Vecchi rancori

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IN ALTO, SCORPIUS MALFOY

Erano passate settimane dalla festa di inizio anno organizzata dai Serpeverde, ma bastarono pochi giorni alla tersa e gelida aria autunnale di ottobre, per incombere all'interno delle mura dell'antico castello. Sante mura, avevano resistito alla guerra magica, avrebbero potuto reggere anche la bocca d'oro di Dominique Weasley che sputava mine e sentenze alle 6:15 del lunedì mattina? Questo fu il primo quesito della giornata che Rose si pose.

"Vorrei schiantarlo ragazze, ha palesemente approfittato della mia gentilezza e buona volontà. Ad essere disponibili ci si rimette sempre!" Sentenziò la biondina con fermezza e irritazione. Quel mattino Alice Longbottom e Rose Weasley avevano avuto il "privilegio" di essere svegliate dall'Uragano Dom, il quale non avrebbe lasciato scampo a nessuno. La giovane Grifondoro aveva almeno avuto il buon senso di non svegliare nel bel mezzo della notte le sue due docili e innocenti coinquiline per illustrargli l'accaduto della sera precendente. Si da il caso che Dominique abbia aiutato per un'intera settimana Jack Davies a svolgere i suoi compiti. Quest'ultimo è un ragazzino del secondo anno, presunto figlio di un grande imprenditore babbano. Per l'appunto, nel momento in cui alla mezza Veela erano arrivate voci sul conto del signor Davies e la sua ditta che produceva cosmetici per la cura della pelle, lei aveva cominciato a volare e fantasticare, offrendosi come schiava al piccolo Jack, pur di ottenere gratuitamente alcuni dei prodotti che suo padre lanciava in commercio. Ma non conosceva la personalità meschina e rude del piccolo diavoletto, e giusto la sera prima, era venuta a conoscenza della truffa. A dir poco esilarante, a detta di Rose.

"Dom, vedi di accettare la realtà: un pivellino di 12 anni ti ha messo nel sacco. Credo sia normale la tua reazione, io stessa mi sentirei terribilmente umiliata. Tuttavia, sono le 6 del mattino, e cazzo, la mia sveglia neppure è suonata! Torna a dormire, avrai tutta l'ora di Rune Antiche per rimurginare sulla tua scomoda situazione." Borbottò Rose infilando la testa sotto le coperte rosso oro.

" Assolutamente no! Adesso voi due vi alzate e vi preparate di tutto punto: oggi lezione con le serpi! Ricordatevi che chiunque entri nelle loro grazie, verrà acclamato da tutta la scuola: la loro popolarità non è indifferente a nessuno." Annunciò con fin troppa enfasi la mezza Veela, in tutta risposta.

La primogenita dei Weasley alzò il capo con un movimento più che rapido, sgranò gli occhi e corrucciò la bocca. La piccola Longbottom osservò la sua reazione con un ghigno divertito. Era in arrivo il commento di Rose, e certamente sarebbe stato a dir poco sconvolgente, come ogni suo intervento d'altronde. Tutti (insegnanti e studenti) ammiravano la capacità della Rossa nel saper utilizzare efficacemente ogni singolo termine della lingua per esprimere al meglio i suoi pensieri più profondi. Sapeva quando, come e perché parlare, e ogni parola veniva dai lei stessa dosata, conferendo equilibrio ai suoi discorsi. In parole povere, ogni singola volta che apriva bocca, non c'era anima viva che Rose Weasley non incantasse.

"Sai Dominque..." Cominciò Rose, alzandosi con estrema calma e lentezza dal morbido letto a baldacchino, per poi piazzarsi di fronte alla bionda non osando staccare gli occhi dai suoi. "...non ho intenzione di chiederti il motivo di questo tuo intervento. Spero di non venirne a conoscenza neppure tra qualche ora, non è di mio interesse. Mi sorprendo esclusivamente di come tu possa frequentare soggetti quali le serpi, all'infuori di tuo cugino. Esseri tutti verde e argento, con una spropositata ammirazione verso se stessi e un'ambizione immotivata. Molto simili al mio modo di essere, non a caso sarei dovuta finire tra loro, cinque anni fa. Tuttavia, c'è solo un'unica differenza madornale tra me e loro: un fine, uno scopo. Ambisco ad alte cariche per realizzarmi come strega e come donna, certamente non per vincere su coloro che gareggiano contro di me. Sono determinata perché ho un obiettivo da raggiungere ed una meta da superare, a differenza delle serpi che, temendo l'oblio ed una vita indesiderata, tendono all'eccellenza con il mezzo di denigrare il prossimo. Quindi, se ora ho spostato il mio culo da quel letto, e se ho intenzione di mettermi in tiro, non lo faccio certo per quei buffoni senza ritegno che non hanno la più pallida idea di dove sbattere la testa, bensì per me stessa. Non ho bisogno di indossare una gonna troppo corta o di sbottonare leggermente la camicia per farmi guardare da loro. Le serpi mi osservano ugualmente, dal momento in cui sanno che da me, non otterranno mai niente. Detto ciò, buongiorno anche a te, Domi." Terminò cosi il suo lungo contrattacco , continuando però a mantenere la compostezza che tanto la caratterizzava. Sorrise falsamente a sua cugina, rigirandosi poi sui tacchi, raccogliendo la sua divisa dalla sedia e dirigendosi con passo spedito nel bagno comune, chiudendo la porta con un sonoro tonfo.

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