Capitolo 9

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Quando Lauren aspettò il suo ragazzo dove si erano presi appuntamento, rimase in silenzio, sentendosi in colpa, mentre si stringeva alla sua maglietta, cercando conforto, seduta su una panchina di un parco vicino alla scuola stranamente non molto frequentato.
Lauren si sentiva in colpa.
Camila era felice e anche se stava facendo una cosa sciocca e ridicola in realtà era una cosa molto dolce se Lauren ci avesse pensato sù, invece l'aveva rimproverata, e sicuramente ferita.
Il sorriso della più piccola era così genuino anche quando stava combinando un disastro, eppure Lauren non lo aveva apprezzato. Non aveva capito che i disastri a volte erano dei veri e propri capolavoro.
Non potè fare a meno di pensare.
Dopo che la ragazza corvina aveva di raccontare la situazione a Dinah e a sua madre, loro erano ancora turbate e impressionate per la situazione ma avevano apprezzato il suo gesto; adesso invece si sentiva uno schifo, non si sentiva migliore e gentile come le aveva detto sua madre. Si sentiva uno schifo.
Allyson, Dinah e Normani invece, dopo che seppero tutto grazie alla migliore amica di Lauren, avevano trattato Camila nei migliori modi possibili, facendole guardare dei film e iniziando a conversare con lei.
Si chiedeva se suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei, anche se in realtà lui non c'era più dai suoi quindici anni.
"Piccola" disse la voce del suo ragazzo, risvegliando Lauren dai suoi pensieri "Che succede?"
"Hey" si alzò dalla panchina e lo salutò con un docile bacio sulla guancia. Questo era segno che qualcosa non andava, il suo fidanzato lo sapeva perfettamente; conosceva Lauren dall'inizio del liceo, ma avevano iniziato ad avere una relazione solo nell'inizio del terzo anno, quando entrambi dovettero fare recupero pomeridiano insieme.
"Cosa non va?" domandò il ragazzo.
"Se ti raccontassi una cosa, non riderai, vero?" domandò, titubante e lui sorrise.
Lauren aveva bisogno di parlarne con qualcuno
"Non lo farei mai"

-

Camila si sentiva sola.
Erano passate due ore e Lauren non era ritornata.
Si sentiva in colpa. Non avrebbe dovuto fare la colazione, così la mamma non si sarebbe arrabbiata.
Si alzò dal pavimento e decise di uscire per fare una passeggiata, non curandosi del suo aspetto e del fatto che avesse ancora il pigiama e che fosse scalza.
"Posso comprarle qualcosa, così mi perdona" pensò, quando camminò sul marciapiede "Ma cosa? Poi non ho le casse" guardò le sue mani; no, non aveva i soldi, non avrebbe potuto comprare niente. Quindi si limitò a camminare sul marciapiede, non sapendo esattamente dove stesse andando, finchè stanca decise di tornare indietro "Non ricordo" disse con terrore "Dov'è casa?" si domandò, guardandosi attorno e non sapendo dove fosse "Mi sono sperduta" pianse, restando in mezzo al marciapiede stretto e provocando alcuni insulti sottovoce da parte dei pedoni che non potevano camminare normalmente sul marciapiede perché Camila gli intralciava il passaggio "I nonni" pensò, guardandosi intono, in cerca del condominio bianco e giallo dove il giorno prima Camila aveva incontrato i suoi nonni e le sue ormai amiche.
Quando vide tanti condomini dello stesso colore del condominio in cui stavano i suoi monni, sospirò frustrata e decise di andare in uno a caso e suonare a allo stesso modo.
Purtroppo era troppo innocente e credeva che le persone che avrebbe incontrato non sarebbero state scortesi o cattive nei suoi confronti. Anzi, credeva che sarebbero state disponibili e aperte per aiutarla.
Era proprio una bambina, ed era questo a poterla mettere in pericolo. Ma purtroppo lei non lo sapeva, e non sapeva nemmeno che l'appartamento in cui decise di suonare... apparteneva a una brutta persona del suo passato, che le aveva rovinato la vita.

Sei mia mamma ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora