So cosa è meglio per me

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Percorreva sicura Rose Weasley, l'ultima scalinata che la divideva dalla sala grande. Alcune sue compagne di corso la affiancarono, giusto per farle i complimenti per l'aspetto sereno e riposato che sfoggiava quella mattina. Alla rossa sfuggì un ghigno divertito. Si perché, quella notte, James Potter era stato cosi gentile da ospitarla nel suo dormitorio, assolutamente convinta di non voler condividere neppure l'aria con la Longbottom. Tuttavia, per quanto potesse essere comodo il letto di suo cugino, la ragazza non chiuse occhio, impegnata a rimurginare sulla conversazione avuta il pomeriggio precedente con i suoi due migliori amici. Rose aveva tratto delle precise conclusioni. Alice non le era stata mai realmente fedele. L'ultimo avvenimento ne era stata la prova lampante. Non riesce a tenere la bocca chiusa. Non è capace di tenersi le sue confessioni per se, figuriamoci quelle degli altri. Con lei non bisognava mai pronunciare una parola di troppo, altrimenti si sarebbero presentati solo grossi grassi guai.

Come se non bastasse, Rose per la Longbottom rappresentava più un'ossessione, che un'amica del cuore, e questo spaventava particolarmente la Weasley.

Invidia? Compassione? Rabbia? Cosa spingeva Alice a dipendere così tanto dalle azioni e dai comportamenti di Rose?

Questo la ragazza non riusciva a spiegarselo, ma ne aveva fin sopra ai capelli.

Per non parlare di Albus.

Non riusciva a realizzare che anche per lei era arrivato il momento di crescere. Non le permetteva neppure di indossare un vestito che arrivasse sopra le ginocchia, dannazione! Avere un cugino del genere, per Rose, voleva dire solo una cosa: tante, troppe seccature. L'iperprotettività che il Potter riservava per la ragazza, era spropositata ed ingiustificata. E Rose odiava dovergli mentire per nascondergli i suoi segreti più intimi, ma la stragrande maggioranza delle volte, era più che necessario!

Tuttavia, la sua entrata in Sala Grande sarebbe dovuta essere d'effetto, almeno quanto la sua uscita dal dormitorio, giusto ieri pomeriggio. Inutile nascondere però il disagio provato dalla rossa nel dover indossare una gonna decisamente più corta del normale, con tanto di calzettoni grigi alzati sopra le ginocchia. Guardandosi allo specchio, prima di catapultarsi fuori dalla stanza del maggiore dei Potter, si convinse che non era niente male l'effetto finale, ma l'imbarazzo...oh, quello si intravedeva persino dal vetro.

Rose entrò in Sala Grande, immediatamente seguita da un breve ma tagliente silenzio. Intravide Albus, dal tavolo dei serpeverde, contrarre la sua mascella con un gesto meccanico. Diversi lividi che cospargevano il suo viso. Il biondino al suo fianco spalancò gli occhi grigi...idiota, pensò la rossa. Intorno, gli altri studenti del loro anno, si guardarono compiaciuti. Rose avrebbe voluto spaccargli la faccia con il volume di Rune Antiche, ma non gli avrebbe fatto abbastanza male. Si diresse con disinvoltura verso la sua famiglia, sentendosi gli occhi di ogni suo singolo componente addosso. Prese posto affianco a James, scoccandogli un leggero bacio sulla guancia. Evidentemente, tutti erano a conoscenza di ciò che era successo lo scorso pomeriggio, altrimenti almeno uno di loro avrebbe proferito parola anche in sua presenza.

Rose li osservò tutti un'ultima molta, infastidita. Spostò poi lo sguardo su Albus, il quale non aveva smesso di scrutarla da quando era entrata. Si fece coraggio, e sibilò contro la sua famiglia: "Non so cosa vi abbiamo detto gli altri, e sinceramente non è di mio interesse."

Tutti gli studenti tacquero improvvisamente. Brutti stronzi, continuate ad ingozzarvi di cereali.

"Vi chiedo solamente...Vi è bastato cosi poco per schierarvi contro di me? Forse, tutti mi considerate come una bimba incapace di crescere, col cervello di una formica. Sinceramente, mi aspettavo un comportamento più maturo da parte di tutti voi. Siete sempre così gentili e disponibili con gli altri, girate per i corridoi con dei sorrisi smaglianti, e adorate parlare di quanto la nostra famiglia sia unita. Peccato però, che non appena uno di voi cade, bramiate per poterlo colpire alle spalle. Smettetela di recitare, perché forse questa scuola sarà anche il vostro palcoscenico, ma fuori di qui, le luci si spegneranno."

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