Capitolo 22.

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Davanti ai miei occhi velati di lacrime passavano ricordi che credevo di aver dimenticato, alternandosi ad una velocità tale da non permettermi di soffermarmi su uno soltanto. 

In riva al mare, al parco, buttati su un divano, tuffandoci da una scogliera, litigando per un film, facendoci il solletico. Sorrisi, lacrime, urla, abbracci infiniti.

E poi, vivido come se fosse successo solamente ieri, l'incidente.

<<Michael sono ubriaca, non posso guidare>> biascicai con qualche difficoltà. <<Tranquilla Al, guido io>> rispose lui invece lucido. <<Hai bevuto anche tu>> provai a contestare. <<Non sono nemmeno brillo. Metterei in pericolo la mia vita, ma non la tua>> mi prese in braccio e mi portò alla macchina, viste le condizioni in cui mi trovavo. 

Più o meno a metà tragitto, mi risvegliai con la nausea. <<Mich, devo vomitare>> . <<Non puoi aspettare?>> mi lanciò un'occhiata scocciata e constatò che no, non potevo aspettare. Sconsolato accostò e mi fece scendere. Ricordo vagamente quanto buia fosse quella strada. Mi tirò indietro i capelli e io fui assalita dai conati. Mi sentivo appena appena meglio quando sentimmo arrivare una macchina. Ero troppo sbronza per capire cosa stesse succedendo, Michael mi lanciò indietro, ma riuscì a spostarsi di poco. La macchina lo prese in pieno, ma io neanche me ne accorsi. Non so se per la quantità di alcool che avevo nel corpo o se per lo spavento o se per entrambi, collassai a terra. Mi risvegliai due giorni dopo, in un lettino d'ospedale, con mia madre che mi teneva la mano piangendo. Mi guardai in torno, cercando di capire, di ricordare. Mamma iniziò a raccontarmi di come un camionista mi avesse trovata in mezzo alla strada la mattina precedente e dell'operazione al braccio che avevo dovuto subire. Mi guardai freneticamente intorno, cercandolo con lo sguardo, senza avere il coraggio di dare voce alla domanda che mi ronzava in testa.

<<Mamma, lui dov'è?>> chiesi tremando. Mamma pianse un po' più forte e io non ebbi bisogno di una risposta. Urlai, con le porche forze che avevo. Era come se mi avessero strappato il cuore, lo avessero scuoiato e poi me lo avessero rimesso apposto come se nulla fosse.

I mesi successivi furono lacrime e sangue sui polsi. Lacrime e sensi di colpa. Lacrime e vuoto totale. Lacrime e urla. Lacrime e voti bassi. Lacrime e digiuno. Ne uscii piano piano, ci vollero psicoterapisti e tanta pazienza, ma dopo 5 mesi dalla morte di Michael ero di nuovo io, seppure senza metà della mia anima, senza il mio migliore amico.

Fu tutta colpa mia, quella sera, dal farlo guidare al farlo scendere dalla macchina, dal farlo investire al non soccorrerlo. Anche se i medici non hanno fatto altro che ripetermi che è morto sul colpo, io so che sarei dovuta correre a cercarlo, tenerlo tra le mie braccia un'ultima volta.

Mi ero giusto sciacquata la faccia quando suonò il campanello.


SPAZIO ME

scuse infinite per la mia incostanza. 

ho appena iniziato il primo anno di liceo classico, please try to understand me

mi siete mancati un casino, come state?

che ne pensate di Michael? vi aspettavate questa "rivelazione"?  fatemi sapere cosa ne pensate

see u next, ilysm

-els

No way to escape. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora