Capitolo II - 1 Giugno

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Yoongi fece per scaraventare il telefono a terra ma si fermò un attimo prima, ben consapevole non avrebbe avuto i soldi per comprarne uno nuovo. Quel poco che guadagnava bastava a stento a pagare le bollette per non farsi cacciare di casa. Strinse forte il cellulare e serrò la mandibola mentre il corpo tremava dalla rabbia. Il respiro alterato che usciva pesante dalle narici; un drago in procinto di sputare fuoco. Ma l'unica cosa che stava incenerendo, con lo sguardo, era il pavimento. E un attimo più tardi la vista gli si annebbiò. I contorni sfocati; ciò che prima aveva una forma adesso sembrava fatto di gelatina. Sentì le lacrime rigargli il viso e cadere a terra, silenziose. Restò così alcuni minuti, scosso dai singhiozzi che tentava di sopprimere. Doveva sembrare così patetico mentre non riusciva a lasciarsi andare, sebbene non ci fosse nessuno nella stanza a guardarlo. Avrebbe dovuto aspettare altri sei mesi per partecipare al prossimo concorso. Altri sei mesi persi. Altro tempo che gli sfuggiva dalle mani e si dilatava come l'universo in espansione. Forse, dopotutto, la sua famiglia aveva ragione; avrebbe fatto meglio a trovarsi un lavoro vero come lo chiamavano loro o meglio, proseguire con gli studi come avevano fatto tutti i suoi amici. Ma a lui non interessava l'università, a lui interessava la musica. Voleva vivere di musica.
I piani però non stavano andando come previsto.

Taehyung si affrettò a salire la rampa di scale. Stavolta quel cagacazzo non avrebbe avuto nulla per cui lamentarsi; era in perfetto orario. Quando aveva letto l'indirizzo e il nome del cliente sullo schermo del telefono gli era quasi venuto da ridere. Inconsciamente, strinse più forte la borsa che conteneva il cibo man mano che raggiungeva il secondo piano. Non sarebbe di certo rimasto zitto se quel tipo avesse di nuovo fatto lo spiritoso. Sapeva ci sarebbe stata la possibilità di incontrarlo di nuovo quando era di turno. Forse addirittura ci sperava. Aveva immaginato ogni possibile scena nella sua testa da quando si erano visti la settimana precedente. Aveva ricreato ogni volta uno sketch diverso. Ogni plausibile botta e risposta era stato studiato alla perfezione e in ognuno di essi era lui a far restare l'altro senza parole, con lo sguardo inebetito. Suonò il campanello.

«Undici e trenta. Puntuale come un orol--» la frase restò sospesa a mezz'aria. Gli occhi del ragazzo davanti a lui erano gonfi e cerchiati di rosso. Aveva chiaramente pianto. Tanto.
«...» Yoongi abbassò la testa e si passò una mano tra i capelli azzurri, cercando inutilmente di coprire il viso con la frangia e camuffare il suo aspetto disastroso «Beh? Che fai lì imbambolato? Sembra tu abbia visto un fantasma.» In effetti, pallido com'era, poteva benissimo essere scambiato per uno spettro. La luce fredda del pianerottolo non aiutava a conferirgli delle sembianze più umane.
«I-io...» Tae biascicò qualcosa porgendogli la borsa con il cibo che fu prontamente afferrata da Yoongi. Stava per chiudergli la porta in faccia quando il fattorino si intrufolò nel mezzo con un piede, bloccando l'azione.
«Che diavolo stai facendo?! Guarda che ho pagato quando ho effettuato l'ordine!»
Tae non lo sapeva che diavolo stava facendo. Non sapeva neppure se c'era qualcun altro in casa. Il corpo si era mosso prima che il cervello potesse pensare qualsiasi cosa; non era questa la scena che si era immaginato di recitare «Sì sì, lo so che hai già pagato, solo... sei sicuro di stare bene?» Sei-sicuro-di-stare-bene. Complimenti cervello.
Yoongi spalancò gli occhi e per la prima volta i due si fissarono dritti in faccia, inconsapevoli di avere entrambi il cuore che rimbombava nelle orecchie. Il ragazzo più grande cambiò repentinamente espressione e sentenziò con voce tagliente «Credo non siano affari tuoi. Vattene.» Tae spostò il piede di riflesso facendo un passo indietro e ritrovandosi pochi istanti dopo chiuso fuori a fissare le venature della porta blindata.
«Buon appetito.» sussurrò.

A Seesaw Game || TaegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora