First meeting.

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Lo guardo.
Chissà se è così scontroso come sembra?
Se ne sta seduto in disparte aspettando il suo turno.
Le mani tatuate picchiettano sul tavolino.
Secondo me è una persona ansiosa.
Fabrizio significa "lavoratore."
Sì, a mio parere è proprio un lavoratore.
Dicono che sia una persona fredda, burbera, destinata a restare sola.
Io non credo alle voci che girano.
Per me è gentile, educato e disponibile.
Insomma, ha un cuore d'oro.
Ho sentito dire che ha dedicato la sua ultima canzone a sua figlia di quattro anni.
Deve essere un buon padre.
Sicuramente non sarà come quello che ho avuto io.
Devo ammettere che nonostante i tatuaggi e la sua età, è un uomo affascinante.
E sotto quegli occhi di ghiaccio, secondo me, c'è qualcosa.
Mi fissa.
Si è accorto che lo sto guardando, distolgo lo sguardo e con la coda dell'occhio noto che accenna un sorriso.
Che faccio? Vado?
Vado.
Mi avvicino a lui, con cautela.
Mi chiedo se le supposizioni che ho fatto su di lui saranno vere.
Io lo spero.
Chissà se saremo buoni amici.
Magari migliori amici.
Chissà se la nostra sarà un'amicizia vera.
Chissà se ci sarà qualche collaborazione professionale tra noi due.
Chissà se mi vorrà bene.
Sono davanti a lui.

"Ciao."

Alza lo sguardo, mi sorride.
Continuo a parlare.

"Mi chiamo Ermal, se ti va chiacchieriamo un po' insieme, così, tanto per sbollire la tensione pre-puntata, che dici?"

Mi sorride di nuovo.
La sua risposta non tarda ad arrivare.

Mi tende la mano e non esito a stringerla.

"Molto piacere, Fabrizio.
Mi pare una buona idea.
Prima volta all'Ariston tra i big, eh?
Si vede che sei teso.
Siediti pure qui, così chiacchieriamo meglio."

Mi siedo a fianco a lui.
Mi sorride di nuovo e il suo è un sorriso di quelli veri, sinceri.
Di quelli che ti rivolge il tuo migliore amico.





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