9 primavere.

160 18 0
                                    

Si sentì mancare.
Il suo sguardo si posò di nuovo sul tavolo della cucina, su quel bigliettino.
Lo afferrò e lo strappò in mille pezzi.
Guardava quei brandelli di carta sparsi per il tavolo, chiedendosi cosa avesse fatto di male.
Cosa avesse fatto di sbagliato.
Cosa avesse fatto per meritarsi questo.
Si lasciò andare sul divano e subito iniziò a piangere.
Pianse per molto tempo, non seppe neanche lui quanto.

-------------------------------------------

A Fabrizio non piaceva vedere qualcuno soffrire.
Soprattutto se quel qualcuno era il suo migliore amico.
L'aveva chiamato su Skype verso mezzogiorno, aveva gli occhi arrossati dal pianto.
Quando Fabrizio lo vide, quasi gli prese un colpo.
Non lo aveva mai visto così.
Così sofferente, così debole.
Chiuse la videochiamata, non sapendo cosa rispondere, come reagire.

-------------------------------------------

"Ecco, mi ha abbandonato pure lui."
Pensò.
"Sono solo."
Ripensava a quelle parole, a quelle macchie di inchiostro sul bianco crudele della carta.
A lui il bianco non era mai piaciuto.

"Ciao Erm.
Fa male dirlo, ma in questi ultimi mesi il nostro rapporto è cambiato, tra noi non c'è più l'affiatamento di 9 anni fa, credo che tu te ne sia reso conto.
Forse è meglio se restiamo solo amici.
Ho preso le mie cose, se hai bisogno chiamami.
Sono sempre tua amica, no?
Ti voglio bene lupetto.
Silvia."

"Ti voglio bene".
No, lei non gli voleva bene, lo sapeva.
Lei era solo una stupida scema, lo era stata fin dall'inizio.
Lo aveva abbandonato.
Lo aveva ridotto in quello stato.

-------------------------------------------

A Fabrizio non piaceva vedere qualcuno piangere.
Soprattutto se quel qualcuno era il suo migliore amico.
Che fare? Richiamarlo?
Ma avrebbe risposto?
E poi, una volta che ce l'avrebbe avuto davanti, come avrebbe reagito?
"Calma e sangue freddo, Brì."
Prese una birra dal frigo per tranquillizzarsi.
Magari non era niente di che.
Magari Ermal stava piangendo semplicemente perché aveva visto un film strappalacrime e voleva solo consigliarglielo.
"Certo, Brì, come al solito fai supposizioni che hanno un senso logico."
Aprì il computer, entrò su Skype, esitò per qualche secondo e, finalmente, premette il tasto sinistro del mouse.

-------------------------------------------

Si voltò verso il computer, guardando lo schermo.
"Fabrizio."
Afferrò il computer e se lo mise sulle gambe, quindi rispose.
Fabrizio se ne stava lì, con una birra in mano, lo stava fissando.

-------------------------------------------

"Ciao, come va?"
Ermal era seduto sul divano, aveva un'espressione assorta, quasi cupa sul volto.
E poi gli occhi, quei suoi splendidi occhi che di solito emanavano felicità, ora erano arrossati, arrossati dalle troppe lacrime versate.
Tra un singhiozzo e l'altro, l'amico gli rispose.
"Sto così da stamattina."
"Ma perché piangi, se posso?"
"Silvia mi ha lasciato."
"Dai, non fare così, tu sei forte! Sorridi.
Sorridi piccola, grande anima.
Che sei bellissimo."

------------------------------------------

Ecco.
Solo Fabrizio aveva questo dono, il dono di farlo sorridere, qualunque cosa fosse accaduta.
"Solo tu puoi farmi sorridere."
"Lo so, i Bizio hanno questo dono."
"Una domanda, che ci fai con la birra in mano Fabrì?"
"Niente, avevo bisogno di berne un sorso prima di affrontare la situazione."
"La birra per te è come gli spinaci di braccio di ferro."
"Diciamo di sì...Beh, che fai lì impalato? Fai qualcosa, no?"
"Cosa?"
"Chiamala!"
"Mi ha bloccato."
"Oh mio Dio."
"Sì."
"Allora suona."
"Suona?"
"Sì, prendi la tua chitarra e suona."
"Suono... cosa?"
"Come cosa? Quello che ti viene, no?
Si alzò e prese la chitarra, appoggiata al muro lì vicino.
La accordò, se la mise in grembo e iniziò a suonare, come gli aveva detto l'amico.
"Dimmi, da quanto tempo stavate insieme?"
Chiese Fabrizio.
"9 anni."
"9 anni...Quindi 9 primavere, 9 estati, 9 inverni e 9 autunni."
"Sì."
"Che aspetti? Canta quello che ti viene!"
Il riccio fece come gli aveva suggerito il romano, dopo aver trovato delle note giuste.

"9 primavere, 9 inverni, altrettante estati e dopo quegli autunni ci piacevano da matti, 4 case, tre traslochi, 3400 giorni in due..."

One - MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora