Orgoglio.

Cos'altro vuoi dirmi?

"Alice..." Esclamò con voce decisa la primogenita Weasley. Era arrivato il momento di sistemare la situazione da persone mature. Rose ancora non sapeva cosa le avrebbe detto di lì a qualche istante, d'altronde non solo non si aspettava che stesse litigando con suo cugino al bancone del pub di Rosmerta, attirando l'attenzione di tutti nel locale, tantomeno di trovarla ad Hogsmade.

Albus Potter la guardava implorante, capì in un attimo che lui confidava in lei e nella soluzione che avrebbe trovato a questo problema.

E Rose aveva davvero intenzione di chiarire, nonostante sapesse che le cose tra le due non sarebbero tornate le stesse prima di diverso tempo. La Rossa le questioni importanti se le legava al dito, e il fatto che la Longbottom avesse spudoratamente tradito la sua fiducia, era un boccone amaro da mandare giù.

Come se non bastasse, la moretta non aveva intenzione di collaborare, e lo dimostrò avviandosi verso l'uscita alla chiamata di Rose.

Quest'ultima, vedendosela passare di fianco, le afferrò delicatamente il polso, facendo incontrare i loro sguardi. Per un millesimo di secondo, entrambe si sentirono come finalmente a casa dopo un lungo viaggio. Con un semplice scambio di sguardi, tutti i momenti più belli passati insieme attraversarono le loro menti: dal primo pupazzo di neve costruito a sei anni, nel giardino della tana, dopo una violenta nevicata, all'ultima nottata in bianco trascorsa a ridere e a parlare del più e del meno.

"Alice, dobbiamo parlare." Disse decisa Rose, questa volta desiderosa di ottenere una risposta positiva.

Alice, percossa da brividi di incertezza, si abbandonò a ciò che l'aspettava. Cosi annuì insicura e seguì Rose fuori dal locale.

L'aria gelida fece rabbrividire entrambe le ragazze, non giovando affatto la situazione. Si disposero alla massima distanza l'una dall'altra, infondo, in quell'istante, non avevano nulla da condividere.

"Non sono qui per farti la predica, Alice. Siamo entrambe sufficientemente intelligenti e mature per risolvere la questione senza troppi intoppi. Eri la mia migliore amica, mi fidavo di te, anche se sospettavo che tu fossi capace di voltarmi le spalle..." Cominciò Rose, seria come non mai. Alice cercò di controbattere, ma invano.

"Nonostante ciò, non sono cosi stupida. So che hai avvertito Albus per il mio bene. Capisco che in fondo eri preoccupata che un tipo come Russell si avvicinasse a me, con il rischio di illudermi e ferirmi di conseguenza. Tuttavia, avresti dovuto sapere che non tollero le persone che cercano di risolvere le questioni private al posto mio. Ho un carattere difficile, sono spesso egoista, e so che starmi dietro non è sempre facile. Ammiro la tua pazienza nel sopportarmi, perché a volte ne ho abbastanza anche io di me stessa. Però Alice, nonostante io ammetta di non essere l'amica che tutti sognano, non ho mai, mai smesso un secondo di portarti rispetto, e speravo con tutto il cuore un comportamento simile da parte tua." Terminò d'un fiato la Rossa, con le guance arrossate e il respiro corto. Era felice di essersi scrollata un tale peso dalle spalle, ma nel mentre fremeva per l'imminente risposta dell'amica.

Alice si guardò intorno, spaesata. Per il carattere che aveva, sarebbe voluta fuggire il più lontano possibile da problemi come quelli, piuttosto che farsi coraggio e tentare di rispondere. Sentiva come un pesante macigno al centro del petto, che la rendeva incapace di ragionare lucidamente per elaborare una risposta altrettanto sensata da dare a Rose.

"Se avessi saputo che parlando con tuo cugino avrei creato tanto scompiglio...beh...non lo avrei certamente fatto. Credevo di farti un favore parlando con lui, o quantomeno di aiutarti, anche se solo ora ho capito che tu non avevi bisogno di aiuto, perchè per te quella di Russell non era una faccenda importante, al contrario mio." Parlò con voce flebile la Longbottom.