Capitolo 1

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"Mamma?" domandò la cubana, studiando i volti delle persone che camminavano sul marciapiede "Mamma?" continuò, non riuscendo a trovarla "Mamma" vide una persona di spalle, un pò più avanti a lei. Sembrava essere sua madre, così iniziò a correre verso la ragazza che le dava le spalle "Mamma!"
La ragazza si girò e inquadrò la cubana da testa a piedi con un sopracciglio alzato. Camila aveva ancora il pigiama addosso e ai piedi delle pantofole.
"Qualcosa non va?" domandò la corvina con gli occhi verdi.
"Perché sei andata via?" chiese Camila, tenendola per mano per trascinarla verso casa, ma Lauren era troppo pesante per la cubana e inoltre non voleva proprio muoversi.
"Non so di cosa tu stia parlando" rise di scherno.
"Non sei ritornata a casa" disse Camila, provando ancora a trascinarla, fallendo "Devi tagliarmi il pollo, per favore, non riesco" il suo sguardo era supplichevole.
"Stai scherzando?" la ragazza si divincolò dalla presa di Camila e la guardò con rabbia "Non mi prendere per il culo"
"Non mi riconosci più..." i suoi occhi luccicarono, era in procinto di piangere. L'unica persona che amava era andata via, non aveva più intenzione di ricordarla come aveva fatto suo padre, che dopo un incidente in un viaggio di lavoro, perse del tutto la memoria e non volle avere nessun contatto con sua figlia, non riconoscendola. Voleva farsi una nuova vita. La madre, Sinuhe, pensò che in realtà qualche ricordo vago il padre lo aveva, ma forse non voleva proprio trascorrere la sua vita con la sua vecchia famiglia, ma con quella nuova, ma questo ovviamente non lo disse a Camila.
"Stai sul serio piangendo?" disse sorpresa la ragazza, non capendo che problema mentale potesse avere "Okay, se ti rende così felice allora andiamo a tagliare questo pollo" disse ironicamente ma Camila la prese sul serio e le afferrò la mano, portandola verso casa che non era poi così lontana.
Quando le due ragazze arrivarono a casa Camila rimase dietro la porta senza fare niente.
"Ho scordato le padelle" sospirò Camila "Io... mi dispiace, scusa"
"Le padelle?" domandò sconvolta Lauren. Non poteva credere che quella ragazza potesse essere così ritardata.
"Io... tu hai le padelle, no? Sei la mamma"
"Spero tu stia scherzando" sbuffò Lauren, infastidita "Senti, smettila di fare la stupida ritardata, io voglio continuare la mia passeggiata"
"N... non sono ritardata" disse con rabbia Camila "Sei tu che mi hai abbandonata come papà!"
"Io non ti ho abbandonata! Nemmeno ti conosco!"
"Non è vero" singhiozzò Camila "Sei mia mamma" asciugò le sue lacrime con la manica della felpa "Io non ho più una famiglia, quindi?" domandò, titubante "Non mi vuoi più bene. Papà non mi vuole più bene" singhiozzò ancora.
"Perché stai piangendo?" sospirò "Tu stai scherzando, giusto?" non sembrò più così sicura; forse era sul serio ritardata.
"Pensi che io stia scherzando?" domandò, ferita.
In quel momento la porta di fronte si aprì, rivelando il corpo della vicina.
"Qualcosa non va?" chiese, conoscendo già Camila e il suo stato mentale.
"Mia mamma non mi vuole bene" disse Camila e la corvina sbuffò rumorosamente, guardando la vecchietta sulla soglia della porta, mentre quest'ultima si limitò a sospirare.
"Possiamo parlare?" domandò la vecchietta, riferendosi alla corvina, che alzò un sopracciglio pensando che lì fossero tutti pazzi.
"Ok"
La vicina si fece da parte per far entrare Lauren, ma quando Camila la seguì la vecchietta le bloccò il passaggio.
"Camila tu resta qui e aspetta davanti alla porta"
"Porta?"
"Quella" indicò la porta della casa di Camila e quest'ultima capì e si appoggiò contro il muro.
"Va bene, aspetterò davanti alla sedia" disse e la vicina sospirò prima di chiudere la porta alle sue spalle.

Sei mia mamma ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora