Stava seduta ,alla sedia della sua cucina,con le gambe incrociate sotto il sedere aveva un aspetto a dir poco terribile e un cipollotto disordinato che le teneva i capelli legati, era in quella fase della sua vita in cui avrebbe dato chissà cosa pur di nom dover partecipare alla sfilata di Dolce e Gabbana uomo.
Come le era venuto in mente di accettare?
Paulo l'aveva presa in contropiede e lei non aveva saputo dirgli di no, era cosi emozionato di fare questa cosa che se l'era trascinata appresso a se come di solito fanno i tifoni o gli urgani nel sud degli Stati Uniti.
«questa -Mat piroettò su se stesso con una camicia tenuta per una gruccia- o questa?» sostituì la prima versione di camicia con una seconda.
Nessuna delle due era sobria.
«non lo so Mat, ti stanno bene entrambe» il suo migliore amico non stava collaborando per nulla.
Non era difficile per lei doversi immaginare che Mat si sarebbe lasciato prendere dalla situazione, era da una settimana intera che lo vedeva girare per casa con completi che non sapeva nemmeno che possedesse e ogni volta stava mezz'ora a guardarsi allo specchio facendo pose a dir poco imbarazzanti.
«eddai, ma almeno dammi una mano» Gwen giró gli occhi all'indietro e alla fine ,a caso,scelse la prima...tanto poi Mat avrebbe comunque fatto di testa sua.
Lei era preoccupata, non si era mai sentita così neppure il giorno della sua laurea e tutto questo perché il suo nome era bello che stampato su un foglio di carta formato A4,in prima fila, proprio a due passi dalla passerella dove Paulo Dybala avrebbe sfilato.
Si,avete proprio capito bene; Paulo Dybala noto calciatore della serie A italiana avrebbe sfilato per Dolce e Gabbana,come se vederlo in pantaloncini fradicio di sudore non fosse già abbastanza per i suoi ormoni.
«io non vengo, inventerò una scusa» era almeno la terza volta o forse addirittura la quarta che lo ripeteva a se stessa ad alta voce e ogni volta Mat le tirava qualcosa che si trovava sotto mano.
«falla finita e va a prepararti, sembri una di quelle ragazze in piena pubertà che sembra non si lavino i capelli da chissà quanti mesi» ecco,appunto.
Cosa c'entrava lei in mezzo a tutta quella gente super esperta?
Lei a malapena sapeva distinguere i colori gli uni dagli altri,ritenendosi sufficientemente fortunata a non soffrire di chissà quale tipo di daltonismo ma distinguere i tessuti o ancora peggio imbandire una discussione in merito sarebbe stato anche peggio.
«Mat, non fa per me» provò a convincerlo ma quello era già dentro la vasca da bagno immerso in chissà quanti oli profumati che aveva versato dentro l'acqua.
Salì al piano superiore per andare dritta verso la sua camera, quel tubino nero lucido era appesso alla sua gruccia da ormai un paio di giorni e ogni volta che provava a guardarlo ,per solo più che dieci minuti, le venivano i crampi allo stomaco.
Come si poteva respirare dentro ad una roba simile? Gwen credeva che non sarebbe neppure riuscita ad entrarci dentro per quanto era stretta la vita e poi, quel paio di tacchi a spillo ,cosi sottili da sembrare spaghetti e cosi slanciati da assottigliarle la caviglia ,le davano l'impressione che sarebbe inevitabilmente finita in pronto soccorso con qualche osso del suo corpo in frantumi e la reputazione totalmente in rovina.
Guardò l'orario accendendo lo schermo del suo telefono ,che era in carica sul comodino accanto al letto, c'erano due messaggi di Paulo ma continuò a non leggerli per paura che una volta letti lei sarebbe scappata via.
Maledetta lei e a quella serata con troppo vino rosso che l'aveva convinta a dir di si.
Si infilò nella doccia con la consapevolezza che tanto avrebbe potuto fare chissà cosa ma non avrebbe mai migliorato le sue condizioni, era già un miracolo che non le fossero venute le mestruazioni, poi per il resto era messa così male che aveva persino iniziato a vedersi le tette come se fossero una più in su dell'altra.
Strana cosa la mente delle donne.
Si guardò il volto allo specchio del bagno, sopra il lavandino, e iniziò a fare delle smorfie come una stupida ragazzina mentre le note di una delle ultime hit di una giovane cantante inglese suonavano nello stereo della sua camera.
Sperava che Dio gliela mandasse buona.
Decise che avrebbe lasciato i capelli raccolti nel turbante, fatto con un telo di spugna, così che si sarebbero asciugati naturalmente e lei nel frattempo si occupò di darsi una sistemata al volto, provando a coprire le occhiaie terribili che si trascinava dietro come pesanti mattoni.
«hai ancora un'ora a disposizione poi abbiamo la macchina di Uber che viene a prenderci» Gwen con un piede calciò la porta del bagno chiudendogliela in faccia.
Ci mancava solo lui.
Si truccò in maniera leggera, niente smokie eyes o robe simili da make-up artist, lei era già tanto che riusciva a farsi due linee di eye-liner che sembrassero vagamente simili tra loro.
Continuò a guardarsi allo specchio mentre le spalle dell'accappatoio che stava indossando le ricaddero sulle braccia, stette li a giocare come se fosse una modella di fronte a dei fotografi e si chiese come Paulo si stesse sentendo in quel momento.
Lei non sarebbe mai riuscita a sentirsi a proprio agio con tutte quelle luci addosso e quelle macchine fotografiche puntate sul suo corpo.
All'improvviso scoppiò a ridere immaginando Paulo, lui era sempre cosi temerario e sembrava che nulla riuscisse a metterlo in difficoltà e lo invidiò per quel suo inquantificabile coraggio nel mettersi in gioco in qualsiasi situazione.
Paulo era nato per stare sotto i riflettori, altrimenti lei non si sarebbe mai spiegata come fosse così spontaneo per lui mettersi contro dei fari e gli sguardi del mondo, facendo sembrare tutto così spontaneo e reale come se Paulo fosse il ragazzo della porta accanto e non uno dei più conosciuti calciatori del mondo.
Quando ritornò nella sua camera, Mat era seduto nella poltrona di tessuto che teneva all'angolo più come un secondo armadio che un'effettivo punto di seduta dove poteva magari godersi la lettura di un libro.
«farai bene ad abituarti a tutto questo, mia cara. Quando sarai sua moglie questa sarà la tua quotidianità» Gwen per poco non gli vomitó addosso.
Ancora con questa assurda storia che lei e Paulo si sarebbero sposati, Mat era un vero e proprio fantasticatore testardo.
Era impossibile che lei e Paulo finissero per stare insieme, semplicemente perché c'erano delle enormi incompatibilità caratteriali.
Si spogliò indossando l'intimo che Mat le aveva preparato, come il resto d'altronde, e poi provò ad entrare dentro quel tubino.
Quando si vide allo specchio fece quasi fatica a credere di esserci finita dentro, se si fosse guardata un po' più a lungo si sarebbe perfettamente paragonata ad un insaccato e poi non capiva il perché ma non si sentiva proprio a suo agio.
«ma un bel pantalone ed una camicia?» gli propose ma Mat la ignoró bellamente.
Aveva comprato per Gwen quel tubino, in via Roma, dalla stessa Boutique per cui Paulo avrebbe sfilato e c'aveva messo quattro ore prima di venirne a capo e convincersi che quello sarebbe stato perfetto.
Sarebbe stato da maleducati presentarsi ad una sfilata con abiti di un altro brand di moda o peggio ancora con uno degli ordinari completi che la sua amica indossava per andare a lavoro.
Gwen alcune cose non le sapeva e molte non riusciva nemmeno ad immaginarsele, se fosse dipeso da lei probabilmente avrebbe preso parte alla sfilata con un bel jeans di quelli boy-friend e un maglione caldo acquistato sul sito online di Zara, proprio come lei preferiva andare in giro senza sentirsi costretta dentro lembi di tessuto costosi e striminziti al punto da accorciare il respiro.
«mi sento una zoccola» glielo palesò apertamente.
Aveva le gambe troppo nude, indossando i tacchi le sembrava addirittura che il vestito si accorciasse ancora di più e poi sentiva freddo a casa sua con i termosifoni accesi,figurarsi fuori che cosa avrebbe percepito.
«Gwen sei proprio una palla, sappilo» Mat si alzò da dove era seduto, le andò incontro baciandole la fronte.
«sta zitta e fila bene su quei tacchi, hai un Dybala da conquistare» ancora con questa assurda storia.
«ti ricordo che vado li come amica, costretta da te perché io sarei stata volentieri a casa a vedere le mie adorate puntate di desperate housewife» Mat la scimmiottò e poi le allacciò la fine ed elegante collana al collo.
A pensarsi persino lo scollo di quel vestito le sembrava assurdo, quello appariva più come una sottoveste che un tubino vero e proprio.
«perderò la mia reputazione» si lamentò ancora mentre indossava il cappotto per tenersi al caldo ed infilava le chiavi ed il telefonino nella borsa.
Che serata.
Quando si accomodò sui sediti della macchina, accanto a Mat che sembrava uscito da una copertina di una qualche famosa rivista di moda, si fece la croce mentalmente mentre del leggerò panico le prendeva lo stomaco.
Torino-Milano non le sembró mai cosi breve come quella sera e quando scese di fronte la passerella d'ingresso del Metropol in viale Piave,se ne pentì ancora un volta.
Appoggiò i tacchi sull'asfalto e grazie all'aiuto di Mat si resse in piedi con elegante agilità e i suoi occhi inevitabilmente finirono sull'architettura del locale. L'imponente insegna a caratteri cubitali che recitava il nome del locale era illuminata da forti luci a neon che ne deliniavano nettamente i contorni.
Sembrava tanto uno di quei posti da film americani, quelli che aveva visto nelle sue passeggiate per New York ma che mai realmente avevano attirato la sua attenzione.
Mat sembrava, al contrario, calamitato dall'atmosfera e si muoveva come se conducesse una vita a passare da una sfilata ad un'altra.
Quando entrarono dentro, dopo aver mostrato i loro biglietti d'invito, furono caldamente accompagnati da un'hostess gentile ai loro posti.
Gwen si sentiva un vero e proprio pesce fuori dall'acqua e poi era quella vestita in maniera ordinaria nonostante lei si fosse fatta chissà quante paranoie.
La gente che le gravitava attorno non aveva timore a sfoggiare abiti stravaganti, appariscenti e impegnativi, alcuni avevano taccuini sulle proprie gambe e cellulari a portata di mano.
«è bellissimo» fu il commento di Mat che posava disinvolto di fronte ai flash delle macchine fotografiche che continuavano a scattare mentre Gwen si sentita quasi in soggezione.
Voleva che Mariano la salvasse da questa situazione, dove lei si sarebbe volentieri tolta i tacchi dai piedi e sarebbe corsa via. Chissà chi le stava seduto accanto, lei non conosceva nessuno di tutti questi volti che i suoi occhi stavano guardando, erano solo faccie che probabilmente mai più avrebbe rivisto e Dolce Gabbana ad essere onesta non era neppure mai stato uno di quei brand dalla quale lei avrebbe acquistato volentieri.
Quando vide il fratello dell'argentino, venirle incontro,sospirò di sollievo.
«hei, pensavo non sareste più venuti» beh, fosse stato per lei sarebbe potuta andare a finire cosi.
«ed io mi perdevo tutto questo? Non esiste proprio» Mat rispose per entrambe mentre Gwen si slacciava il cappotto imbarazzandosi in maniera improponibile per tutta quella pelle delle gambe che aveva scoperta.
Provò a sedersi con finta disinvoltura e si affidò a Mariano, l'unico dopo Mat con la quale avrebbe potuto parlare senza rischiare di apparire una deficiente.
Non era mai,nemmeno,riuscita ad immaginarsi cosa volesse significare prendere parte ad un evento così mondano e benché forse la maggior parte delle sue coetanee e non ,l'avrebbero potuta invidiare, lei gli avrebbe volentieri ceduto il posto.
Questo non era un posto per lei, e a guardarlo bene, neppure per Paulo.
La gente era troppo falsa, persino nelle discussioni unitili con cui si intrattenevano per far passare la noia prima che la sfilata iniziasse.
Mat,come al solito, riuscì ad ambientarsi così bene che sembrò fosse uno di loro.
Già,uno di loro.
Non era una discriminazione,o meglio per Gwen non voleva esserlo, ma si sentiva proprio come una persona che mai sarebbe riuscita a mischiarsi con loro.
A lei piaceva vestirsi normalmente, niente di vistoso e poco sobrio, le piaceva la comodità e i jeans sarebbero per sempre stati i suoi migliori amici.
Quando si abbassarono le luci, dando spazio all'illuminazione della passerella, Gwen si sentì meno in soggezione; per lo meno poteva respirare normalmente senza l'impressione che la gente le guardasse persino quello.
Era diverso, diverso da come appariva sugli schermi, diverso da come lo descrivevano e persino diverso da come se l'era immaginato.
Era strano, emozionante per certi versi e a pensarci bene sembrava un po' come andare a vedere la prima di una mostra d'arte.
Chissà quanto tempo e quale idea li aveva portati li, quei colori e quei tessuti...quei dettagli e quelle cuciture cosi perfette.
La moda non era il suo mondo e probabilmente non lo sarebbe mai stato eppure ne riconosceva la bellezza.
Románticamente aveva pensato al sorriso di una giovane sarta degli anni settata, il metro al collo e gli spilli in un cuscinetto di pezza; aveva pensato all'odore dei tranci di tessuto, allo specchio verticale dove i clienti si sarebbero specchiati e il gessetto per deliniare le figure.
Un mondo fatto di dedizione e sacrificio, fatto di fili e macchine da cucino e poi la bellezza di un'abito confezionato su misura.
Nessun doppione, tutti pezzi unici.
Unici come Paulo.
Lo vide arrivare dal fondo della passerella, lo sguardo serio che non gli si addiceva per nulla e quella schiena dritta da sembrare innaturale.
Avrebbe tanto voluto passargli le mani tra i capelli , perfettamente ingellati, solo per scombinarglieli e dargli quella forma naturale che Paulo portava di solito.
L'avrebbe vestito con un abito alla sua portata, qualcosa che lo rendesse Paulo Dybala e non uno dei tanti modelli che prima avevano calopestato la sua stessa passerella.
Nonostante tutto però Paulo sembrò diverso, le sembrò come un dipinto o meglio ancora come un'idea materializzatasi sul suo corpo.
Quell'intenso blue notte che gli metteva in risalto gli occhi verdi, quel rever con la trama particolare che spiccava rispetto al tessuto di velluto e quel pantalone che sembrava abbracciargli le cosce da calciatore, nettamente diverse da quelle di un comune modello.
Paulo era diverso, diverso ai suoi occhi.
Gli sorrise, impossibile con farsi incuravare all'insù le labbra.
Perché gli veniva bene ogni cosa che facesse? Ma soprattutto come faceva?
I loro occhi si incrociarono per qualche istante, finalmente aveva trovato il perché aveva detto di si quella sera, perché Paulo era anche questo e nell'ultimo periodo della sua vita le stava regalando così tante nuove esperienze da renderala quasi insaziabile.
Lo osservò ancora mentre tornava indietro fino alla fine e poi gli applausi furono come fuochi d'artificio che scoppiarono nel cielo; Paulo era il più bello di tutti o almeno a lei le parve così.
Si alzò dal suo posto,tornando a coprirsi con il suo cappotto nuovo, e mentre camminava sui tacchi provando a non cadere rovinosamente per terra, raggiunse insieme a Mat e Mariano le quinte di quell'impresa magistrale.
Se possibile il dietro le quinte era ancora più immenso di quanto lo fosse la passerella.
Paulo era in piedi circondato da modelli che probabilmente,essendo la novità, chissà quante cose avevano da chiedergli.
«Paulo» suo fratello Mariano lo chiamò spostandosi di lato e lasciando Gwen in bella mostra.
Si sentì terribilmente in imbarazzo e in soggezione.
«hei ragazzi» Paulo salutò per prima Mat e poi la guardò sorridendo.
«sei bellissima, te l'hanno detto» Gwen arrossì vertiginosamente.
Le baciò la guancia troppo pericolosamente vicino le labbra e strinse le sue mani sui i suoi fianchi facendole salire il cuore in gola.
Ecco perché Paulo era diverso, non per gli abiti che stava indossato o che avrebbe indossato, Paulo era diverso perché diverso era il ritmo del suo cuore al pensiero di lui, perché diverso era il sapore del suo nome sulle sue labbra di giovane ragazza.
Perché era come il profumo di felicità toccata con il cuore e non semplicemente con le dita.Tutto vostro.
Non sapete quanto mi è piaciuto scriverlo e quanto sia stato spontaneo farlo.
Non pensavo ed invece è stato naturale ed immediato come se qualcuno volesse che io scrivessi queste esatte parole.
Spero vi piaccia, almeno la metà di quanto piaccia a me.
Godetevelo, prima del derby è quella chicca che potrebbe alleggerire l'atmosfera.
Fatemi sapere qui sotto cosa ne pensate, come sempre io vi aspetto in tanti e scrivetemi anche su Instagram al: 6comeungirasole .
Adoro leggervi in tanti e soprattutto adoro ancora di più potervi ascoltare e venire a conoscenza di tutti i vostri pensieri.
Sempre vostra Girasole 🌻
♥️
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LE RAGIONI DEL CUORE
FanfictionRaccolta di missing moments, della fanfiction Fino Alla Fine.