina e felice di Bill che era diventato testimone di qualcosa che credeva fosse puro.
«vi dichiaro marito e moglie» Paulo guardò Gwen e tutti i loro parenti ed amici si fecero sentire con un prolungato applauso mentre l'argentino non attese neppure che il sacerdote gli desse il permesso per baciare Gwen.
La donna in questione rise sulle sue labbra e lo trattenne contenta mentre si sentiva bene e felice come se il mondo avesse il sapore di zucchero filato.
Paulo si abbasso leggermente poggiando un altro bacio su quel ventre,ricordando dall'ultima ecografia dove suo figlio o sua figlia avesse la testa; le macchiò il vestito con l'impronta delle sue labbra ma era talmente bella che Gwen non avrebbe permesso a nessuno che quell'abito finisse in smacchieria.





***************************************
Non ho molte parole perché ,credetemi, le ho spese tutte per loro.
Mi sono fatta attendere cosi come loro si sono fatti attendere a me ma spero ne sia valsa la pena.
Vostra Girasole 🌻

LE RAGIONI DEL CUORE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora