Paulo era appena ritornato,stanco, da lavoro e a discapito di quello che molti anni fa avrebbe potuto affermare, beh di sicuro lavorare con la società a fianco quasi di sua moglie,non era per niente più facile degli allenamenti a cui prendeva parte quando ancora stava nel mondo del calcio e giocava da calciatore.
«hei señorita, dove stai andando?» Paulo si affacciò dalla cucina guardando oltre le porte scorrevoli che davano prima sul salotto e poi sul corridoio di casa ; stava in bilico sullo sgabello in cucina, intento a chiacchierare e ridere con sua moglie ,mentre gustavano una tazza di mate, anche lei appena tornata da lavoro, con la coda dell'occhio era riuscito a cogliere l'ombra di qualcuno che aveva appena fugacemente sceso le scale del piano superiore.
«esco» Alyda provò ad aprire il portone di casa ma suo padre si alzò dalla sedia e la guardò con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
Gwen, sua madre, si era appena legata i capelli in una crocchia disordinata e si era stretta il ponte del naso sfinita da tanto lavoro e soprattutto consapevole di ciò che sarebbe da lì a poco successo.
Aleyda questa volta l'aveva combinata grossa e Paulo non sembrava in alcun modo intenzionato a passarci sopra.
«Aleyda, fila dritta in camera immediatamente» Paulo con gli occhi le indicó la stessa strada che aveva percorso prima per arrivare alla porta e la invitó a ripercorrerla al contrario.
La giovane ragazza strinse le mani in due pugni bassi sui fianchi mantenne il muso ma prima che potesse salire le scale per il piano superiore si vide atterrare la mano di suo padre di fronte il suo corpo.
«cellulare, portafogli e chiavi di casa e della macchina» la voce di suo padre fu perentoria al punto che, a discapito del solito, la ragazza non provò neppure a ribattere.
Maledetta la sua professoressa di storia e quel quattro che le aveva messo in pagella...ah si, maledetto persino il registro elettronico e la sua bugia che aveva rifilato a suo padre pur di non perdere il concerto a Londra con le sue amiche.
Sapeva che questa volta tutto questo le sarebbe costato caro, ben più caro delle solite punizioni a cui sua madre la sottoponeva ogni volta che le raccomandava di tornare a casa non più tardi delle dieci e lei finiva sempre con arrivare a mezzanotte con qualche scusa assurda da rifilarle, scuse a cui Gwen non aveva mai creduto.
«papà io- Paulo le mosse negativamente il dito in faccia e poi se ne tornò in cucina da sua moglie- buonanotte» quando le senti quella voce piccola piccola il suo cuore di padre tremò e vacillò come se fosse appena stato sottoposto alla più forte delle bufere.
«Buonanotte!» le rispose mentre riprendeva il suo posto e posava lo sguardo su sua moglie per cercare l'approvazione che in quel momento gli serviva.
Sentì i passi pesanti di Aleyda mentre quest'ultima risaliva le scale di casa e poi il tutto fu messo a tacere dal rumore della porta che si chiuse più bruscamente di quanto normalmente avrebbe dovuto.
«amore» sua moglie lo guardò e gli sorrise comprensiva prima che una piccola risata le scappasse dalla bocca e che suo marito mettesse su il tipico volto di chi è combattuto internamente.
Paulo non era fatto per fare il papà "cattivo" della situazione e se sua figlia era arrivata a diciassette anni con quella furbizia da ragazzina impertinente, nonostante poi fosse il gioiello dei suoi genitori, era stato proprio a causa di questo, a causa di Paulo e quel suo viziarli sempre.
Forse all'inizio l'aveva fatto solo perche il lavoro gli rubava tanto tempo e non voleva di certo essere quello cattivo, anche nei pochi momenti che aveva da passare insieme ai suoi figli poi però non ricordava quando le cose gli erano leggermente sfuggite di mano e un po' se ne incolpava perché ,sebbene molte volte avesse ripetuto se stesso di tentare essere il migliore genitore che sarebbe potuto diventare adesso, qualche dubbio lo faceva vacillare.
«non è per il quattro in storia, è per la bugia...sia chiaro» e Gwen annui concorde.
Un brutto voto non sarebbe stato la fine del mondo, non per Aleyda almeno perché Gwen non ricordava neppure una volta in cui sua figlia avesse volutamente procrastinato i propri compiti per qualcosa di futile, certo adesso era cambiata perché era diventata una ragazzina e di certo lei non poteva dimenticare i suoi tempi e quelle volte in cui avrebbe decisamente preferito far altro piuttosto che studiare ma Aleyda non le aveva mai dato nessun problema a scuola e Gwen alla sera non le controllava il diario come faceva quando era piccolina, lei si fidava di sua figlia e a scuola aveva comunque avuto riscontri positivi.
Certo, era chiacchierona e doveva sempre dire la sua ma Gwen non poteva fargliene una colpa perche il primo l'aveva ereditato dal padre e il secondo l'aveva ereditato da lei.
La donna torinese andò incontro al marito e gli baciò le labbra nel loro solito modo di fare, gli sorrise sulle stesse e poi passò le sue mani ,impreziosite dall'anello di fidanzamento e dalla fede nuziale, tra i capelli umidi di doccia del suo uomo.
«hai un'altra mini me a cui tener testa Mr Dybala, con l'aggravante che questa mini me ha preso tutti ,ma proprio tutti, i tuoi difettucci da Dybala alfa» lo fece scoppiare a ridere anche se Paulo era ben consapevole che le parole della moglie non fossero altro che la pura e santa verità.
Aleyda aveva ereditato tutto il meglio di suo padre, a partire dalla testardaggine per finire con quel tocco di egocentrismo che non era volgare o noioso, bensì era affascinante come quello di Paulo d'altronde.
«ha mentito sul quattro di storia, non oso immaginare su cos'altro potrebbe mentire pur di ottenere le sue cose da ragazzina» e Gwen lo guardò inarcando un sopracciglio. La sua apprensione non aveva limiti e alla fine sua moglie aveva capito che la paura più grande di Paulo era proprio quella di vedere i propri figli crescere; chissà quante volte Paulo aveva rimuginato con la testa appoggiata sul cuscino mentre pensava a quando ma soprattutto chi gli avrebbe presentato, un giorno, sua figlia come fidanzato.
Già riusciva ad individuare il colore verde sulla pelle del viso del bell'argentino mentre tra se e se si chiedeva come e cosa avrebbe dovuto fare per tenere i ragazzi lontani da sua figlia, almeno solo qualche altro anno.
Gwen guardò l'orologio appeso alle parete e si accorse che fosse ora di andare a recuperare Mathias dagli allenamenti, di solito era Paulo che se ne occupava perché come nei più grandi dei cliché sperava tanto suo figlio scegliesse il calcio senguendo le sue orme ma il ragazzo era di tutt'altra opinione; certo, aveva comunque deciso di fare il calcio ma non con lo stesso agonismo che aveva sperato Paulo e alla fine quest'ultimo si era semplicemente limitato a farsene una ragione e soprattutto a gioire di qualsiasi altra scelta avrebbe fatto suo figlio nel suo futuro anche se però, aveva comunque altrettanto gioito spropositatamente quando mathias aveva scelto di giocare a calcio più per hobby che per altro; Gwen era fermamente convinta del fatto che quella sarebbe stata l'ennesima scusa per vedere suo marito ancora con pantaloncini e scarpette con tacchetti, oltre alla solita visita del loro tanto caro fisioterapista.
Quindi, Paulo provava sempre ad avere qualche motivazione valida per recarsi agli allenamenti a patto però che quando non piovesse il giovane ragazzino era libero di muoversi per strada con la sua macchinina, sempre che suo padre non si trovasse il quel periodo dell'anno in cui la nostalgia dei ricordi in campo diventavano quasi ossessioni spasmodiche.
«io vado a recuperare il mio uomo agli allenamenti, tu cerca di fare pace con la tua metà, altrimenti a cena vedremo solo musoni lunghi» Gwen sapeva che Paulo fosse uno a cui fare il primo passo non piacesse per nulla ma i loro figli avevano totalmente sovvertito certi aspetti del bell'argentino, che la giovane donna torinese non si sarebbe meravigliata se al suo ritorno tutto fosse tornato come prima.
Perciò, Gwen recuperó le chiavi della macchina all'ingresso mentre tentava di indossare il cappotto e afferrare l'ombrello contemporaneamente e prima di chiudere la porta di casa Paulo le consegnò la borsa e le diede un bacio sulla bocca.
Quello era proprio un tipico venerdi sera a casa loro.
Casa Dybala-Meneghini.
Lui si sistemò nel salotto accendendo la televisione e passando alcuni minuti a fare dell'inutile zapping tra i canali, nulla di quello che stessero trasmettendo lo soddisfò o fu comunque sufficientemente interessante da fargli smettere di pensare a sua figlia Aleyda.
C'era rimasto male, non si aspettava di certo che sua figlia avesse preso a rifilargli bugie per andare ad uno stupido concerto, ma passi pure il concerto della quale gli importava davvero poco ma le bugie non sarebbero passate in secondo piano in alcun modo e questo Aleyda lo avrebbe immediatamente imparato.
A proprie spese.
Seppure ebbe voglia di salire al piano di sopra e bussare alla sua cameretta per parlarne, il suo cervello gli impose di non farlo e che a quella ragazzina andava impartita una lezione importante.
Mentire su uno stupido quattro di storia era un conto ma ad esempio, se avesse preso a mentire su qualsiasi altra cosa come sarebbe andata a finire? Paulo andava nel panico già solo a pensarci.
Era sempre stato un buon padre o almeno se lo augurava, ma a giudicare da come erano venuti su lei e Mathias, poteva esser sicuro che lui e Gwen avevano fatto un discreto lavoro e sapere di aver fallito su una cosa del genere come le bugie lo faceva sentire strano e gli lasciava in bocca un sapore simile ad un fallimento personale.
Mezz'ora più tardi mentre guardava un documentario di animali su Discovery Channel, senti la porta di casa aprirsi e la voce di suo figlio riempire le mura della casa.
«si mamma, va bene allora faccio la doccia e porto i compiti cosi li controlli- Gwen ,totalmente innamorata di suo figlio, gli baciò la fronte prima che suo figlio si divincolasse e camminasse incontro a Paulo- hola babbo» lo salutò e si fece scompigliare i capelli.
«va a lavarti puzzone» lo prese in giro ben consapevole che avesse fatto la doccia negli spogliatoi ma suo figlio aveva il suo stesso vizio, quello di rilavarsi una volta rientrati a casa.
«che mangiamo stasera?» domandò mentre apriva gli sportelli del frigorifero e recuperava una bottiglia d'acqua e poi il bicchiere da dentro i pensili della cucina.
«Pamela ha cucinato il sugo di pomodoro con il basilico» lo informó sua madre mentre lui già,curioso com'era, aveva preso ad aprire i coperchi delle pentole che erano sul piano cottura.
«spaghetti?» gli disse tutto contento.
«spaghetti,spaghetti» lo rassicurò suo padre che si era alzato dal divano del salotto ed era andato a recuperare la tovaglia da tavolo per apparecchiare.
«Aleyda?» domandò, strano che sua sorella non fosse in salotto con loro, in genere detestava rimanere da sola.
«in punizione e tu, signorino mio, che ti serva da insegnamento perché in questa casa è bene che sappiate che le bugie non si raccontano» Mathias annui afferrando il concetto.
Sua sorella doveva averla combinata grossa se si era messa contro persino loro padre.
Quando Mathias recuperó il suo borsone e sali al piano di sopra, si chiuse immediatamente nella sua camera per lavarsi e tirar fuori la sua roba sporca da dover scendere in lavanderia, cosi che sua madre non dovesse giocare al gioco della racchetta vestiti. Dalla sua camera poteva sentire il rumore della musica che proveniva dalla camera di Aleyda e ultimamente era sempre così, lei che alzava il volume delle casse e Mathias che sbuffava perché faticava quasi a sentire l'audio della televisione.
Edin gli aveva suggerito che forse sua sorella aveva un moroso, un ragazzo con cui sbaciucchiarsi e per un breve istante gli venne in mente il volto di suo padre.
Se Paulo l'avesse scoperto l'avrebbe spedita a Córdoba dalla loro nonna come se fosse quasi in un convento di clausura.
Fortuna che lui era stato più bravo a tener nascosta la sua storia con Giada e fortuna che erano compagni di scuola e potevamo vedersi tutti giorni a ricreazione.
Quando fini di asciugarsi e si mise la tuta per stare in casa, bussò alla porta di Aleyda e provò ad entrare ma la trovò chiusa e quindi bussò un'altra volta più forte per farsi sentire; qualche attimo più tardi il volto ,impiastricciato di trucco,di sua sorella fece capolino da dietro la porta.
«che vuoi?» gli disse
«ciao anche te, comunque dobbiamo scendere mamma e papà hanno finito di apparecchiare per la cena» la informó
«non ho fame» e si chiuse la porta alle spalle.
«oh,okay» disse più a se stesso che alla sorella. Quando scese le scale per il piano superiore, suo padre stava baciando sua madre e sorrise contento della famiglia di cui poteva vantarsi.
«bleah, cosi mi si bloccherà la crescita» li interruppe mentre suo padre lo guardò ridendo.
«come speri di essere venuto al mondo, con la cicogna o credi che io e la mamma ti abbiamo raccolto sotto un cavolo?» Dybala 7.0 rise divertito mentre Gwen arrossì tremendamente.
«Paulo!!» ma vedi tu se quello stupido di suo marito doveva mettersi a parlare di queste cose in sua presenza, senza preavviso e giusto proprio poco prima di cena.
«tua sorella?» sua madre gli domandò dove fosse Aleyda dal momento che non era scesa da sopra insieme a lui.
«ha detto che non scende perché non ha fame» moglie e marito si guardarono rispettivamente.
«va bene, adesso mi sentirà» Paulo quasi scattò verso il piano di sotto ma Gwen lo bloccò in tempo.
«vado io, evitiamo di urlare perché non voglio che ci sentano i vicini» sebbene l'intero apparatamento fosse insonorizzato.
Gwen raggiunse sua figlia nella propria camera trovandola a letto con gli auricolari nelle orecchie e lo stereo acceso che palesemente non stava ascoltando così si precipitò a spegnerlo prima che le venisse un terribile mal di testa .
«hey tesoro» si sedette nel suo letto e le sottrasse un auricolare da un orecchio.
«non ho fame» le rispose immediatamente mantenendo gli occhi chiusi e Gwen capi subito che fosse sull'orlo del pianto.
«lo sai che non si saltano i pasti ma ad ogni modo, non puoi rifugiarti qui per sempre. Forse, non sarebbe meglio chiedere scusa a tuo padre?» la ragazza si rigirò sul fianco destro interrompendo, definitivamente ,il contatto visivo con sua madre.
«tuo padre è arrabbiato per la bugia che gli hai raccontanto; sa che sei brava a scuola e un brutto voto non è la fine del mondo e puoi sempre recuperarlo» provava in tutti i modi a rassicurarla.
Anche lei si era accorta che Aleyda stava crescendo, che non era più la loro piccola bambina che la mattina strillava quando Gwen provava a farle due codine simmetriche per toglierle tutti quei capelli che le ricadevano sul suo bel viso; adesso, Aleyda aveva preso a truccarsi di più, ad avere dei segreti da nascondere e un pacco di sigarette malamente nascosto nelle tasce del giubbotto appeso nel suo guardaroba.
Stava diventando una donna.
«non mi vorrà più parlare» il singhiozzo che si liberò nell'aria alla fine della frase fece immediatamente intendere che di li a poco sarebbe scoppiata in lacrime.
«amore, ma cosa stai dicendo» le accarezzò i capelli e poi le posò un bacio in fronte.
«tuo padre ti ama, e tu signorinella lo sai meglio di me» Aleyda sorrise tra le lacrime sapendo che le parole della madre fossero ben più che vere.
«ho paura che non mi vorrà più bene come prima» Gwen chiuse gli occhi sorridendo.
Aleyda temeva il giudizio di suo padre e ancora di più sul suo cuore di giovane ragazza gravava il peso della paura di non essere più la principessa di Paulo.
«scendi a tavola dai» provò a convincerla ma ottenne scarsi risultati.
«va bene tesoro, manderò su tuo padre» anche se qualcosa le suggeriva che suo marito fosse proprio dietro la porta.
Quando,difatti, aprì la porta della cameretta Paulo era in piedi e non perse tempo ad entrare dentro e la donna torinese rise mentre prendeva a scendere le scale.
«tuo padre, si darà mai un contegno con tua sorella?» Mathias scosse negativamente la testa mentre portava alla bocca l'ennesima forchetta piena di spaghetti al pomodoro.
«è la sua preferita mamma,ormai sono io il tuo uomo» le rispose strappando un foglio di scottex per ripulirsi la bocca e stamparle un sonoro bacio sulla guancia.
«sei il mio amore» non credeva di poter desiderare figli migliori di quelli che aveva.
Iniziò a mangiare sapendo che se così non avesse fatto alla fine la pasta nel piatto si sarebbe freddata e sarebbe diventata gomma perciò insieme al figlio completarono la cena parlando della giornata a scuola e di quella a calcietto.
«si, la professoressa di matematica ha detto che quest'anno organizzano la gita in Francia a Parigi, posso andare?» domandò a sua madre
«dobbiamo parlarne anche con papà e sai bene quale è il compromesso» Gwen sarebbe stata intransigente perché teneva al fatto che i suoi figli a scuola filassero bene e siccome Mathias era pieno di impegni con il calcetto, il corso di pianoforte e tutte quelle altre cose che faceva, non voleva che altre ancora come la playstation, le serie tv e i pomeriggi con gli amici lo distraessero maggiormente, rubando altro tempo allo studio.
«si mamma...ah,mamma domenica posso andare a dormire da Edin? Poi lunedì parte da i suoi nonni in Bosnia e ci vediamo solo per le vacanze di Natale» praticamente circa una ventina di giorni più tardi,non tanti a pensarci bene.
«se finisci tutto entro sabato pomeriggio, potrai andare» Mathias le sorrise con il più bello dei suoi sorrisi e mentre era intento ad arruffianarsi sua madre che gli aveva appena dato il permesso, Paulo e Aleyda scesero le scale dal piano superiore.
«cosa festeggiate?» chiese Paulo curioso.
«domenica sera vado a dormire da Miralem, mamma ha detto che se completo i compiti entro sabato pomeriggio mi lascia andare» Paulo annui concorde mentre prendeva posto accanto sua moglie.
«guardate che io e la mamma abbiamo già prenotato il volo per Cordobà, la nonna quest'anno non riusciva a venire lei e perciò andiamo noi» i due giovani ragazzi si guardarono ma comunque annuirono concordi.
Non erano molto entusiasti di andare nel piccolo paesino in cui era nato suo padre, non perché non volessero stare con la loro nonna anzi, totalmente al contrario, solo che Cordoba è un paese piccolo con poche cose da fare a portata di ragazzi e la prima città con un po' si vero movimento è a quattro ore di macchina da li e Paulo di certo non poteva mettersi a fare avanti ed indietro.
«posso portare un'amica?» chiese sapendo già che forse non era proprio nella posizione perfetta per avanzare richieste.
«vuoi portare un'amica in Argentina? Amore è un po' troppo lontano ,non credi?» Paulo guardò sua moglie per cercare di capire se anche lei come lui fossero della stessa opinione.
Era già capitato altre volte che Aleyda portasse con se qualche amica per non annoiarsi, ma chiaramente si trattava di posti in Europa e in nazioni non troppo lontane dall'Italia, trattandosi dell'Argentina la situazione chiaramente di faceva diversa.
«io rimango sempre da sola- mise un po' il broncio- Mathias sta sempre con Daniele e non mi calcolano» Paulo rise.
Come potevano quei due continure a sottoporsi alle torture di Aleyda che due anni prima li aveva incastrati bene con quella dannata pinzetta per sopracciglia che a guardarla bene poteva benissimo essere paragonata ad un'arma letale.
«creati un'amica immaginaria» suo fratello la punzecchiò mentre i loro due genitori ai guardarono, quasi, rassegnati per l'ennesima volta.
Aleyda si accomodò per vene a tavola e prese della pasta per se mettendola nel suo piatto e poi prese a mangiare mentre Gwen la osservò attentamente,un ultima volta, per poi fare la stessa cosa con suo marito.
Stasera a letto ne avrebbero parlato.
Rimasero a tavolta almeno un'altra mezz'ora e quello era un po' il loro momento preferito, ognuno faceva qualche domanda sulla giornata dell'altro e poi, lasciarsi trasportare dall'entusiasmo giovane dei loro figli era un po' come ripescare nel cassetto dei loro ricordi.
«buonanotte» li salutarono con un sonoro bacio e poi ognuno di loro entrò dentro la propria camera da letto.
Paulo chiuse a chiave la porta e poi prese a spogliarsi mentre Gwen era nel bagno tutta intenta a passarsi una qualche crema per la pelle alle gambe.
L'argentino la raggiunse immediatamente e le accarezzò le spalle con un tentativo di massaggio che , per quanto inesperto potesse essere, fece comunque chiudere gli occhi a Gwen mentre un fremito di goduria le invase la schiena.
Certo, anche la visione di suo marito aveva sortito il giusto effetto, specie quel sorriso malandrino che gli adornava la bocca e che le faceva perdere i soliti due o tre battiti al cuore.
«vieni a letto con me» le posò un bacio umido nell'incavo del collo e come con una folata di vento, ogni terminazione nervosa del suo corpo vibrò in maniera quasi spasmodica.
Lascivo,suadente e persino intenso fu lo sguardo che si lasciarono tra di loro e poi Gwen non potè far altro che lasciarsi accompagnare sul letto.
«sono ancora svegli» sussurrò sulle labbra di suo marito e Paulo annui ma non sembrò importargliene più di tanto.
La accompagnò a cavalcioni sulle sue cosce e le accarezzò la pelle del busto ed i seni, chiuse gli occhi memorizzando per l'ennesima volta l'immagine di sua moglie presa dalla passione e come tutte le altre miriadi di volte Paulo ebbe la stessa strana ed inarrestabile sensazione che anche questa volta sarebbe stato diverso.
Avrebbe visto una delle infinitesime sfumature si Gwen.
Le succhiò la pelle e Gwen si ritrovò costretta ad affondare i propri dentri sulla spalle di Paulo giusto per non urlare come invece avrebbe voluto fare, gli strinse i capelli dalla radice indecisa se spingere ancora di più il volto si suo marito sui suoi seni o se allontanarlo, sembrava quasi un limbo senza fine.
Paulo si fece spazio dentro di lei, il solito movimento di bacino ben calcolato che appariva più come una collisione di pianeti, uno strofinio elettrico tra lembi di pelle e terminazioni nervose.
Gwen era sopraffatta.
Paulo era sopraffatto.
Onde leggiadre, profumi intensi, rumori soffusi come leggeri passi di qualche animale selvativo...quasi sembrava una caccia.
Paulo era questo, era proprio quell'istante di frenesia assoluta prima che il predatore facesse il suo assalto alla preda.
Paulo era felpato come il passo di un qualche strepitoso felino della savana ma allo stesso tempo lasciava le impronte di un elefante, possente e maestoso e questo connubio lo rendevano Paulo.
Il Paulo di Gwen.
Mentre i loro corpi si rincorrevano, da orima lenti poi veloci e ancora lenti, con ritmo impreciso ma nella più perfetta dell sinfonie, Gwen realizzò ancora una volta che il più bel ricordo che avrebbe conservato della sua vita sarebbe stato quel preciso,infinito e perpetuo momento in cui i suoi occhi marroni avevano incontrato per la prima volta i verdi di Paulo e sebbene ci fosse incoscienza in loro, di certo nel destino quello era rimasto scritto a promemoria di tutto ciò che avevano ottenuto oggi.
Fu così che Gwen si lasciò andare, qualche breve attimo prima che Paulo la raggiungesse e sfiniti ed intrecciati tra le lenzuola del loro letto, si addormentaro come grovigli irrequieti di emozioni irrequiete.
Paulo e Gwen, Gwen e Paulo.
Fino alla fine.Questo è ,senza ombra di dubbio, un capitolo per farmi perdonare dopo aver infranto i vostri sogni di gloria.
No scherzo, ma ad ogni modo è certamente un modo carino per farmi perdonare dopo l'ultimo capitolo che vi avevo pubblicato che ha riscosso una notevole carrellata di : "noo cosa hai fatto! Non puoi distruggere tutto cosi alla fine" quindi, siccome io ho molto amore per voi e penso che siete e sarete sempre il motore di tutto questo e della storia poiché ,senza il vostro supporto, forse oggi non starei neppure qui a parlarne.
Beh che dire, follettini e follettine (cit rubata) spero che sianun regalo di Natale in anticipo ed apprezzato.
Ps: stay tuned perché ho in mente di scrivere una nuova storia su Paulo, il tempo di finire di pubblicare Hoplites con la nostra stepitosa sognavaleggendo sul nostro profilo sognavagirasoli .
Vi adoro tutti/tutte.
Sempre vostra, Girasole 🌻 ♥️
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LE RAGIONI DEL CUORE
FanfictionRaccolta di missing moments, della fanfiction Fino Alla Fine.