PARTE 5

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PARTE 5

Jongin lo guardava dall'altra parte della stanza.

Kyungsoo non aveva ancora alzato lo sguardo da quel taccuino nero, aveva spiluccato qualcosa dai piatti che i camerieri gli avevano appoggiato davanti, ma erano sempre tornati alla cucina praticamente intonsi.

Cosa stava facendo che richiedesse tutte quelle energie? Quell'enfasi?

Scriveva sulla carta come se avesse potuto bucarla da un momento all'altro, giocava con i denti con il labbro inferiore, che ora brillava arrossato e lucido di saliva, passandosi le mani tra i capelli li aveva riportati al disordine in cui Jongin li aveva visti solo la sera prima.

Era bello mentre si concentrava, aveva un'espressione quasi sofferente, come se le idee che uscivano dalla sua testa facessero quasi male, le labbra che stringeva tra i denti sembravano essere state appena baciate con foga. Jongin non avrebbe mai creduto di vederlo così sconvolto.

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Kyungsoo non vedeva le note, non le vedeva mai quando scriveva musica. Spesso quando finiva e finalmente vedeva la carta su cui aveva scritto trovava uno scarabocchio per chiunque incomprensibile ma su cui lui trovava dei punti in cui aveva premuto quasi con rabbia la penna sul foglio e aveva creato un punto più grande, un segno profondo nella carta. Ed ecco le note.

Era come se in quei momenti vedesse un disegno, davanti a sé, e dovesse ricopiarlo il più in fretta possibile, prima che scomparisse. E quando si risvegliava trovava un disegno di puntini, di note, come quelli che si vedevano nei libri per bambini.

Ogni volta che suonava era come se ricollegasse i puntini, nota dopo nota, e riviveva la scena che lo aveva ispirato, proprio come se fosse reale, tangibile, intorno a lui.

E adesso davanti a lui suonava un pianista, bellissimo, con le dita affusolate e piene di anelli che premevano sui tasti bianchi come avorio e neri come mogano, accarezzandoli, in una carezza che lui quasi invidiava. E il pianista era vestito di grigio, o svestito di grigio, perché la sua camicia dava alla sua pelle riflessi argentati, ma non lo copriva. Vedeva tendersi i muscoli delle sue spalle, vedeva il solco della sua colonna vertebrale, le scapole che spingevano sotto la stoffa. Vedeva i bicipiti che si gonfiavano impercettibilmente per accompagnare i movimenti delle braccia.

Peter guardava le mani di Kyungsoo disegnare linee sul pentagramma, sembrava una danza. La penna scorreva sulle pagine leggera, veloce o lenta, e poi improvvisamente schiacciava in un punto come un colpo di tacco o girava su se stessa come in una piroetta. Ma il compositore non sembrava vedere veramente il foglio davanti a sé, aveva lo sguardo quasi perso, le sopracciglia aggrottate, come a vedere qualcosa di lontano. Era sempre stato così quando scriveva, completamente assorbito dalla sua ispirazione.

E girando lo zucchero nel caffè con i cucchiaino Peter aspettava pazientemente che ne uscisse, che la penna si accasciasse sul foglio interrompendo quella linea infinita costellata di punti, e che il suo amico finalmente vedesse il foglio su cui aveva scritto un altro capolavoro. Perché era sempre un capolavoro.

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Quando Kyungsoo alzò finalmente la testa dal tavolo avevano appena finito di portare via le tazzine da caffè vuote, ma lui non sembrò farci caso.

Sul suo taccuino era comparsa la solita accozzaglia di righe senza senso apparente e l'artista si mise a contare le pagine scarabocchiate. Nove facciate e mezza.

Sospirò, sfregandosi gli occhi con una mano, e richiuse il taccuino lasciandolo sulle sue gambe.

Peter sorrise. "Buongiorno, scrittore." lo salutò con tono divertito.

"Scusa Peter, ti ho lasciato da solo per tutto il pranzo."

Il vecchio scrollò le spalle. "Non ho patito, tu piuttosto non hai mangiato."

"Ho nutrito la mente." disse il compositore, battendo bonariamente sul taccuino rilegato in cuoio.

"Devi anche mangiare qualcosa di solido, adesso ci facciamo portare un pezzo del coniglio che c'era per secondo e qualche patata."

Kyungsoo gli sorrise, poi incrociò lo sguardo con quello di Jongin che lo osservava dall'altra parte della sala.

Chiese a Peter: "Da quanto mi guarda?"

"Chi? Il pianista? Da quando ci siamo seduti, più o meno."

Kyungsoo lo guardò a sua volta per qualche istante, con le mani affusolate batteva ritmicamente sulla superficie del tavolo, e gli anelli che portava alle dita, colpiti dal sole, emettevano scintillanti riflessi metallici.

"Allora? Cosa hai scritto?" chiese Peter, interrompendo i suoi pensieri.

Kyungsoo strinse il taccuino, quasi come se il vecchio avesse minacciato di portarglielo via. "Non la voglio rileggere."

L'uomo aggrottò le sopracciglia. "Eh?"

"Devo riprendere fiato. Mangio e poi la trascrivo."

Ora Peter era veramente incredulo. "Ma cosa hai scritto che ti ha provato così tanto?!"

Kyungsoo alzò le spalle e chiamò un cameriere. "Lo scoprirai."

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Quando si era seduto di nuovo in platea e aveva cominciato a rileggere e a trascrivere quello scarabocchio che aveva tirato giù mezz'ora prima aveva quasi maledetto il proprio talento. Rileggendo quelle note rivedeva Jongin seduto al pianoforte, sensuale, provocante, proprio come lo aveva visto quella mattina, proprio come se fosse stato di nuovo lì.

Quando risalì sul palco perché il pubblico lo voleva sentire di nuovo sentiva il taccuini pesare nella tasca interna della giacca, e quando gli chiesero di suonare qualcosa a sua scelta li portò tutti nel mondo della Privazione, una canzone triste e arrabbiata allo stesso tempo, un brano quasi risentito. Decisamente aveva bisogno di calmare gli animi.

Quando gli chiesero il bis di Uccello che muore aveva già praticamente le dita sui tasti giusti e la suonò due volte.

Quando premette l'ultimo tasto sentì di averli distrutti, l'atmosfera era pesante e carica di malinconia.

Prese un profondo respiro di quell'aria così spessa e si sentì un po' meglio.

"Beh, ora che ci siamo depressi possono venire gli Airmen a tirarci un po' su di morale no?" disse con calma, con un sorriso divertito sulle labbra.

E mentre Chanyeol batteva sui tamburi in ritmo che faceva tremare anche il pavimento e Jongin schiacciava i tasti della sua tastiera quasi picchiandola, mentre il pubblico li guardava ormai catturato e Peter cercava di sbirciare sul suo foglio, finì di ricopiare il suo nuovo brano.

Sex Songs -KaisooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora