A Roberto non piaceva ricevere chiamate da Fabrizio, doveva ammetterlo.
Anche se Fabrizio era il suo migliore amico.
Come poteva dimenticare quella volta che lo aveva chiamato alle 4 di notte per un consiglio?
Lui era unico nel suo genere e mai e poi mai sarebbe stato sostituito da qualcun altro.
Fabrizio era stato l'unico che aveva creduto in lui, nel suo talento, nella sua musica, nel modo in cui le sue dita sfioravano le corde della chitarra, tanto da comporre insieme a lui varie canzoni.
Quando tutti l'avevano abbandonato, lui c'era stato.
Lui sapeva come farlo stare bene.
Dicono che gli amici sono quelle persone che ci accettano per ciò che siamo e ci aiutano ad essere quello che dovremmo.
Dicono anche che gli amici sono quelli che ti fanno sorridere il cuore.
Se Roberto doveva definire Fabrizio con una parola, avrebbe scelto "matto".
Perché, in fondo, tutti i migliori sono matti.Quella mattina di metà novembre, Roberto era in macchina, come al solito.
Mentre guidava, guardava il cielo.
Era l'alba, quell'immenso cielo che di solito era azzurro, ora era rosso, rosso fuoco, con uno spicchio di sole che appariva all'orizzonte.
Era una giornata come tutte le altre, nulla avrebbe potuto interromperla.
Nulla.
Finché non squillò il telefono."Fabrizio".
Questo c'era scritto sulla schermata.
Roberto sbuffò, accostò, quindi afferrò il cellulare e rispose.
"Pronto?"Dall'altro capo del telefono, Fabrizio era seduto sul letto.
Non sapeva cosa fare, come sopportare il dolore.
Giada se n'era andata per una "piccola pausa di riflessione", portandosi dietro Anita e Libero.
E lui senza i suoi figli era un uomo morto.
"Robè..."Parlava, anzi sussurrava, Fabrizio.
Doveva avere pianto, perché sentì che tirò su col naso.
Roberto capì che doveva essere successo qualcosa di veramente grave, perché l'amico non era una di quelle persone che piangevano per ogni piccola cosa.
Capì che non poteva starsene lì, sul ciglio della strada, con un telefono in mano.
"Fabrizio sei a casa?"
"Sì."
"Aspettami, arrivo."
Gettò il telefono sul sedile del passeggero, mise le mani al volante e fece un inversione a U, andando esattamente nella direzione opposta.
Stava facendo un'azione folle, lo sapeva.
Ma Fabrizio ne valeva la pena, sempre.Fabrizio ora sentiva solo il rumore del motore, il suono sordo del clacson, un "li mortacci tua" di sottofondo.
Sorrise, con le guance ancora rigate dalle lacrime.
Poggiò il telefono, si alzò, prese la chitarra appoggiata al muro e iniziò a strimpellare, fino a che la musica non prese forma, fino a che i pensieri non si tramutarono in canzone.
Dopo aver dato l'ultima, energica pennata, poggiò la chitarra a fianco a sé e si rese conto di non essere solo in casa.
Un uomo stava camminando per il corridoio.
Non capì subito chi fosse, lo vide solo di spalle.
Afferrò la chitarra a mo' di arma, brandendola in aria, quindi si alzò e andò verso il corridoio che collegava la camera da letto alle altre stanze.
"Chi va là?"
La sua voce rimbombò per il corridoio.
Si sentì quasi invincibile, quasi un eroe.
L'uomo si voltò verso di lui.
Aveva un mazzo di chiavi in mano, dei capelli ricci e folti, degli occhi scuri che ne avevano viste, di cose, e due piercing al sopracciglio destro.
"Ti stavo cercando."Roberto parcheggiò, uscì dall'auto e chiuse la portiera quasi meccanicamente, quindi si diresse verso l'ingresso del condominio.
Suonò il campanello.
Una, due, cinque volte.
Ma Fabrizio non aprì.Fabrizio decise di abbassare la guardia.
Chi mai avrebbe potuto fargli del male?
Lui?
Quel ragazzetto?
Era molto più magro, molto più minuto...
E poi lo conosceva da anni. Di lui si fidava.Roberto si rese conto che doveva entrare in quell'appartamento.
Il suo migliore amico non rispondeva.
Doveva essere successo qualcosa.
E poi, se ne ricordò.
"Per qualsiasi emergenza le chiavi so' dentro la buca della posta. È mezza rotta, ti sarà facile aprirla."
Le chiavi di scorta.
Perché non ci aveva pensato prima?
Aprì la cassetta affianco a lui, ne estrasse un mazzo di chiavi, aprì la porta e corse, più veloce che poteva, su per le scale.Gettò a terra la chitarra, allargò le braccia.
"Ermal, amico mio."
Il riccio lo guardò con occhi diversi, per niente amichevoli.
"Io non sono tuo amico."
Poi, accadde tutto in un attimo.
Buio e sangue, sangue ovunque.Roberto finalmente, dopo innumerevoli tentativi, riuscì ad aprire la porta dell'appartamento di Fabrizio.
"Fabrizio?"
Nessuno rispose.
Si avviò verso il corridoio.
Non riuscì a credere alla scena che gli si presentò davanti.
Ermal era seduto, accasciato a terra.
Tremava, aveva in mano la chitarra di Fabrizio sporca di sangue.
E Fab... Fab aveva perso i sensi.
O almeno, Roberto sperava che avesse solo perso i sensi.
Anche se non sembrava così.
Guardò Ermal con occhi infuriati.
"Tu...Come hai potuto."
La sua voce era quasi un sussurro.
"Io... Non volevo."
Sentì la rabbia che lo invadeva, prima piano piano, poi sempre di più.
Si avventò contro Ermal e lo afferrò per le braccia immobilizzandolo.
Lo avrebbe fatto pentire della sua azione.
L'avrebbe pagata cara.
Alzò la mano chiusa a pugno in aria, pronta per sferrare il primo colpo."Fermo."
Fabrizio gli aveva afferrato il braccio.
Lo guardò negli occhi, chiedendosi cosa avesse fatto di errato.
Ermal aveva sbagliato, doveva pagare le conseguenze.
In fondo, non lo diceva pure lui, "ognuno ha quel che si merita"?
"Ermal non c'entra nulla."
"Come, non..."
"Anzi, lui mi ha aiutato."
"Non capisco."
"La chitarra è sporca di sangue perché prima, poco dopo averti chiamato, un ladro ha cercato di aggredirmi, mi ha colpito, ho perso i sensi, ma Ermal è riuscito ad avere la meglio su di lui colpendolo con la chitarra."
"Sul serio?"
"Sì. Lo so che sembra strano, ma è così."
"E... Dov'è ora? Il ladro."
"Ora se ne sta al fresco in cella, credo."
"...Oh. Scusa Ermal."
"Posso capirti, tranquillo."
Tra i tre calò il silenzio.
"Robè, ma te che ce fai qua?"
"Mi pareva una cosa grave... Così ho cambiato strada e so' venuto fin qua."
"Solo tu puoi fa' ste cose."
"Lo so... Tutto passato?"
"Cosa?"
"La tua crisi di pianto isterica."
"Non era isterica! Ok, forse un pelo.
Comunque è tutto passato, ho capito che con due amici come voi, tutto è possibile."
"Anche che Giada ritorni?"
"Anche che lei ritorni."Il successo è personale
Dipende dall'amore
Da chi ti vuole bene.-----------------------------------------
Spazio me
Hola guys,
Questa oneshot è un po' ambigua, devo ammetterlo.
Un po' suspense, un po' thriller, un po' casual.
Spero vi piaccia comunque.
(Con un mese di lavoro sono arrivata a questo disagio, ma ok.)
Ve se ama.
Alla prossima!
Giu ❤😘

STAI LEGGENDO
One - Metamoro
Fiksi PenggemarRaccolta di One Shot Metamoro scritte da me. #17 in #couple - 18/10/2018 #16 in #metamoro - 14/11/18 #13 in #metamoro - 22/11/18 #7 in #fabriziomoro - 23/12/18