Capitolo V - 30 Giugno

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Yoongi allungò il braccio verso il comodino e mise fine all'odioso stridio della sveglia. Si rigirò dall'altra parte, affondando la guancia nel cuscino; poche cose lo rendevano felice come dormire. Era assurdo alzarsi alle dieci e trenta del mattino quando di solito non metteva piede fuori dal letto prima delle tre del pomeriggio. Perché mai aveva impostato la sveglia così presto, non aveva mica un impeg-- Yoongi scattò su; lo sguardo perso nel vuoto mentre gli unici due neuroni svegli gli ricordavano cos'era successo poche sere prima. Era tutto vero. Doveva uscire con... con... sbatté le palpebre più volte e corrugò la fronte, assumendo un'espressione seria e pensierosa. Non riusciva a collegare nessun nome a quel viso perché semplicemente non conosceva il nome del ragazzo delle consegne. La risata che seguì quella rivelazione gli scoppiò dal petto, inondando l'intero appartamento. Si buttò indietro sul materasso e prese a ridere in maniera incontrollata «Non- non so neanche- come diavolo si chiama!» scosso dai sussulti, aveva le lacrime agli occhi. Era tutto fottutamente surreale. Si calmò, riprendendo fiato. Lo sguardo scivolò sul solito ritaglio di soffitto mezzo scrostato in alto a destra. Che diavolo mi è saltato in mente? Accettare un appuntamento così su due piedi da un perfetto sconosciuto. Ok, tecnicamente si erano già visti tre volte ma restava un perfetto sconosciuto. Aveva acconsentito solo perché aveva fame e voleva liberarsi al più presto di quella scocciatura? No, se veramente non gli fosse importato nulla di quel tizio gli avrebbe risposto per le rime, con qualche frecciatina sagace e ben assestata. Ma allora perché...? Yoongi percepì un leggero movimento all'altezza dello stomaco; non era fame, era la solita stupida ansia che iniziava a farsi largo ora che doveva affrontare una situazione che andava ben oltre la sua routine. Non aveva nemmeno un numero da contattare per disdire l'appuntamento, per darsi malato, per fingere di essere volato su Marte. Poteva solo sperare che il ragazzo non si presentasse davanti alla sua porta tra... venticinque minuti?!  Balzò giù dal letto e corse a farsi una doccia.

Taehyung scese dall'autobus e affrettò il passo. Il sole quel giorno giocava a nascondino tra le nuvole e l'aria era piacevolmente fresca sebbene la stagione estiva fosse ufficialmente iniziata. Chissà se Yoongi ricordava che dovevano uscire; aveva timore sarebbe stato ricacciato indietro in malo modo. Faceva tutto un altro effetto camminare ora, in pieno giorno, verso quell'appartamento invece di raggiungerlo in scooter. Si rese conto di non aver un piano, non aveva organizzato nulla; nessun programma per quell'uscita. Ma per Taehyung improvvisare non era mai stato un problema. 

[ Dlin Dlon ]

Yoongi sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Era arrivato. L'unica opzione possibile ora era fingere di non essere in casa e aspettare che il ragazzo si stufasse di attendere e se ne andasse... ma nemmeno Yoongi poteva essere così stronzo. Si avviò verso l'entrata, inspirò profondamente ed aprì la porta.
...
Per un istante si domandò chi fosse quel tipo davanti a lui ma guardandolo meglio non ebbe dubbi fosse sul serio il fattorino di Yogiyo. Era totalmente diverso senza quella divisa scialba e anonima. Ora indossava una camicia color sabbia con le maniche arrotolate sopra i gomiti e dei pantaloni neri dal taglio classico che gli ricadevano alla perfezione sulle gambe. Il tutto accompagnato da una cintura e un borsello in pelle. Non credeva fossero abiti firmati ma quel ragazzo emanava un'aura da modello appena uscito da una pagina di Vogue. Ugh. Yoongi si sentì ridicolo in quella sua t-shirt basic nera, jeans strappati e converse scure. Forse avrebbe dovuto impegnarsi di più nella scelta dell'outfit, almeno non sarebbe sembrato uno sfigato vicino a quel tipo.
«Wow, credevo non mi avresti aperto!»
«Fino ad un attimo fa lo credevo anch'io.»
Taehyung rise. Era contento di non essere stato bidonato «Beh... andiamo?»
«Sì... anzi no! Aspetta!» Taehyung si girò, fissando il ragazzo dai capelli azzurri con sguardo interrogativo.
«Non so neanche come ti chiami!»
La bocca di Tae formò una 'O'. Era veramente stato così sbadato da saltare le presentazioni.
Yoongi lo precedette e tendendo la mano esclamò con voce formale «Piacere, Min Yoongi.»
Il più piccolo sorrise e gli strinse la mano con fare deciso «Piacere, Kim Taehyung.»
«Bene, ora possiamo andare. Kim Taehyung.»

A Seesaw Game || TaegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora