Capitolo VI - 30 Giugno

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Il sole si stagliava alto sulle loro teste, in procinto di raggiungere il punto più elevato, a sud. Yoongi non era abituato ad uscire in pieno giorno e tutta quella luce inizialmente gli procurò un leggero fastidio agli occhi. Non era male però sentire le braccia che pian piano si scaldavano, baciate dai raggi solari. Non era male nemmeno trovarsi in mezzo alla città una volta tanto, diventare parte integrante di quell'andirivieni frenetico, essere uno dei tanti ingranaggi che componevano la fauna di Seul. Aveva sempre un po' di timore quando doveva buttarsi nella mischia; tutte quelle persone, sebbene non avessero nessun diretto collegamento con lui e non lo degnassero di uno sguardo, lo facevano sentire a disagio. Era sempre stato così dacché avesse ricordo. L'unico momento in cui si sentiva in grado di affrontare la folla era quando stava sul palco e le sue rime affilate si fondevano con la musica... Taehyung lo afferrò forte per un braccio, strattonandolo all'indietro. Yoongi si girò indispettito «Ahia!»
«Puoi almeno aspettare che l'appuntamento sia terminato prima di farti mettere sotto?»
Yoongi si rese conto che stava per attraversare mentre scattava il rosso «..scusa, ero sovrappensiero.» borbottò massaggiandosi distrattamente la nuca.
«A che pensavi?» lo scrutò mentre attendevano di poter raggiungere l'altro lato della strada.
«Che non sono abituato a... questo» con le mani fece un ampio gesto, ad indicare l'ambiente circostante. Taehyung rispose sincero «Lo immaginavo.» Yoongi lo squadrò, un po'irritato. Non gli piaceva di certo essere così  ma gli risultava complicato funzionare come tutti gli altri «Da cosa l'hai dedotto?» si azzardò a chiedere.
«Mah non so... sei molto pallido, hai delle occhiaie abbastanza evidenti, ti ho sempre e solo visto vestito di nero e rispondi in maniera scontrosa. In generale non mi hai dato l'impressione di uno a cui piace stare in mezzo al mondo; non alla luce del sole perlomeno. Potresti essere un vampiro per quanto ne so.» aggiunse scherzosamente. Il semaforo diventò verde e attraversarono la corsia.
«Mi dispiace darti già la prima delusione ma come puoi notare da quella vetrina, il mio riflesso è perfettamente visibile. Comunque è come dici tu, sono un animale notturno.»
«In effetti è strano tu mi abbia chiesto di trovarci a quest'ora!» aspettando incuriosito una risposta, prese a fissarlo. Subito aveva trovato quella tinta azzurro ghiaccio esagerata ma ora era convinto gli stesse alla perfezione. Era molto carino con quei ciuffi spettinati che gli incorniciavano il volto.
«Avevo già un impegno per stasera.» Tae ebbe la discrezione di non indagare oltre. Ad un tratto gli venne in mente una cosa e si piantò in mezzo al marciapiede «Ma...! Non ti ho chiesto quanti anni hai!» Yoongi si voltò mentre si rendeva conto di quanto stessero saltando tutti i convenevoli del caso «Ventitré, tu?»
«Allora devo chiamarti hyung! io ne ho ventuno.»
Yoongi rimase leggermente stupito; lo faceva più grande. Era alto e aveva un fisico asciutto e in generale un portamento da adulto. Ma ora a guardarlo bene notava qualcosa di fanciullesco nei suoi lineamenti, specialmente quando sorrideva. Alzò le spalle e riprese a camminare «Chiamami come ti pare, non do molto peso a questo genere di cose.» Taehyung lo raggiunse, riportandosi al suo fianco «Hyung io ti seguo ma... di preciso dove stiamo andando?» Yoongi rispose con una certa indifferenza «In un posto dove poter pranzare visto che non ho fatto colazione e ho fame.»

Taehyung si guardò intorno. Il locale era piccolo, probabilmente a conduzione familiare. Le pareti dai toni caldi si abbinavano sapientemente al mobilio in legno. Lui e Yoongi avevano preso posto in uno dei tavolini più appartati sebbene a quell'ora l'ambiente fosse tranquillo.
«Vieni spesso qui?»
«Solo quando posso concedermi un pasto degno di questo nome.»
Tae lo fissò, non sicuro di aver afferrato il vero senso di quella frase. La cameriera arrivò con le ordinazioni e i due iniziarono a mangiare dopo essersi augurati a vicenda buon appetito.
Yoongi poteva finalmente osservare il ragazzo da vicino e senza distrazioni. E ora, più lo guardava, più si rendeva conto di quanto proporzionato e oggettivamente bello fosse il suo viso. I capelli castani erano leggermente lunghi sulla nuca e invece di conferirgli un aspetto ridicolo come avrebbero fatto alla maggior parte dei ragazzi, su di lui ricadevano alla perfezione, facendolo sembrare il revival di una rockstar anni '80. Si sentì quasi offeso mentre esaminava quel volto; niente era fuori posto. Le sopracciglia folte, le ciglia lunghe, il naso pronunciato, le labbra lievemente incurvate verso il basso... tutto era estremamente ben assemblato. Doveva essere uno scherzo. Un tipo del genere che chiedeva a lui di uscire. Taehyung alzò gli occhi dal piatto, fissandoli in quelli di Yoongi «Ho... qualcosa che non va?» fece per pulirsi l'angolo della bocca. Yoongi notò le sue mani affusolate, dalle unghie curate. Quel semplice gesto gli provocò uno sfarfallio all'altezza dello stomaco. Tossì, sorpreso dalla reazione involontaria del proprio corpo «N-no! Non hai niente che non va, anzi... Io... Perché mi hai chiesto di uscire?» Questa era la vera domanda della giornata. Taehyung raddrizzò la schiena e si prese un attimo per pensare alla risposta, ma alla fine tutto quello che esclamò con un sorriso disarmante fu «Non lo so, mi andava e basta.» Yoongi sbatté le palpebre, incredulo. L'altro proseguì «Non sono stato tanto a pensarci. A volte ragionare sulle cose le complica e basta. Siamo sempre tutti organizzati al secondo, tutti attenti a non uscire dagli schemi. Trovo non ci sia niente di male se ogni tanto l'istinto -o chiamalo come ti pare- ci fa fare qualcosa che non avevamo preventivato. E poi potrei farti la stessa domanda: perché hai accettato di uscire con me?» lo fissò, inclinando leggermente la testa di lato mentre sfoggiava un sorrisino divertito. Yoongi rimase in silenzio; il cervello alla frenetica ricerca di una risposta sensata. Alla fine dovette arrendersi «Non lo so. Credo ci siano delle situazioni che accadono e basta.» Ammirava la tranquillità con cui il ragazzo più piccolo prendeva la vita. Sembrava non avere paura di gettarsi in nuove avventure «Da quanto tempo lavori come fattorino?»
«Circa un mese e mezzo. Il contratto comunque è a tempo determinato, scade a fine Agosto. Avevo bisogno di mettere da parte qualche soldo per non pesare ulteriormente sui miei genitori e ho accettato il primo lavoro che ho trovato. Tu?»
Yoongi buttò giù un sorso di birra prima di rispondere «È un po' complicato...» Tae capì che non voleva esporsi troppo «Non sei tenuto a dirmi niente, non preoccuparti. Insomma mi basta tu non sia immischiato in qualche losco affare.»

Yoongi ridacchiò; poteva anche sembrare un vampiro ma di certo non poteva passare per un gangster «Non ho niente da nascondere. Semplicemente mi sono trasferito a Seul da circa un anno e sto cercando di farmi conoscere nell'ambiente musicale. Più che altro produco musica e cerco di venderla. Pare che i miei sforzi siano stati notati, finalmente. Ma non voglio sbilanciarmi. Mi sono preso tante di quelle fregature fidandomi troppo delle persone...»
Il ragazzo più piccolo sgranò gli occhi «Cazzo ma è una figata! Lo sapevo che eri un tipo tosto!». Yoongi scosse la testa «Questo tipo tosto a breve dovrà cercarsi un lavoro come una persona normale se vuole riuscire a pagare le bollette e mangiare.» Taehyung lesse la preoccupazione sul viso del ragazzo sebbene cercasse di non dare eccessivo peso alla situazione. Finì di bere la sua Coca Cola e, sbattendo la lattina sul tavolo, sentenziò «Il pranzo lo offro io!»
Yoongi spalancò gli occhi «Che diavolo stai dicendo? Non ce n'è bisogno! Non ho tirato fuori questo discorso per farti pena e farmi pagare il pranzo!»
«Vorrà dire che sarai costretto ad uscire di nuovo con me per sdebitarti.» e così dicendo, si alzò e si avviò alla cassa.

Tornare all'aria aperta fu come uscire da una bolla di sapone. La temperatura si era alzata, costringendo i due a cercare l'ombra sul lato della strada non ancora raggiunto dai raggi del sole. A quell'ora la pausa pranzo era terminata e gli impiegati si affrettavano a tornare in ufficio.
«Hai detto di esserti trasferito. Di dove sei?»
«Sono di Daegu.»
Taehyung esordì a voce alta, incapace di contenere la sorpresa «Anch'io sono di Daegu! Mi sembrava di percepire un accento familiare ma non ero sicuro fossi delle mie parti.» gli mise un braccio intorno alla spalla e lo tirò a sé facendo scontrare i loro corpi «Aah, mi rende sempre felice trovare dei compaesani!» Yoongi si sentì in imbarazzo per quell'improvviso contatto fisico «Il tuo accento invece non si sente per niente.» bofonchiò, cercando di non prestare troppa attenzione a quella vicinanza.
«Ormai sono tre anni che vivo a Seul per via dell'università, ho preso l'accento di qui a forza di frequentare persone della capitale.»
Yoongi lo fissò da quella distanza ravvicinata; la pelle era senza imperfezioni e ciocche di capelli gli ricadevano leggere sulla fronte, ondeggiando delicatamente mentre camminavano «Cosa studi?»
Tae stava per rispondere quando il cellulare iniziò ad emettere una musichetta stramba, probabilmente la sigla di qualche cartone animato. I loro corpi tornarono ad essere due entità separate. Guardò il telefono e sbuffò «Sono già le due. Oggi il capo ha indetto una riunione con i dipendenti e devo farmi trovare al locale un'ora prima del previsto.»
«Spero niente di grave?»
«In teoria no ma col capo è sempre tutto un'incognita» rimise il cellulare nel borsello e si voltò verso Yoongi con aria desolata «Mi dispiace, non credo fare in tempo se ti riaccompagno fino a casa, ho l'autobus tra dieci minuti... è un problema?»
Yoongi rispose sprezzante «Penso proprio che riuscirò a cavarmela.»
«Avrò il piacere di uscire di nuovo con te?»
«...puoi lasciarmi il tuo numero per scoprirlo.» Taehyung fu ben contento di dettargli il suo recapito telefonico. Fissò di nuovo l'orario dall'orologio che indossava al polso, poi abbracciò velocemente Yoongi, stringendolo amichevolmente «Mi ha fatto piacere stare in tua compagnia. Spero ci rivederemo.» e così se ne andò, con passo svelto, non prima di essersi voltato a salutare di nuovo con la mano, sfoggiando un sorriso quadrato che a Yoongi ricordò quello di un bambino felice. Ricambiò timidamente il saluto. Nel suo cervello, l'aggettivo strano che gli aveva affibbiato qualche giorno prima, era stato sostituito da interessante.

A Seesaw Game || TaegiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora