31 Ottobre 1981

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Vi siete mai chiesti come si sia sentito James Potter quando la porta della sua casa è stata buttata giù?
Quando, in quelli che sono contabili come secondi, secondi, ripeto, secondi come quelli che tutti noi passiamo ad aspettare il suono della campanella. Secondi, anche meno, istanti. Il brevissimo lasso di tempo in cui capiamo di esserci innamorati di una persona, l'inizio di una gara di corsa, il tempo in cui realizzi una qualsiasi cosa.
Anche James Potter ha realizzato una cosa, in quel brevissimo spazio di tempo, uno dei più piccoli della sua vita, ma anche uno degli ultimi.
Ha realizzato che sarebbe morto.
Tutti noi, quando nasciamo, sappiamo che siamo destinati a morire, abbiamo una data di scadenza, e prima o poi arriverà il momento. Ma non lo sappiamo, quando sia questo momento. Nel momento in cui lo scopri, è lì che comprendi veramente che la tua vita abbia una fine.
Dopo quel momento, finirà. Tutto. Tutte le cose scontate, come il pranzo, gli amici, il libro prima di andare a dormire, quella città che vuoi proprio visitare, i compiti per il giorno dopo, i pensieri assurdi nel letto al buio, le nuvole bianche, la doccia di prima mattina, la radio accesa in macchina, le foto delle vacanze, la pizza al sabato sera, mettere il piumone quando arriva l'inverno, scegliere i vestiti alla mattina, preparare la cartella, provare a cucinare i pancake, pestare le foglie, camminare per strada, i quadri, tirare uno schiaffo, ridere, tutto. Tutto. Letteralmente tutto. Non esisterà più.
E di questo si accorse James Potter.
Uno degli ultimi momenti della sua vita è stato quello in cui ha compreso che sarebbe finita di lì a poco.
È facile morire da eroi, direte. È facile capire che stai per morire e dopo poco finire sul tappeto di casa, con il cuore che non batterà mai più. Si tratta di un gesto eroico, quelli che fai mentre non pensi o perché non hai molte altre alternative. James Potter morì per l'unione di queste due cause, è vero. Si è ritrovato a scegliere tra la possibilità di vita delle persone che più amava nella sua esistenza e la sua, di vita. Indipendentemente da tutto, su un piatto della bilancia c'erano due vite, mentre sull'altro una, la sua. La matematica non ingannava James Potter, che si ricordò che due era addirittura il doppio di uno.
E così, preso dall'impeto, un impeto ragionato, per quanto l'impulso possa venire controllato, ha detto a Lily di sparire.
Non aveva avuto altro da pensare, in quella manciata di secondi, prima di trovarsi davanti alla sua morte, che aveva l'aspetto di un serpente umanizzato.
Mentre svoltava l'angolo per arrivare davanti alla porta, si ricordò di Peter. Non ci pensò. Non voleva pensarci. Non voleva pensare a Sirius, che sarebbe stato ricercato, essendo lui il presunto custode dell'incanto. Non voleva immaginarlo alla sua tomba, con le lacrime agli occhi. Non voleva vedere suo fratello appoggiare la guancia all'erba e alla terra che li separava, metafora tra la vita e la morte, che li avrebbe sempre tenuti nelle due diverse dimensioni dello stesso specchio, potendosi guardare, attraverso i ricordi, ma non toccare. Non voleva pensare a Remus, che avrebbe dovuto affrontare la luna piena e la vita da solo. Non voleva pensare a Harry, che sarebbe cresciuto senza padre, senza avere mai una prova fisica di quanto lui lo amasse. Non voleva pensare a Harry, che avrebbe ricevuto lettere solo da sua madre, una volta arrivato a Hogwarts. Non voleva pensare a tutte le tappe che si stava bruciando, dal primo dentino alla prima fidanzata. Non voleva pensare che al suo funerale Harry non avrebbe nemmeno capito quello che stava accadendo. Non voleva pensare a Harry, che avrebbe continuato la sua vita, senza tenere mai più la sua mano in quella di James. Non voleva pensare al fatto che non avrebbe mai conosciuto la futura moglie di suo figlio, i suoi futuri nipoti. Non voleva pensare a quel bambino con gli occhi verdi, che aveva avuto la sfortuna di essere figlio di un padre morto per salvarlo. Non voleva pensare a Lily, che sarebbe andata avanti come una vedova. Non voleva pensare a tutta la fatica che avrebbe fatto a rifarsi una vita. Non voleva pensare a tutti i ti amo che non era riuscito a dirle. Non voleva pensare a Lily, ottantenne, seduta su una vecchia poltrona, con gli occhi lucidi al suo ricordo, raccontando ai nipoti o bisnipoti la storia di quel suo stupido marito, di come si erano conosciuti di tutti quei regali senza senso, di quei baci impacciati. Non voleva pensare ai suoi amici, che sarebbero cresciuti così tanto. Non voleva pensare al fatto che non sarebbe cresciuto più. Non voleva pensare al fatto che non avesse ancora una barba degna di tale nome. Non voleva pensare al fatto che avrebbe semplicemente smesso di esistere, quando rientrava ancora nella categoria "giovane". Non voleva pensare alle persone che conosceva. Non voleva pensare nemmeno ai suoi vecchi professori, che avrebbero aggiunto il suo nome a una lista di morti già troppo lunga. Non voleva pensare al fatto che d'ora in poi avrebbe vissuto solo grazie al secondo nome e al cognome di suo figlio, senza che questo avesse mai un ricordo di lui al di fuori delle foto. Non voleva pensare al suo nome inciso sul freddo marmo della tomba, esposto a intemperie e giorni di sole. Non voleva pensare alla terra che lo avrebbe ricoperto, rendendogli impossibile la vista di tutto ciò che lo circondava, nonostante non potesse comunque farlo, perché era morto. Ma pensò a tutto. Dal primo all'ultimo, mentre sperava in un miracolo, come succede nei libri che piacciono tanto a Sirius, dove il protagonista sta per morire ma alla fine si salva per un pelo, in una qualche maniera poco plausibile, ma bellissima. James Potter sperò in qualcosa che non esisteva, ma ci pensò lo stesso, perché siamo tutti coraggiosi, ma abbiamo tutti paura e questa è la cosa più umana di tutte. Coraggio e paura si equivalgono.
E poi, svoltò l'angolo e si ritrovò davanti il suo grande incubo. E tutte le paure sparirono. Perché c'è il momento per la paura, ma c'è il momento per il coraggio. Se sopravvivi, potrai provare di nuovo la paura. Se non lo fai, morirai in un atto di coraggio.
James, consapevole della sua futura morte, si gettò verso Voldemort, con le dita strette a pugno.
Ancora in volo, sapendo già che non avrebbe mai toccato il viso di quell'essere infernale, perché sarebbe morto prima, si ritrovò a pensare a Lily e Harry. Sperava di avergli dato abbastanza tempo. Sotto sotto, ci credeva.
All'improvviso, la sua mente si fermò, concentrandosi sul fascio verde, che, a differenza di come accadeva nei film, non rallentò, per dare l'idea di una scena più drammatica. La velocità era quella vera e James Potter, dopo pochi istanti, si ritrovò per terra, con un tonfo. E finì. La vita di James Potter si spezzò, come una bacchetta. In un modo eroico, un po' preso dall'impeto, ma un impeto ragionato, per quanto l'impulso possa venire controllato.

October, Jily's monthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora