Sixteenth moment

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«mammaaaa- Aleyda chiamò nuovamente sua madre- mamma daii!!» Gwen dalla sua camera da letto roteò gli occhi. Cosa aveva questa volta sua figlia che non andasse per il verso giusto?
La stava facendo impazzire, era da tutta una settimana che sembrava vittima di una crisi di nervi e non capiva perché quest'anno la cena di fine anno alla Juve la stesse facendo uscire pazza.
«che c'è adesso?» apri la porta della sua camera e poi se la richiuse nuovamente alle spalle.
Aleyda era in piedi davanti lo specchio e aveva la cerniera del vestito, che stava indossando, chiusa a metà schiena.
«ti piace? Non lo so mamma mi segna la pancia» Gwen per poco non scoppio a ridere per l'isteria del momento.
Da quindici giorni le faceva fare avanti e indietro per i negozi alla ricerca del famoso vestito che avrebbe indossato, alcuni Paulo non li avrebbe neppure presi in considerazione figuriamoci se li avesse mai approvati, altri per Aleyda erano troppo semplici, altri ancora invece troppo complicati e cosi Gwen si era detta che se sua figlia non si fosse decisa entro giovedi, beh ci avrebbe mandato Paulo cosi smetteva di dirle che erano in straritardo e che ancora a due giorni dalla festa ne lei e ne sua figlia avessero trovato il vestito perfetto.
«Amore, ti sta benissimo...perché dici che ti segna la pancia?» e Aleyda si mise di profilo davanti lo specchio.
Gwen la guardò e poi le posò un bacio dolce in fronte...qualcosa, il suo istinto di mamma più precisamente ,le aveva suggerito che per forza doveva esserci qualcuno che le piaceva.
I soliti problemi di cuore.
«è Edin il problema di tutto questo?» le sussurrò mentre le chiudeva la zip.
La vide arrossire all'inverosimile e poi scuotere negativamente la testa.
«mamma no..ma che dici?!» e Gwen capì di aver centrato il punto.
«secondo me gli piaci cosi, non devi mica trasformarti per piacergli... truccati un po' -la guardò un ultima volta- un po' Aleyda perché lo sai che tuo padre poi si infastidisce» e la ragazza annui.
Suo padre era proprio gelosone.
Quando Gwen fece ritorno in camera da letto, Paulo era appena uscito dalla doccia e stava cercando alla cieca l'asciugamano di cotone con cui asciugarsi gli occhi.
«vieni vestita cosi?» gli domandò suo marito trovandola ancora in accappatoio da quando era uscita,prima di lui, dalla doccia.
«tua figlia Aleyda si dà il caso che sia in piena crisi adolescenziale, ed una mamma deve cercare di parare i colpi prima che la cosa ci sfugga di mano» e Paulo sorrise baciandola.
«cosa ha la mia bambina?» domandò.
Ecco appunto, la sua bambina tanto bambina più non era e questo Paulo non lo avrebbe accettato mai.
«voleva una mano a chiudere il vestito che ha comprato ieri ma che a quanto pare oggi non la convince così tanto» e Paulo la guardò con quella loro complicità di sempre.
«ah, ma quello glielo hai trasmesso tu...ormai so bene come convivere con questo genere di problemi» e si beccò un dito medio da sua moglie.
Gnew si spogliò prima di infilarsi l'intimo, tirò fuori dal porta abiti la jumpsuit bianca che aveva comprato per l'occasione, non sapeva esattamente se a Paulo sarebbe piaciuta ma lei quando ci si era vista dentro si era sentita bella e questo era stato sufficiente a fargliela acquistare.
«amore, vuoi una mano?» Paulo aveva appena finito di abbottonare tutti i bottoni della camicia bianca che avrebbe indossato con quel suo completo che gli calzava divinamente.
Il suo uomo era rimasto per lei il più bello del mondo e questo mai sarebbe cambiato.
«si, grazie» se la infilò fino alla vita e poi si mise davanti Paulo.
«il reggiseno?» le chiese e Gwen scoppiò a ridere non riuscendosi a trattenere.
«nessun reggiseno, questa va messa cosi» lo guardò dallo specchio e il volto di Paulo aveva assunto una smorfia che la diceva lunga su quanto fosse contrariato.
Quando sentì il rumore della lampo che venne chiusa del tutto, Paulo per primo fissò i suoi occhi sul riflesso di Gwen all'interno di quella lastra d'argento.
Gli mancò il fiato.
Era bellissima oltre ogni dire, ancora dopo così tanti anni di matrimonio sua moglie era l'unica donna in grado di fargli infiammare un fuoco dentro che lo teneva vivo e caldo.
«Dybala, la bava» lo burló sua moglie anche se Gwen internamente stava facendo i tripli sarti carpiati dalla felicità.
La piaceva da matti sapere di sortire ancora un certo effetto su Paulo e questo la rassicurò sul fatto che suo marito cercava ancora la sua compagnia come da diciotto anni a questa parte.
«vuoi...tu,io cioe tu cosi?» all'improvviso la cena non lo agitava cosi come invece lo stesse facendo sua moglie.
Non poteva andare a cena in quel modo, quella era sua moglie e quelli erano i suoi colleghi e i ragazzi della sua squadra di calcio e non voleva concludere l'anno finendo per cavare gli occhi a qualcuno.
«si amore, verrò così» era sicura la sua voce.
La jumpsuit che stava indossando non era volgare bensì elegante seppure mettesse in mostra la sensualità naturale delle sue forme femminili; la faceva sentire ancora una bella donna e non voleva nascondersi sotto strati di tessuto per paura che la gente le giudicasse le rughe del tempo o chissà cos'altro. Aveva il seno piccolo rispetto a quelle tipe che si vedevano in giro e di certo il suo dopo due gravidanze non era più quello di quando era ragazzina ma si piaceva, se si guardava allo specchio continuava a piacersi, nonostante il tempo, le cicatrici dei due parti e le smagliature sulle sue cosce.
«sei bellissima nena» le spostò i capelli su di un lato del collo e le baciò un lembo di pelle e quel calore umido le fece vibrare le pelle.
Lo amava come la prima volta che le sue mani avevano sfiorato il volto dell'argentino e chiuse gli occhi lasciandosi travolgere dai ricordi.
Si sciolse il bun disordinato che teneva i suoi capelli raccolti sulla testa e si rigirò sotto le coperte trovando Paulo sonnecchiante a due centimetri dal sul volto e allora prese a baciarlo teneramente, infastidendo il suo sonno.
«buongiorno» gracchiò con la voce roca mentre apriva gli occhi in quella stanza ancora avvolta da una confortevole luce tenue che non gli facesse strizzare gli occhi.
«buongiorno» ricambió lei passandogli una mano in volto e poi sui capelli bruni che gli incorniciavano il volto.
Gli sorrise e si disse che aveva dovuto portare chissà quale gloriosa impresa a termine per essersi meritata uno come Paulo.
Seppe per certo che i suoi occhi brillarono di felicità mista a smisurata contentezza che le faceva venire le farfalle allo stomaco come ogni qualvolta che Paulo le baciava i sorrisi,così all'improvviso.
L'argentino la tirò a se e se la strinse addosso facendo cozzare morbidamente le loro pelli ancora calde, dalla notte che li aveva cullati.
Aspiró il profumo direttamente dall'incavo del suo collo e poi vi posò un tenero bacio e a Gwen scoppiò il cuore in preda alle forti emozioni che la investirono come un treno in corsa ad alta velocità.
Si sentiva fluttuare in una dimensione quasi catartica, un po' come il giardino dell'Eden.
Paulo si rigirò incastrandola sotto di se, la ingabbiò con le sue possenti braccia e le bació le labbra in piccoli schiocchi rumorosi che riverberarono tra le pareti di quella camera d'albergo.
Era una vera è propria fuga d'amore.
La sovrastava con il corpo e mentre la sua minuta figura se ne stava sotto il suo peso, pensò a quante infinite volta ancora avrebbe voluto trovarla li, a due centimetri dal suo cuore.
Quello di Gwen prese a battere cosi velocemente che a momenti le sarebbe schizzato via dalla gabbia toracica e mentre il suo petto si alzava e si abbassava in presa a respiri irregolari, Paulo le stava divorando le labbra e con esse anche l'anima.
Sembrava come se fosse neve sciolta al sole.
«ti amo» le disse tra un assalto e l'altro.
Gwen chiuse gli occhi e lasciò che le lacrime scivolassero via cosi velocemente ed in maniera incontrollata che in parte fecero preoccupare Paulo se non fosse che poi Gwen gli si accoccolò contro tenendolo stretto al suo corpo.
«non mi lasciare mai» gli sussurrò
Si amavano di quell'amore giovane e così totalizzante da sembrare come un terremoto proveniente direttamente dalle viscere della terra.
Paulo le accarezzò il volto e passò un dito sulle sue labbra rosee e chiuse gli occhi come a memorizzare quel preciso istante.
Poi Gwen scoppiò a ridere,in totale contrasto con le lacrime di prima e il suono della sua risata riscaldò il cuore di Paulo che la guardò come si fa dinnanzi alle più belle opere d'arte.
Con silenzio e riverenza.
Con ammirazione.
«mi rendi felice, sei la mia felicità» glielo rovesciò contro mentre si dileguava dalla stretta di Paulo e correva ad aprire le tende oscuranti della finestra.
Il sole illuminò la stanza colpendo ogni singolo dettaglio che la arredava, persino Paulo che la guardava meravigliato ancora coperto dal piumone bianco mentre gli sembrava che Gwen sarebbe stata per sempre per lui la stessa euforia di un goal al novantesimo minuto.
Folle, insaziabile fame ed estenuante potenza come se all'improvviso tutta l'adrenalina entrasse in circolo ed esplodesse come fanno i migliori fuochi artifici nel cielo ,la notte di capodanno.
Gwen era questo, era quel brivido che ti fa capire che sei vivo.
Era nuda, vestita solo di ciò che era e Paulo non la vide con maliziosità, ma vide quel corpo come un monumento alla femminilità e si portó un braccio sulla faccia.
Era fottutamente e perdutamente innamorato di lei.
Aveva i capelli mori sciolti che le coprivano le spalle nude mentre leggermente china si affacciava sul davanzale della finestra aperta e il freddo le investiva la pelle muovendo le tende ai lati di essa.
Il suo sorriso si allungava oltre quel corso d'acqua sovrastato da romantici ponti in pietra decorati da deliziosi tulipani colorati.
Sembrava come se Gwen fosse il quadro più bello esposto nel museo della natura.
L'Amstel scorreva tranquillo sotto il suo sguardo di giovane ragazza e quando le vide portare fuori un braccio e un raggio di sole le attraverso gli spazi tra le dita delle mani, creando quel delizioso gioco di arcobaleni pensò che quella più che una donna era una dea o forse...forse solo era entrambe le cose.
I contorni del suo volto erano morbidi, rilassati e tracciavano incontenibili sorrisi che gli fecero perdere uno o due, forse addirittura tre battiti.
«vuoi rimanere li a guardare dal balcone come Giulietta o ci prepariamo e ti porto in bici per la città?» la sua voce infranse il silenzio della stanza e Gwen ne fu catturata mentre si mostrava spoglia ai suoi occhi e si portava un ciocca di capelli dietro l'orecchio chiudendo gli occhi per via del sole che glieli aveva ,appena,colpiti.
La venere,ecco a chi somigliava.
Paulo si tirò su dal letto e le andò in contro , come se fosse calamitato a lei, per baciarla e poi tirandosela dietro delicatamente la condusse nella doccia.
Non riusciva a trovare le parole esatte per esprimere come si sentisse in sua compagnia, più volte aveva creduto che Gwen lo avesse salvato.
Da cosa?
Da tutto.
Era arrivata all'improvviso nella sua vita, caotica e movimentata e l'aveva rivoluzionata con la sua lingua lunga e con quel suo modo di affrontarlo a spalle dritte.
L'aveva preso e messo al muro urlandogli in faccia che doveva affrontarsi, una volta per tutte.
Cosi Paulo era cresciuto.
Quel ragazzo orfano erano finalmente diventato un uomo più consapevole, cosciente delle proprie debolezze.
E cosi, Paulo per la prima volta si era realmente visto oltre quel velo con cui si era coperto per paura di crollare.
«sono innamorato di te» le disse mentre le insaponò le spalle sotto il caldo getto dell'acqua.
«a cosa pensi?» le chiese suo marito notandola mentre un sorriso luminoso le arricchiva il volto.
«a noi due» e la potenza di quella verità li avvolse, ancora una volta, all'interno di una bolla.
La loro bolla d'amore.
«ti amo e...lasceresti i capelli sciolti e mossi per me» e Gwen annui immediatamente volendolo compiacere.
«Gwen - la chiamò mentre con gli occhi la insegui vedendola andare verso la toilette per mettere gli orecchini- credo di essermi nuovamente innamorato di te» e Gwen arrossí come la loro prima volta e se il cuore le tremò fu solo un dettaglio in mezzo a tutto quello che provò in quel preciso istante.
Mentre Ginevra aveva messo gli orecchini, si era sistemata i capelli come le aveva chiesto Paulo e aveva stretto la cintura della jumpsuit ,in modo tale che le segnasse il punto vita, suo marito era invece riuscito a vestirsi di tutto punto e adesso si guardava indeciso se mettere la cravatta o il papillon.
«amore- l'argentino si affacciò dalla sua parte - quale metto?» alla fine avrebbe fatto scegliere a sua moglie certo che lei avrebbe preso la decisione giusta.
«cravatta, con il papillon e il panciotto sembrerai un cameriere» effettivamente adesso che glielo faceva notare aveva proprio ragione.
Cosi, Gwen si alzò dalla sedia che teneva davanti la toilette e gli andò incontro per aiutarlo con il nodo anche se Paulo era abbastanza bravo da farlo da solo.
«perfetto» gli disse dopo avergli abbassato il colletto della camicia e avergli rubato un bacio prima che mettesse del rossetto sulle sue labbra.
Paulo si guardó un altro po' allo specchio, lisciandosi la cravatta e aprendo e chiudendo la giacca che indossava poi si decide a tenerla chiusa e a prendere il cappotto grigio dall'armadio e a prendere quello coloro caramello a sua moglie per poi adagiarli,entrambi, sul letto.
«sei pronta?» le domandò e si inginocchiò leggermente per aiutarla ad indossare i tacchi ai piedi poi le baciò il collo del piede, incendiandola, e si tirò su insieme a lei.
«mia» gli sussurrò dopo averle fatto indossare il cappotto e incastrando gli occhi a quelli di sua moglie gli fece una languida promessa che sapeva di tante cose.
Si spruzzarono abbondante profumo sui vestiti,Gwen recuperó la sua borsetta dello stesso colore delle scarpe e del cappotto, e poi uscirono fuori dalla loro camera da letto.
Quando arrivarono nel salotto, Aleyda era già pronta e chattava con qualcuno al telefono mentre Mathias si sistemava i capelli alla specchio dell'ingresso.
«chicos, estamos aquí» Paulo chiamò i suoi figli che si voltarono a guardarli .
« mamma sei bellissima e che figo che sei babbo! » Aleyda gli schiacciò un occhiolino e Paulo le baciò la fronte.
«va bene, l'abbiamo capito che andiamo a dormire dai nonni» Mathias li prese in contro piede cosi all'improvviso che Gwen per poco non si affogò con la sua stessa saliva.
«bravo ragazzo, io e tua madre abbiamo cose da fare» Gwen guardò suo figlio poi suo marito poi suo figlio e ancora suo marito.
Lei stava prendendo fuoco per l'imbarazzo.
«per favore, possiamo andare alla cena e dimenticare questa conversazione» Paulo le sorrise sapendo bene quanto ancora Gwen si imbarazzasse.
Mathias porse la mano a sua madre e Gwen gliela diede immediatamente mentre quel ruffiano di ragazzetto gliela baciò e si girò verso suo padre salutandolo spiritosamente con la mano.
«certo che pà, sei proprio invecchiato...ti fai fregare le belle ragazze da sotto il naso» e così fece appoggiare il braccio di sua madre al suo e la accompagnò all'ascensore riempiendola di complimenti mentre Paulo chiudeva la porta di casa e azionava quel dannatissimo e sofisticato sistema antifurto.
Gwen ancora ricordava la mattina dopo, di quella famosa sera in cui era rimasta a dormire da Paulo agli inizi della loro relazione quando però il proprietario era altrove per gli allenamenti con la Section, e lei era stata incastrata da Alicia a dormire li e poi l'indomani mattina prima di uscire di casa aveva pregato tutti gli dei possibili affinche le venissero in aiuto per disattivare quel dannato sistema antifurto.
«attento ragazzetto, io sono famoso per sfoderare le mie qualità quando meno te lo aspetti» e Gwen rise.
«peccato che io sono la tua versione migliorata» lo rimbeccò suo figlio finendo poi per prendersi un leggero scalpellotto alla nuca da parte sua.
«Dybala 7.0, cammina davanti...cammina» scoppiarono tutti e quattro a ridere mentre le due donne si guardarono stringendosi tra loro.
Quella era la loro meravigliosa famiglia.





*spazio autrice*
Io...sono semplicemente innamorata.
Felice.
Grazie 🙏🏻 ♥️
Sempre vostra Girasole.
🌻

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