Capitolo 22, Il dolore di Sirius

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-Ero nel mio letto e stavo cercando di addormentarmi.

Era stata una giornata pesante, come tutte in questo periodo. Avevo di nuovo litigato con i miei genitori perché mi ero rifiutato di accompagnarli a una riunione dei Mangiamorte, mentre Regulus aveva subito accettato. Continuavano a paragonarmi a lui e a dirmi che era molto migliore di me, che se fossi intelligente mi unirei a loro e che se avessi aspettato ancora mi avrebbero costretto a diventare... uno di loro e non avrei avuto scelta - Sirius deglutí, lo sguardo perso nel vuoto.
-così, prima che mi arrabbiassi tanto da non rispondere delle mie azioni, li lasciai lì e corsi in camera.

Quando ormai ero sotto le coperte, sentii le loro voci, poi la porta che si apriva e si chiudeva, e alla fine il silenzio.
Ero così arrabbiato che non riuscivo a prendere sonno, così, verso l'una, scesi dal letto e mi feci un giro per la casa. Regulus era andato con loro e Kreacher era chiuso in quello che gli piace pensare sia il suo nascondiglio, così ero praticamente da solo.
Scesi le scale e entrai in cucina, per prendere un bicchiere d'acqua. Fu in quel momento che lo sentii.
Era il grido di una donna.

All'inizio, pensai di essermelo immaginato, ma poi lo sentii di nuovo e non ebbi più dubbi:c'era qualcuno in casa, e stava urlando, chiedendo pietà.
Mi resi subito conto che proveniva dalla cantina, quindi elusi l'incantesimo di protezione che mio padre aveva attivato e scesi velocemente le scale -
Sirius si interruppe, incapace di proseguire. James aspettò pazientemente, in silenzio, e dopo che Sirius ebbe bevuto un sorso d'acqua, riprese a raccontare.

-Ciò che vidi... fu terribile. C'era una donna appesa per i polsi a delle catene che pendevano dal soffitto. Era ridotta a pelle ossa e vestita di stracci. Il suo viso era bagnato di lacrime e chiazzato di rosso per il troppo urlare. Mi guardava con occhi sgranati, implorando il mio aiuto.
Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Non possiamo ancora usare la magia fuori da Hogwarts, quindi ci misi una decina di minuti per liberarla.
Le gambe non riuscivano più a reggere il suo peso, quindi mi chiese di farla stendere a terra, così la accontentai.
Cercai di bloccare le numerosissime ferite da cui sgorgavano fiotti di sangue, ma lei mi prese la mano nelle sue.
'Sto morendo', mi disse, 'Non c'è più nulla da fare', e mi sorrise.
Volevo salvarla, non volevo rassegnarmi.

'Ascoltami' mi disse.
'Sai perché i tuoi genitori mi tengono chiusa qui?' negai con il capo.

'Ero una di loro. Una Mangiamorte. Poi mi sono pentita e ho cercato di andarmene, ma presto ho capito che non era possibile, allora ho cominciato a fare la spia per il ministero, per attutire quel senso di colpa insopportabile che provavo da quando mi ero resa conto che la causa che stavo perseguendo era sbagliata, cattiva e ingiusta. Ho accettato di passare informazioni su Tu-Sai-Chi, i Mangiamorte e su tutto ciò che sentivo che avrebbe potuto rivelarsi importante in cambio dell' immunità. Inutile dire che mi hanno scoperto. Bene, ho pensato, ora mi uccideranno e potrò finalmente stare in pace. Fui così stupida da dirlo ad alta voce.

Lui rise, mi disse che non avrei sofferto abbastanza se fossi morta subito. Chiese ai suoi seguaci chi volesse torturarmi. I tuoi genitori si offrirono volontari. Mi portarono qui e mi lanciarono una maledizione: avrei continuato a dissanguarmi e a sentire il dolore, ma non sarei morta.
Da allora sono qui'.

'Cosa posso fare per aiutarti?' le chiesi dopo un attimo di esitazione, disperato come mai lo ero stato fino a quel momento.
'Lo vedi quel coltello, vicino alla porta? Essere pugnalata da un membro della famiglia che ha lanciato la maledizione è l'unico modo che ho per morire. Ti prego, aiutami. '

La guardavo, scuotendo la testa. Non potevo fare ciò che mi chiedeva e glielo dissi.
'È l'unico modo che hai per aiutarmi. Ti prego, fallo!' la sua espressione era così stanca.
Stanca di lottare contro se stessa, preda di un senso di colpa che ormai trasformava ogni secondo in un eternità di sofferenza.
L'ho guardata negli occhi scuri, e ci ho letto tutta la disperazione che provava, la sua incapacità di poter mai vivere di nuovo, se gliene fosse stata data la possibilità.

Ho assecondato il suo desiderio, anche se non volevo.
Come aveva detto lei, era l'unico modo per aiutarla.

La verità è che la capivo molto bene.
Un po' la conoscevo la sensazione che stava provando. L'enorme carico di sbagli che sembra di avere sulle spalle, la stanchezza che non ti fa più continuare e che ti spinge a desiderare di liberartene, a qualsiasi costo.

É morta fra le mie braccia.
L'ho sentita esaltare il suo ultimo respiro. Probabilmente ho anche sentito il suo cuore smettere di battere.
Ho abbassato le palpebre sugli occhi, ormai vitrei.
Sai, è strano vedere la vita abbandonare lo sguardo di una persona, lasciandola spenta e morta.

Non so per quanto tempo sono rimasto in quella cantina.

Quando mi sono alzato, sono andato a lavarmi le braccia e le mani, ripetutamente. Continuavo a sentire, e sento tuttora, il suo sangue su di me.
Ho fatto le valigie e sono venuto nell'unico posto dove sapevo sarei stato accolto. Qui. -

James non pensava di aver mai voluto farsi carico delle sofferenze altrui come in quel momento.
Abbracciò forte Sirius, desiderando di poter cancellare tutto quel dolore dal suo migliore amico.

Quando cominciò a piangere, James lo strinse più forte a sé, sussurrandogli parole di conforto in tono dolce.
'andrà tutto bene', gli diceva, 'sei con noi adesso, nulla potrà andare storto'.

La verità era che James non ne era molto convinto.
Non pensava che Sirius si sarebbe ripreso molto facilmente da quell'esperienza.
Tutto ciò che poteva offrirgli era una casa, delle persone che gli volevano bene e una spalla su cui piangere.

Avrebbe voluto aiutarlo di più, ma non c'era nient'altro che lui potesse fare.
Sirius si sarebbe dovuto rialzare, ma con i suoi tempi e a modo suo. James poteva solo stargli vicino.

Mentre Sirius piangeva tutte le sue lacrime, in uno spettacolo straziante a cui James aveva sperato di non assistere mai, Euphemia con molta discrezione lasciò sul tavolino un bicchiere d'acqua in cui era dissolto un sonnifero, che James fece bere al suo amico una volta che ebbe finito di sfogarsi.

In quel momento Sirius aveva un'aria spezzata, l'espressione vacua e fragile, e James poteva quasi sentire il peso di tutto quello che aveva passato ricadere su di lui.

Una volta che ebbe bevuto, Sirius chiuse gli occhi quasi subito, accasciandosi sul divano.

'Dormi' gli disse piano James.
'Ora non sei più da solo, ci sono io con te'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 12, 2019 ⏰

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Lily e James, insieme fino alla morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora