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È notte, ho appena finito uno dei tanti concerti del tour e sono esausto. Guardo fuori dal finestrino la città che si allontana e non faccio altro che pensare a lui.
Che starà facendo ora? Probabilmente anche lui avrà appena finito di suonare da qualche parte in Italia. O probabilmente no. Probabilmente sarà a casa, beato e tranquillo. Forse non riuscirà a prendere sonno, assorto da chissà quali pensieri.

Basta. Devo smetterla.

Lui ormai non esiste più, è vero. Forse si sarà già dimenticato di me, forse sarò solo un ricordo lontano.
Forse.

Perché non la smetto? 
Perché?
Perché mi manca.
Mi manca troppo e io non lo ammetto.

Prendo il cellulare.
Il suo numero ce l'ho ancora.
Apro WhatsApp, trovo la chat.
Online.

"Ciao."
Inviato.
Consegnato.
Letto.

"Ancora sveglio sei?"

"Ti pensavo."

"Sono lieto di occupare i tuoi pensieri"

"Ahahahah"

"Mi manchi"

"Pure tu."

"Quanto?"

"Troppo. Non sai quante volte ti penso ogni giorno."

"Quante?"

"Più o meno 23 ore su 24."

"Esagerato. Non ti credo."

"Sono serio"

"Dove sei ora?"

"Sto in macchina, sto andando in hotel. Ho appena fatto un concerto."

"Un concerto dove?"

"Bologna."

"Ah, bello, pure io."

"Stai scherzando?"

"No."

Mentre sto chattando, la macchina si ferma. Sono arrivato davanti all'hotel.

Scendo dalla macchina, mi guardo intorno.
Non può essere vero.
Lo vedo.
Davanti a me c'è lui.

"Ti sono mancato?"

E ora che rispondo?

In quel momento, mi sorride.
Quel maledetto sorriso.
Quel sorriso che non vedo da mesi e che ogni giorno mi manca sempre di più.

"Certo che mi sei mancato Fabrì."

Corro verso di lui, perdendomi tra le sue braccia.
Lui è qui con me.

Sento un sussurro all'orecchio:
"Non ti lascio andare. Non ora.
Mi sei mancato ricciolì."

One - MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora