Seventh moment

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Aprì la porta di casa alle venti della sera mentre teneva tra le mani il paio di tacchi infernali che durante la giornata le avevano letteralmente distrutto i piedi e la solita ventiquattr'ore che si portava dietro dal primo incarico che aveva ricevuto.
«voglio papi» fu la prima cosa che Aleyda le disse non appena la vide entrare a casa.
Era da tre giorni ormai che le diceva che suo padre sarebbe tornato a casa presto ma a quanto pare sua figlia era stanca di sentirsi dire la solita storia quando poi Paulo effettivamente non tornava come lei invece le prometteva.
«tesoro» Mat la raggiunse abbracciandola e tirandole dalle mani la roba.
«grazie Mat, non so cosa fare senza di te» fortuna che il suo migliore amico si era immediatamente reso disponile quando lei aveva capito che non avrebbe fatto in tempo a recuperare i suoi figli dall'asilo nido in cui sua madre la mattina li aveva portati prima di recarsi anche lei a lavoro nel suo studio di avvocati,dove Mat lavorava e ragione del perché fortunatamente si era potuto fare avanti per darle una mano d'aiuto.
«papi» Aleyda non faceva altro che strillare con gli occhi verdi colmi di lacrime mentre Matias si teneva precariamente aggrappato al pantalone del tailleur che stava indossando,essendo da poco tornata dagli uffici della Continassa.
«Yda amore,ti prego...mi scoppia la testa» ma come poteva pretendere che una bimba di appena due anni comprendesse il suo mal di testa?
Non vedeva suo padre da tre giorni, infatti Paulo era in trasferta per la Champions in Inghilterra e quando li aveva salutati baciandoli entrambi sulla fronte loro, piccini come erano,dormivano nei propri lettini.
«pa-pà» evidentemente Matias geloso della sorella aveva iniziato anche lui a chiamare suo padre e nonostante Gwen se lo fosse appena preso in braccio, anche i suoi occhioni si riempirono di lacrime pronte a versarsi su quel viso rotondo e cosi simile a quello di Paulo.
Dal salotto Aleyda iniziò a sbattere i piedini sul divano strillando e Gwen pensò che non ce l'avrebbe fatta mai.
«ho provato a farli mangiare ma no ne vogliono sapere» il volto dispiaciuto del suo migliore amico la fece dispiacere a sua volta ma si premurò a rassicurarlo che quelle due pesti facevano storie con tutti ad eccezione di Paulo.
Era la prima volta che decidevano entrambi di non andare in trasferta, Matias aveva da poco smesso di avere la febbre a trentotto e Paulo con Gwen non volevano imbattersi nuovamente in aerosol,medicine e visite mediche.
Mentre stava pensando a suo marito e a come l'avrebbe voluto avere al suo fianco,colmando quella paura di non potercela fare, sua figlia scese dal divano dritta al televisore ed iniziò a piangere ancora più forte.
Gwen spaventata la raggiunse con Matias in braccio e solo quando vide Paulo allo schermo del televisore ne comprese il perché.
Che i suoi figli fossero innamorati del proprio padre lo sapeva bene, Paulo aveva quel suo modo di fare di tutto suo che a volte invidiava i suoi figli per come si divertissero a giocare con lui e poi, si faceva ascoltare e Aleyda lo stava a sentire come se dipendesse da lui e di questo non poteva biasimarla.
«visto dove é papà?» sua figlia la guardò con quelle codine che la nonna Carlota le aveva fatto questa mattina prima di portarla a scuola materna e le corse incontro volendo anche lei essere presa in braccio.
Per poterli reggere entrambi dovette sedersi sul divano del salotto,spostando un quantità assurda di giochi per bambini e quando sua figlia le strinse le braccia al collo, le venne quasi voglia di mettersi a piangere anche lei.
«Mat, rimani a cena da noi?» gli chiese
«no, passa Fede a prendermi e andiamo al sushi...sono a dieta da un mese per questo» rise e lasciò che il suo migliore amico le colorasse la giornata che aveva appena passato a lavoro.
«mama» Matias né richiamò l'attenzione
Baciò le loro fronti mentre il loro profumo di bambini invase le sue narici e colmò una parte di quel vuoto che stava percependo al cuore.
Aveva sentito Paulo quando era atterrato in Inghilterra ieri mattina e da allora non erano riusciti più a parlarsi tranne per qualche messaggio scambiato velocemente mentre Paulo faceva la sua pausa pranzo e Gwen era ancora in ufficio a lavorare,sommersa da quella infinità di carte e pratiche commerciali a cui sperava di trovare una corretta sistemazione entro la fine del mese.
Vederlo in tv, ripreso durante gli allenamenti prima della partita, inevitabilmente le fece percepire il freddo del lato del letto che solitamente era riempito dal corpo di suo marito.
Il loro matrimonio, la loro famiglia, tutto procedeva come avrebbe dovuto e seppure non mancassero i piccoli litigi e le piccole incomprensioni ognuno di loro aveva imparato a sopportare e ad amare tutto ciò.
«Fede è giù, ciao tesoro e ciao piccole pesti come vostro padre» li salutò e si chiuse la porta alle spalle.
«mamita?» Aleyda la guardò mentre finse un gran sorriso, non era la sola mancanza di Paulo a farla sentire cosi stanca e stressata ma la paura di non essere una brava madre presente la intimoriva al punto che la sera,nonostante a malapena si reggesse in piedi, salvata la cena procastinandola ad orari quasi notturni pur di passare qualche mezz'ora sul tappeto a giocare alle costruzioni.
«amorito» le baciò il naso e poi si issò in piedi lasciandoli li e tenendoli sotto occhio mentre si sbottonava la camicia nera che indossava e si spogliava dei suoi vestiti proprio durante la cena che stava cercando di cucinare senza mandare tutto a rotoli.
Aleyda era in quel periodo in cui iniziava a far storie per tutto e si rifiutava di mangiare le cose a meno che non si trattasse di cioccolato e caramelle,cose delle quali era tremendamente golosa e lei di certo non poteva fargliene una colpa essendo che questa cosa l'aveva inevitabilmente ereditata da lei.
Matias,invece,stava mettendo i primi dentini e sbavava ovunque oltre al mettersi in bocca qualsiasi cosa poi però sputacchiava come un idrante impazzito quando gustava qualcosa che non gli piaceva del tutto.
La mela ad esempio.
«Aleyda, non scendere dal divano altrimenti tuo fratello vuole scendere e si fa male» la bimba sbuffò capricciosa facendo ridere sua madre; quando faceva cosi ci vedeva molto di suo marito perché le si formavano quelle bellissime rughe di espressione ai lati del labbro che sporgeva al di fuori e poi si metteva le braccia conserte manifestando il suo disappunto.
«ma mamma,io voglio cucinare con te» si lamentò e continuò a farlo fino a quando Enrico Zambruno, di cui i suoi figli conoscevano la voce,non iniziò a parlare.
Pamela fortunatamente aveva preparato quasi tutto per cui a lei restava l'arduo compito di completare la cottura senza combinare disastri e di cucinarsi qualcosa che non fosse il solito avocado maturo ma,per quella sera ,la storia si ripeté nuovamente.
Prese Matias dal divano e lo mise dentro il seggiolone, mettendogli al collo una delle tante bavagliette che aveva ricevuto dalle sue nonne e mentre giocava con il solito pesce di gomma appena tirato fuori dal frigo, freddo da potergli dare del sollievo ai denti, provò a fargli mangiare la zuppa di lenticchie che il medico le aveva consigliato di dargli.
Aleyda, mangiava da sola, portandosi alla bocca le penne al sugo sporcandosi tutto e tutto il tavolo ma lei e suo marito si erano ripromessi che piuttosto avrebbero fatto quattro lavatrici al giorno ma non volevano privare i loro figli del contatto con il cibo; anche sporcarsi era utile a crescere e a comprendere.
Fece una veloce foto dei suoi bambini e la inviò a suo marito, certa che a fine partita l'avrebbe trovata prima di chiamarla e farle sapere il tutto.
Avrebbe voluto guardare la partita ma i bimbi dovevano andare a letto entro e non oltre le ventuno e trenta della sera e prima del sonno,soprassedeva la sessione di racconti a cui suo marito li aveva abituati.
Da quando,nello scorso capodanno appena trascorso, lei e suo marito erano scappati tre giorni al nord dell'Europa, Paulo aveva acquistato un delizioso libro di miti e leggende dei popoli nordici e poteva ben dire che più che piacere ai loro figli,in realtà piaceva a loro perché la maggior parte delle volte Aleyda e Matias si addormentavano dopo i primi quindici minuti di racconto.
«Matis, il treno sta arrivando....ciuf ciuf» suo figliò la guardò scettico ma aprì la bocca incerto che quello che avrebbe guastato gli sarebbe piaciuto.
Lo stesso pediatra prima le aveva detto che l'aspetto del cibo fosse la componente principale per invogliare i bambini a mangiare poi la consistenza e l'odore facevano il resto, prima ancora del sapore effettivo e in questo caso il colore e la consistenza non erano invitanti neppure per lei che di anni, rispetto a suo figlio, ne aveva decisamente di più.
«tinito» la voce di Aleyda le fece voltare il volto mentre la ritrovò totalmente sporca di sugo,cosi tanto che la maglia che stava indossando era improvvisamente diventata un tela per schizzi di sugo.
«brava amore mio» si sporse verso di lei, con un fazzoletto le pulì il volto alla buona,tanto poi li avrebbe messi a turno nella vasca e li avrebbe lavati con cura prima di mettergli il pigiama e filare a letto.
Quando ebbe finito di dar da mangiare anche a Matias, li prese entrambi in braccio dirigendosi in bagno e li spogliò lasciando Aleyda seduta nella vasca a giocare con le solite bambole che Mat gli aveva regalato mentre lei si dedicò a lavare Matias a cui avrebbe fatto un veloce shampoo, e facendolo per questo strillare come un campanello stonato .
«amore, stiamo finendo» gli lavò per l'ultima volta i capelli prima di tirarlo fuori e coprirlo con l'accappatoio e facendo il solito gioco del fantasma che gli piaceva molto; gli mise il pigiama dei super eroi quello che Paulo aveva comprato uguale per se per Aleyda e persino per Dolody.
Federico le aveva inviato una simpatica foto della sua fidanzata conciata in quel modo e lei aveva provato a mandargliene una di Paulo ma suo marito l'aveva minacciata di divorzio .
«fa la brava,metto il fratellino nella culla e arrivo» sparì qualche secondo,giusto il tempo di aver messo un Matias mezzo dormiente sotto le coperte e poi era tornata nel bagno nel bel mezzo di una conversazione tra Ariel e una delle tante barbie che sua figlia possedeva.
«mamma,Alilell non vuole lavarsi» sorrise e le tirò via gli elastici,massaggiandogli con le dita delle mani la testa e poi gliela bacio aspirando il buon sapore di shampoo al miele.
«che bimba monella, Aleyda perché non glielo dici che i bambini che non si lavano poi puzzano e sono monelli?» lei annui risoluta.
«poi papà non li vuole» continuò lei alla sua bambola prima di immergerla del tutto nell'acqua,mentre lei si lasciava lavare da sua madre.
La guardò per pochi minuti, innamorata di sua figlia e nonostante fossero passati quasi tre anni da quanto l'aveva messa al mondo, avrebbe custodito ogni giorno come se fosse il migliore che la vita le stesse regalando.
La tirò fuori dall'acqua prima che questa si freddasse, la asciugò accuratamente la rivestì con la copia identica del pigiama che aveva messo prima a Matias e poi la mise nel suo lettino ,vicino alla culla dove già vi era un Matias dormiente con un braccio sotto al cuscino,come faceva sempre lei.
Quando la mise nel letto,chiaramente si sdraiò accanto a lei e tirò fuori dal cassetto il solito libro delle fiabe nordiche e seguendo il segno che Paulo gli aveva lasciato, scelse una delle tante storie che le avrebbe letto.
«vuoi sceglierla tu?» mostró il libro a sua figlia che chiaramente scelse seguendo l'immagine che più le piaceva.
«questa?» le chiese e Aleyda annuì.
Si schiari piano la voce e poi con tono basso quasi fosse un sussurro iniziò a leggere.
«molto tempo fa si dice che i giganti che vivevano in Islanda» su figlia la interruppe immediatamente
«cosa sono i ligandi?» rise e le baciò il naso
«giganti,non ligandi e sono delle persone altissime» la guardò un po' e poi sembrò avere un'intuizione
«come tio Federico di tia Dolly?» si trattenne dal ridere più forte ma si trovò ad annuire.
«comunque, questi giganti come zio Federico erano gelosi delle isole Faer Øer perché le volevano anche loro e cosi una notte, due di loro ...Risin e Kellingin arrivarono sulle isole per rubarle e portarsele a casa loro in Islanda» sua figlia le fece l'ennesima domanda interrompendolo proprio come faceva con Paulo.
«questi due giganti, chiamati anche trolls lavorarono tutta la notte per legare con una corda queste isole , prima la misero nella cima delle montagne ma questa si ruppe e poi la misero ai piedi della montagna» ovviamente sua figlia si chiese dove fossero i piedi della montagna dato che lei non glieli aveva mi visti e Gwen si ritrovò a mentire dicendo che la montagna li nascondeva perche aveva delle scarpe brutte.
«stanchi di questo sforzo, perchè avevano girato intorno alla montagna enorme...enorme come una grossa casa e non si resero conto che la notte stava passando ,la luna stava andando a nanna come te e stava spuntando di nuovo il sole»
«il sole si era svegliato?» le chiese
«si,il sole si era svegliato e quando li ha scoperti che stavano rubando le montagne...come quando tu vuoi rubare i giochi a tuo fratello e fai la monella, ecco il sole li colpì con i suoi raggi e li pietrificò e oggi Risin e Kellingin sono rocce nel mare blue delle isole Faer Øer» sua figlia fece un vero e proprio verso di stupore
«e non c'è l'eroe che li salva?» la guardò e si chiese che potere avesse Paulo per rendere tutto cosi a portata di bambino.
«no amore, magari un giorno quando cresci io e papà ti ci portiamo e vediamo se possiamo salvarli noi» annui contenta
«un'altra mamy» le fece quegli occhioni irresistibili ma guardò l'orologio alle parete ed era appena passata l'ora di andare a letto quindi chiuse il libro e lo mise al suo posto,le diede il bacio della buona notte e le accese la lampada a forma di stella che aveva voluto comprata.
Quando tornò in salotto,dopo aver indossato il suo comodo pigiama, si mise sotto le coperte nel divano e accese la tv a basso volume per sentire il baby monitor che si era portata dietro.
Segui la partita dove suo marito fece vedere le proprie qualità calcistiche che lei amava da impazzire, sorrise enormemente quando lo vide segnare il goal e accarezzarsi quel bracciale rosso che teneva al polso e mandare un bacio al cielo per Adolfo.
Spense la televisione, salendo in camera da letto e mettendosi sotto alle coperte al caldo,abbracciando il cuscino di Paulo che era intriso del suo profumo.
Rimase sveglia in attesa che suo marito la chiamasse e nonostante questo tardò un po' lei comunque non riuscì a chiudere gli occhi.
«amore scusa, ho fatto adesso» sentiva la voce ovattata degli altri quindi dedusse che fossero sul pullman probabilmente diretti all'aeroporto nazione di Heathrow nella capitale londinese.
«bravissimo amore mio»voleva poterlo avere li per baciarlo e farci l'amore insieme come piaceva loro,un modo tutto loro di connettersi e tagliare fuori il resto del mondo.
«grazie amore,i bambini sono andati a letto?» gli chiese
«si, dormono già da un paio di ore...non credo avrebbero resistito un altro giorno senza il loro papà» e nemmeno lei,con tutta sincerità, ce l'avrebbe fatta o almeno in questo periodo separarsi da Paulo le veniva difficile per via di tutto lo stress a cui erano tutti e due sottoposti.
«ti amo» gli sussurrò e lei sorrise facendosi scappare qualche battito al cuore come al solito
«ti amo» gli rispose indietro
«sarò a casa al tuo risveglio» quelle parole furono cosi confortanti da farla sentire finalmente a casa,come non si era sentita in questi pochi giorni che Paulo era stato via prima per gli intensi allenamenti alla Continassa che lo vedevano pernottare fuori casa e poi per la partenza verso l'Inghilterra.
«gliel'hai letta la fiaba?»
«si, quella di Risin e Killingin» lo informò sapendo quando gli piacesse
«quella dei due faraglioni in mezzo al mare?» ecco appunto, Paulo aveva sicuramente letta prima.
«si, Dybala l'hai per caso imparato a memoria?» dall'altro lato del telefono suo marito ride divertito e colpevole
«mi manca giusto qualche mito qui e lì» si trovò a ridere anche lei mentre pensava a suo marito sdraiato nel letto si Aleyda mentre passava alcune ore della sera a leggere miti e leggende che a quanto pare lo affascinavano talmente tanto che erano entrate in piena competizione con i modellini delle Lego che Paulo costruiva passando ore ed ore intere a fare il piccolo costruttore.
«se trovo qualcosa di simile all'aeroporto la compro, cosi siamo apposto per un altro mese» certo, perche era per Aleyda che Paulo li comprava,mica per se stesso.
«torna a casa » gli sussurrò trasmettendogli quando forte era la sua voglia di poterlo sentire al suo fianco e respirare il suo profumo che ormai sapeva di casa.
Misero giù la chiamata e Gwen posò il cellulare sul comodino,non prima di averlo messo in carica e poi si abbandonò alla braccia di Morfeo.
Ah, a proposito di Morfeo ma voi lo sapevate che...nulla, questa storia ve la racconto un'altra volta perché Gwen si è addormentata.



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Lo so,non ho scusanti in merito,sono sparita per mesi e me ne scuso terribilmente ma i blocchi da scrittore sono terribili se poi fanno la combo con gli impegni universitari ed una serie di idee che come sapete sto portando avanti con una storia "Hoplites" insieme a sognavaleggendo sul nostro profilo sognavagirasoli .
Che dire di questo capitolo? Spero vi piaccia quanto piace a me e stato scritto letteralmente oggi, ed è venuto spontaneo e questa leggenda esiste davvero ed io sono legata a questa storia per via de fatto che mi conosce, avendo già letto Fino Alla Fine, io ho un legame particolare con i paesi nordici e le storie di fantascienza.
Trolls,fate,maghi e streghe...si insomma, sono proprio un tipo da miti e leggende che nella mia vita non possono di certo mancare.
Spero di farmi viva con "inchiostro" presto e nel frattempo che ne dite di commentare qui e farmi sapere cosa ne pensate?
Sempre vostra Girasole 🌻 ♥️

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