PARTE 6

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PARTE 6

I fogli strappati dal suo taccuino lo guardavano severi dal leggio del pianoforte della sua stanza.

Alla fine non li aveva fatti leggere a Peter, non li aveva fatti leggere a nessuno.

Kyungsoo camminava avanti e indietro per la stanza, e quei fogli lo guardavano quasi accusatori.

Come aveva fatto a farsi prendere così?

Si sedette al pianoforte e, ignorando il brano sulle pagine strappate che lo chiamava a gran voce, cominciò a suonare i brani del suo album più vecchio. Tra le sue dita si susseguirono le note di Alla Mamma, mentre si ricordava di quando l'aveva scritta, per i cinquantadue anni di sua mamma, quando lui ne aveva ventitré.

Mentre le note allegre invadevano la stanza e lui, per un attimo, si ricordava di sua madre che impastava gli gnocchi mentre lui scriveva tutto agitato sul suo taccuino, che a quei tempi era nero. Ce lo aveva ancora, da qualche parte.

Il petto gli si riempì di quella sensazione dolce di casa, di benessere. Amava suonare per sua mamma, come lei amava sentirlo suonare.

Quando le ultime note svanirono nel silenzio della notte, in cui si sentiva solo il lieve rombo dei motori delle auto ventitrè piani più in basso, Kyungsoo sospirò e qualcuno bussò alla porta.

"Chi è?" chiese, ora rilassato.

"Jongin."

Rilassato? Ah! Bella battuta.

Un brivido gli percorse il corpo, scendendo lungo la schiena.

"Di cosa hai bisogno?"

"Che tu mi faccia entrare, magari?" rispose l'altro, con tono saccente.

Kyungsoo sospirò. "E' aperto."

Il tastierista fece il suo ingresso nella stanza, vestito ancora come l'ultima volta che lo aveva visto, prima di cena, con quella dannata camicia. Gli sorrideva.

"Tu hai un pianoforte in stanza?!" chiese, stupito.

Kyungsoo si alzò e fece un paio di passi indietro, verso il letto. "Sì, ce l'ho sempre."

"Figata..."

"Che gergo..."

Jongin lo ignorò in favore dello strumento, si avvicinò e accarezzo con tocco leggero i primi tasti. Poi l'occhio gli cadde sui fogli dal bordo strappato.

"E cosa sono questi? Quello che stavi suonando?"

Kyungsoo spalancò leggermente gli occhi. "Non sono nulla."

Il più giovane si sedette al pianoforte, ci sarebbe mai stata una volta in cui gli avrebbe dato retta?

"Posso suonarla?"

Assolutamente no.

"No, lascia perdere, è una bozza."

Jongin scosse la testa. "E' una tua bozza, il che significa che è qualcosa di spettacolare. E' nuova?"

"Sì."

Jongin si voltò e incrociò il suo sguardo, lo guardava come un predatore guarda la preda. Kyungsoo si sentiva molto una preda.

"E' quello che stavi scrivendo oggi?"

Kyungsoo non rispose, Jongin continuava a guardarlo.

"Allora?"

"Sì, è quello."

"Posso suonarlo?"

Kyungsoo si immaginò le sue dita sul suo pianoforte, a sfiorare i tasti per comporre quella melodia che neanche lui aveva ancora sentito. Realizzò che l'avrebbero sentita per la prima volta insieme.

Sex Songs -KaisooDove le storie prendono vita. Scoprilo ora