Ninth moment

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Paulo si svegliò con il rumore della suoneria del telefono, aprì un occhio accecandosi con la luminosità dello schermo e per questo si maledì mentalmente.
Le tapparelle della camera da letto erano ancora sigillate e nessun raggio di sole le stava attraversando, poteva ben dire che fossero le cinque del mattino anche se in realtà era ben consapevole che fosse più tardi.
Guardò l'orario e segnava le sette del mattino, era presto, soprattutto dal momento che i loro figli non erano a casa ma erano già partiti in montagna con i nonni ,due giorni prima, e lui e sua moglie non avevano impegni di lavoro.
Si rimise sotto le coperte e abbracciò la moglie, le baciò le spalle nude e ne inspirò il profumo.
«mmm..che ore sono?» Gwen si rigirò tra quelle braccia che amava e glielo sussurrò sulle labbra.
«sono le sette, possiamo rimanere a letto ancora un altro po'» già, perché si erano addormentati tardi dato che erano usciti a cena fuori ,proprio come le prime volte che si erano conosciuti ,e dopo quando erano rientrati a casa si erano amati per quasi tutta la notte.
Gwen poggiò la propria testa sul petto del marito e prese a lasciargli morbidi baci.
Paulo le accarezzò le ciocche di capelli e il suo sguardo finì su quel corpo che amava talmente tanto da aver sviluppato una dipendenza da esso.
Ogni singolo lembo di pelle gli apparteneva, ogni smagliatura da gravidanza lo facevano sentire importante, quel corpo si era donato al lui e la verità è che lui aveva risposto con l'anima e sapeva di non essere più in grado di uscirne fuori.
«ti amo» le disse mentre già capiva che non sarebbe più riuscito a chiudere occhio proprio perché era da sempre stato abituato così, una volta che gli si interrompeva il sonno era finita.
Paulo le alzò il mento e la baciò, approfondì il bacio mentre già Gwen si arrampicava sul suo corpo e le coperte diventavano grovigli ai loro piedi; le guardò i seni che poi prese a baciare mentre la sensazione dei capelli di suo marito sulla pelle ,sensibile,del suo petto la faceva sentiere incredibilmente donna.
«ti voglio» Paulo le accarezzò i fianchi e li spinse sui suoi facendole capire che la desiderasse, che neppure tutto il sesso della notte appena trascorsa era riusciuto a calmare i suoi bollenti spiriti.
Se la trascinò sotto di se mentre con i palmi della mani le accarezzava le ginocchia prima di separargliele ed intrufolarsi tra di esse; la amava cosi tanto e la venerava perché era sua e nessuno a parte lui avrebbe avuto l'onore di toccarla in quel modo.
Le guardò gli occhi e vi lesse così tanto amore che decise di lasciarsi travolgere e di unirsi a sua moglie.
Fecero l'amore lentamente e con molta passione, continuarono in bagno senza mai saziarsi e mentre Gwen sorrideva contenta sulle gambe del marito, in procinto di mangiare il suo yogurt greco con i cereali e la frutta fresca, il cellulare di Paulo prese a squillare.
"Gustavo"
Il fratello di Paulo nonché suo procuratore.
«dime Hermano que pasa?» Paulo mise il vivavoce per la conversazione mentre accarezzava le spalle della moglie e gli sorrideva contento.
Amava poter passare del tempo solo con lei, non che i suoi figli li ritenesse degli ostacoli ma qualche volta desiderava avere tempo da dedicare esclusivamente a sua moglie e alla loro relazione di coppia.
« ti ricordi dell'impegno con la mediaset,vero?» Gwen cercò di fare ammenda per il marito.
«mediaset? » rispose curiosa mentre portava dei cereali crunchy alla bocca del marito e poi gli baciava le labbra senza farsi sentire dal cognato.
«hola nena, si la Mediaset, por los programas emigrates» Paulo sembrò venirne subito a capo.
«è per oggi?» a quanto pare l'aveva totalmente rimosso dalla sua mente.
Gwen chiuse gli occhi annoiata, non le andava di interrompere quella bolla magica in cui lei e suo marito si erano infilati; le piaceva stare cosi, come se fossero ritornari ragazzini e nulla a parte il loro amore li avrebbe potuti scuotere.
«si, arrivano da te per le dieci e considerato che sono le nove e quarantacinque direi di prepararvi» in effetti non aveva tanti torti.
Erano ancora freschi di doccia, con solo degli asciugamani di spugna bianca addosso e la casa aveva visto tempi mgliori.
«hermano, trattienili fuori qualche minuto in più, portali al bar offrigli qualcosa...ci serve del tempo per sistemare un po' casa» e cosi sì accordò con il fratello.
«scusami amore» se la strinse al petto mentre il corpo ancora umido di sua moglie gli aderì contro la pelle.
«era il nostro venerdì» era difficile avere dei momenti cosi, Paulo e Gwen avevano due bambini ed essere genitori comprendeva tante cose, una tra queste era quella di dimmezzare il tempo per loro stessi proprio per stare dietro ai due bambini.
«è il nostro venerdi, ho promesso di portarti a pranzo fuori e poi ho una sorpresa per te» Gwen gli rise sulla bocca.
Paulo era l'uomo che avrebbe amato fino all'ultimo giorno della sua vita. Erano complici, amici, amanti, erano fatti per completarsi come due tessere di un puzzle.
«va a vestirti, argentino» scese giù dalle gambe del marito sapendo bene che ,se non lo avesse fatto in quel preciso istante, le cose sarebbero decisamente precipitate.
Paulo la baciò ancora e ancora e poi tirò via un sospiro provando a ricomporsi, detestava che gli stravolgessero le giornate ma questo in fin dei conti se l'era procurato da solo per cui stette zitto ed incassò il colpo.
Il calciatoee corse nella sua cabina armadio ad indossare un pantalone verde militare e una t-shirt nera, sua moglie si occupò di mettere le stoviglie dentro la lavastoviglie.
Quando Paulo ritornò dalla loro camera da letto, era intento a sistemarsi i capelli e aiutò Gwen a riordinare velocemente il salotto, dandogli almeno delle sembianze decenti.
«queste le tengo io» e se le infilò nella tasca del pantalone cargo che indossava.
Gwen arrossì come se quello con fosse suo marito, le faceva ancora un certo effetto sapere di avere accanto uno uomo come Paulo Dybala.
«mettile in lavanderia» non lo guardò nemmeno, si stava imbarazzando troppo.
Paulo lo capì immediatamente e rise, gli piaceva da matti farla arrossire, le si imporporavano le guance di un rosso ciliegia, quasi simile a quello delle sue labbra, le osservava gli occhi che si nascondevano sotto le palpebre e ma curva delle sue labbra andava all'insù.
Dio, era innamorato perso.
«ti ho sposata quattro anni fa e abbiamo due bambini, Mrs Dybala» quello le fece saltare tre battiti.
Già, Mrs Dybala e le piaceva da morire ogni volta che lo pronunciava, le dava il sapore di essere a casa, casa dove c'era Paulo ad aspettarla.
Nessuno a parte suo marito, e qualche volta Mat, si era permesso di chiamarla in quel modo perché nonostante in Argentina ,cosi come in tutta l'America,fosse usuale ,dopo le nozze ,prendere il cognome del marito ma lei e Paulo non avevano voluto.
Gwen aveva mantenuto il suo cognome di nascita, era ancora Ginevra Artemide Meneghini e l'averlo mantenuto le era servito a sapere di aveva una propria indipendenza nel lavoro, non che Paulo avesse detto o fatto chissà cosa, non avevano firmato nessun accordo prematrimoniale ne stronzate simili.
«non trovo il tuo calzino, ricordo di aveterlo tolto» beh, questo Paulo non era sicuro di saperselo ricordare.
«ci penserà Pam» tanto era un calzino e non era un problema lasciarlo li, disperso.
Pamela sarebbe dovuta arrivare dopo pranzo, aiutava Gwen a sistemare casa perché lavorando tutto il giorno per quasi tutti i giorni della settimana ,nel weekend era fuori con il marito per le trasferte e con due bambini ,le veniva difficile avere una casa sempre pulita come desiderava.
Gwen si chiese non sarebbe stato meglio organizzare dopo, almeno lei avrebbe avuto la casa in ordine e avrebbe potuto prendersi più tempo per sistemarsi a dovere.
«amor, non podemos decirles que vienen despues del almuerzo?» Paulo concordò con sua moglie, avrebbe di gran lunga preferito che quei due gli irrompessero a casa nel pomeriggio ma gli sembrava scorretto doverli lasciare li per così tanto tempo.
«amore, fa nulla devono riprendere solo la sala e la cucina, non te preocupes mi amorito» la baciò e lasciò che si andasse a preparare nella loro camera.
Qualche minuto più tardi arrivò Andres direttamente da Torino P.Nuova con un treno preso in mattinata da Milano.
«hola Hermanito» si abbracciarono.
Andres e Paulo non si vedevano da qualche mese, Luglio se non ricordava male, e per loro avere qualche settimana per stare insieme era importante. Erano cresciuti insieme, vicini di casa e compagni di banco, Andres gli era stato accanto quando suo padre era morto e quando aveva deciso di cambiare vita e di volare via da Cordoba.
«donde estan mis nietos» Andres assunse la voce di uno che stava andando alla ricerca di due piccoli puffi ma Paulo gli guastò la festa.
«sono in montagna con i miei suoceri e mia madre, li raggiungeremo dopodomani per le giornate del veglione e del Capodanno» l'amico annui capendo il piano.
Lo guardò, in quel modo complice che avevano fin da quando erano bambini e poi entrambi scoppiarono a ridere.
« matar dos pajaros de un tiro» e Paulo annuì mentre gli offriva qualcosa da bere e lasciava che Andrea sistemasse la sua roba al piano di sopra in una delle due camere per gli ospiti.
Mentre sentiva sua moglie aprire e chiudere il rubinetto dell'acqua, forse mentre stava lavando i denti, si chiese :come aveva fatto a dimenticarsi di avere questo impegno? Aveva cosi tante cose da fare in quella sua agenda che non riusciva a stare dietro a tutte in egual misura.
«hoy» sua moglie uscì fuori dal bagno in perfetto ordine, aveva indossato qualcosa che non le desse proprio l'impressione di essere a conoscenza del loro arrivo, altrimenti gli spettatori l'avrebbero subito intuito ma non decise nemmeno di presentarsi in abbigliamento prettamente casalingo.
Aveva indossato dei jeans boy-friend ed una camicia del marito che le stava qualche taglia più grande ma che le dava quell'aspetto dandy che le era sempre piaciuto.
«hoi hermanita» Andres la abbracciò e si sorrisero.
Si volevano bene, degli amici di Paulo, che erano tantissimi, Andres era stato fin da subito colui che gli era sempre sembrato sincero senza doppi fini
Nuhel ad esempio non era mai stato in grado di apparirgli spontaneo, le sembrava sempre che avesse qualcosa da nascondere ma era un amico di Paulo e lei se lo sarebbe fatto piacere.
«aspettiamo qualcuno?» giustante il loro amico argentinosi chiese come mai i due sembrassero attendere il rumore del citofono e cosi Gwen gli spiegò velocemente la situazione.
Pio e Amedeo irruppero in casa loro con tutta la truppe a seguito, verso le undici del mattino;
Suonarono al videocitofono e Gwen sorrise, alla fine si sarebbe comunque diventiti.
«pronto?» l'argentino rispose al citofono; Gwen glielo aveva detto che si rispondeva con " chi è" ma al marito veriva difficile imparare questa cosa per cui ci aveva fatto l'abitudine.
«Paulo» lo salutarono in coro
«chi siete?» domando ignaro della battuta che gli avrebbero detto.
«sto ca**o...Paulo apri siamo noi» Gwen non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
Paulo li aveva accolti davanti la porta dopo che questi avevano suonato al citofono cosi a lungo che le orecchie di Gwen le si stavano staccando dalla testa, e quando questi avevano iniziato a fare chiasso proprio sul davanzale della porta,  e proprio come era tipico di loro, a momenti Paulo se li era trascinati dentro casa.
«Paulo...che ca**o di casa ti sei fatto...ti sei sistemato» Paulo si sentì travolto da quattro braccia. Li aveva incontrati qualche volta e sapeva che fossero invasimi ma simpatici.
«volete mangiare qualcosa?» gli indicò la tavola del salotto dove Andres stava seduto, giocava con un'applicazione ludica sul suo smartphone e mangiava qualche merendina mentre Gwen era rimasta sopraffatta da tutto quel casino che nel giro di qualche secondo erano riusciti a creare.
«Uee chist è to muier? » Pio gli andò incontro mentre Gwen gli sorrise anche se non aveva capito esattamente nulla.
«piacere, Pio...un amico di Paulo» si,certamente.
«Ginevra, la moglie di Paulo» e Amedeo strizzò un occhio a Paulo
«hai capito Paulito» e lo spintonò leggermente ridendo.
Amedeo, piano con le allusioni perché Paulo Dybala, se nessuno ancora non se ne fosse reso conto, aveva un solo difetto, essere geloso di sua moglie e non tollerava in alcun modo allusioni sessuali su di essa.
Paulo ,infatti, la affiancò immediatamente mentre gli sorrise non sapendo neppure lui cosa doveva fare, con la moglie avevano visto le repliche di qualche puntata precedente su un canale di sky ma adesso averli in casa era tutta un'altra situazione.
«che ci fate qui?» Paulo glielo chiese mentre il cameramen girava per casa e li riprendeva.
« c'ha detto mia cugin che è uscito il nuovo Samsung Galaxy S8» ah, gli avrebbero scroccato i soldi per quello.
Fantastico.
« siccome noi volevamo essere i primi ad averlo a Foggia, pagaci u bigliettu per NewYork, l'albergo e il ristorante» Gwen rise perché gli sembrava tutto davvero surreale.
«no io no, è la Samsung che ve lo deve pagare» Amedeo strinse un braccio intorno alle spalle di Paulo mentre se lo trascinava vicino al bigliardino che avevano in salotto vicino la finestra che dava su Piazza Cnl.
«quale Samsung? Paulo cu chill chi guadagni alla Juventus...che sono per te ottocento euro Paulo» e il marito rise.
«io vi pago il viaggio... a New York c'è Pirlo ve ospita lui» Gwen guardò Andres che era frastornato.
Dove era capitato? Voleva soltanto andare a trovare il suo migliore amico.
«no Pirlo no, Pirlo è tirchio - Amedeo si accomodò sulla sedia del tavolo facendola strisciare sul marmo, a Gwen venne quasi un mezzo infarto- non possiamo dormire sotto i ponti, vuoi trattarci come i clochard» continuò l'altro.
«a NewYork fa caldo» persino Paulo rise.
Impossibile che facesse caldo a NewYork proprio in pieno inverno a pochi giorni dal capodanno.
«sta la neve sta, Paulo dai non fare il tirchio» Gwen vide Amedeo alzarsi come una molla e correre ad aprire il frigo proprio come fosse a casa sua.
«ci sta l'acqua?» gli vide afferrare l'acqua e poi i succo di frutta dei suoi figli.
Pazienza, sarebbe dovuta andare a comprarli nuovamente.
Pio ritornò alla finestra mentre Amedeo, in trattativa per il viaggio a NewYork lo richiamo con un "oh unni sta iennu" qualcosa tipo: dove stai andando?
«è bello qua» il più basso dei due si affacciò
«Paulo- Amedeo si vede fenire quel guizzo pericoloso agli occhi- Paulo lo sanno che stai qui?» già Gwen si preoccupava di quello che di li a poco sarebbe potuto succedere.
«no,non lo sanno» in realtà in città lo sapevano bene dove abitavano
«Qua abita Paulo Dibaloo» lo urlò dalla finestra un paio di volte mentre Paulo pregò con tutto se stesso che questa cosa finisse il più velocemente possibile.
«è casa di Paulo Dybala qua» continuò l'altro.
Gwen si guardò con Andres e con Paulo, mentre gli altri riprendevano e si misero a ridere.
«cosi mo lo sanno, capito?» Amedeo ebbe la gentilezza di spiegare a Paulo il perché di quel gesto.
Quando gli vide chiudere la finestra, Gwen, tirò un sospiro di sollievo.
«senti Paulo, ce la giochiamo...se vinciamo noi ci paghi tutto» e cosi fu tirato in ballo Andres per una partita al bigliardino.
Chiaramente Paulo non avrebbe dovuto vincere e quei due continuarono nel loro solito modo di fare.
Gwen rise, anche parecchio, erano buffi e si vedeva che avevano la stoffa, certo a volte sembravano proprio senza modi ma erano simpatici e questo glielo si doveva riconoscere.
Ad un certo punto, mentre Paulo guardò sua moglie quasi più traumatizzato di lei, si vide Pio e Amedeo frugare nel cesto delle merendine dei suoi figli; Aleyda avrebbe strillato da impazzire se ne fosse venuta a conoscenza.
«che state facendo?» i due si lanciavano confezioni di merendine da un lato all'altro della casa.
«facciamo scorta Paulo- il calciatore argentino rimase li inerme e rideva shoccato del fatto che gli stessero mettendo sotto sopra la cucina- ma a questo punto mi porto pure questo chi ci piace a mammá» e si misero dentro la valigia anche il souvenir che Alicya aveva aquistato a Seville.
«Paulo tu non le puoi mangiare ste cose, tu sei uno sportivo devi stare in forma» e afferrarono l'intera confezione di Kinder sorpresa che Paulo aveva ricevuto in regalo da un'azienda tedesca con la quale aveva lavorato.
«sono per i miei figli» si giustificò
«e tu ce li hai i soldi, glieli ricompri...giusto signò» Gwen si senti chiamata in causa mentre era in un totale e disarmante imbarazzo.
«giusto giusto» non seppe cos'altro dire.
Poi Paulo si alzò spostandosi dall'altro lato della cucina, era arrivato il momento di dargli in mano i soldi.
Ripresero Paulo che tirava fuori il suo portafogli, peccato per loro che suo marito non era solito tenere molti contanti dentro poiché preferiva l'utilizzo delle carte.
«quanto volete?» Paulo da copione gli fece la domanda
«facciamo cinqueduecent...ottocento» Paulo sapeva di non doverglieli dare per davvero.
Si voltò di spalle per evitare che gli inquadrassero il portafogli e poi tirò quelli che aveva a disposizione.
«centocinquanta euro» erano i soldi che effettivamente teneva nel portafogli.
«centocinquanta? Paulo qualcosa in più... a tuo buon cuore» il marito ritornò al suo portafogli ma effettivamente non aveva nient'altro a parte qualche banconota diversa dei viaggi che lui e la moglie avevano fatto insieme e che aveva tenuto per ricordo.
«non ce li ho, ho i dollari» e quelli ne approfittarono perché erano dollari e loro dovevano recarsi a NewYork.
«e dacci i dollari, dacci dacci» Il calciatore prese anche i dollari e glieli consegnò
«Paulo, fammi mettere le mani nel tuo portafogli cosi lo posso scrivere nel curriculum che ho messo le mani nel portafogli di Paulo Dybala» Paulo rise divertito.
Che mattinata, signori.
Paulo gli aprì il porta monete e Pio inserì la mano facendo versi, inconfondibili, Gwen si guardò si sfuggita con il marito e rise sotto sotto.
«senti Paulo, ho sentito che questo Galaxy S8 pare che si sblocca con gli occhi- ci fu un momento di silenzio in cui Gwen pregò tutti gli dei affinchè non lo dicessero sul serio- e Marotta quando cazzo lo deve sbloccare» ecco, speranze vane.
Paulo rise ma si girò di spalle, sua moglie l'avrebbe ucciso ne era certo.
Quando smisero di registrare, la truppe riconsegnò tutto ai legittimi proprietari, Gwen gli propose di tenere le merendine e i kinder e di donarli a qualche associazione che loro conoscevano e cosi fecero.
Quando gli liberarono la casa, moglie e marito si guardarono in faccia ridendo.
Quei due erano proprio due folli scelerati.
«ho temuto ci distruggessero casa» si anche lei lo aveva temuto, soprattutto quando avevano iniziato a mettere mano ovunque senza controllo.
«ti conviene chiedere scusa a Beppe, che battuta di cattivo gusto» Paulo scoppiò a ridere.
«si amore, ti giuro non rido più» e intanto continuva a ridere alla fine contagiando anche la moglie.




Hola ♥️
Niente, oggi mi andava di pubblicarvi questo capitolo che ho scritto perché mi metteva cosi tanto di buon umore che volevo condividerlo con voi.
Chiaramente è un po' rivisitato perché non mi andava di scriverlo proprio come è accaduto nella realtà dunque se notate dele differenze nella sequenza degli avvenimenti è per questo.
Detto questo, oggi per me è un giorno importantissimo e volevo condividere un po' della mia immensa felicità con voi.
Spero vi piaccia.
Ci vediamo presto...sempre vostra Girasole 🌻.

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