At midnight: il maggiordomo, vecchi ricordi

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La stanza dei suoi "trofei", così li chiamava, era costituita da una camera con alle pareti enormi teche, contenenti gli esseri in ibernazione, addormentati.

Ed ora, Bertram Køhler, secentesimo Duca di Køhler, possedeva colui che aveva bramato da quando aveva memoria: il Conte Steilsson, elfo della luce, per la precisione un elfo delle stelle, maestro nell'arte della magia dei cinque elementi.

Finalmente, dopo tanti secoli, erano di nuovo insieme. Nessuno avrebbe dovuto, anzi osato, separarli di nuovo se non volevano che la collera del maggiordomo di Bertram, Vash Olsen, gli si scagliasse addosso annientandoli.

Il giovane appoggiò la mano sul vetro, in corrispondenza del viso di Emil, accarezzando il freddo strato di lastra trasparente che li divideva. Aveva bramato riaverlo stretto fra le sue braccia, stringendosi l'uno contro l'altro, percepire il calore e il battito cardiaco del compagno, coccolandosi e passando notti intere a condividere lo stesso letto. Erano stati insieme per anni, secoli, e odiava che delle mocciose avessero spezzato il loro rapporto.

Un rapporto già difficile da mandare avanti, un rapporto che per molti era maledetto: un elfo della luce e un demone, che bizzarra accoppiata.

Bertram, o meglio Murmur, sorrise dolcemente togliendo la mano dalla tecca. Schioccò le dita annullando il camuffamento da umano, servitogli per avvicinarsi a Emil anonimamente.

Un fumo nero l'avvolse per poi mostrare il vero lui, il vero aspetto di Murmur. L'aspetto fisico da ingenuo ragazzo umano lascio spazio a quello di un uomo sulla trentina d'anni, dall'aspetto magnetico e affascinante. I lunghi capelli nero pece erano tenuti con un filo bianco, sciolti arrivavano fino alla rotula, il viso era messo in risalto da due occhi rosso sangue.

Due ali nere, simili a quelle di un pipistrello, spiccavano sulla schiena del giovane, distogliendo l'attenzione dal suo abbigliamento non consono: un maglia nera aperta davanti al petto, e decorata con varie cinture di cuoio nero, coprivano parzialmente la parte superiore del corpo; quella inferiore invece era coperta da dei semplici pantaloni neri e scarpe di cuoio. In testa al demone spiccava una vistosa corona, dall'immenso valore, che simboleggiava il suo titolo nobiliare alto.

Murmur, demone dal'infinito potere, conte e granduca dell'Inferno, comandante di 30 legioni di demoni, ora si prostrava nella sua vera ed unica forma.

"Vash!" tuonò avviandosi verso l'uscita, "Si padrone?" "Porta Emil, o meglio Amos, nelle mie stanze, legalo con queste." Murmur fece materializzare delle catene nelle mani del servo, per poi congedarsi.

Lui e Emil si erano conosciuti quattrocentodiciannove anni prima, precisamente nel 1470 quando Amos aveva solo venti anni.

L'aveva preso in un momento particolare, diciamo intimo, quando il giovane elfo si stava lavando su un lago.

I lunghi capelli color argento erano del tutto bagnati, rimanendo così attaccati sulla pelle, e lasciavano fuoriuscire le orecchie a punta, tipica caratteristica fisica degli elfi.

Murmur non era attirato solo dall'aspetto esterno della creatura, che era succulento, ma anche dall'odore che emanava. Un'odore mai percepito fino ad ora.

Dolciastro con una punta amara, come se la pura creatura nascondesse dell'oscurità dentro sé, oscurità che prima o poi sarebbe dovuta uscire.

Voleva conoscerlo. Bramava averlo, stringerlo a se, marchiarlo per far sapere a tutti che era suo, impregnarlo con il suo odore di crisantemo.

La timidezza iniziale fu surclassata dalla grinta di conoscere la afrodisiaca creatura, prima che scomparisse sotto i suoi occhi.

Poteva anche intrappolarlo, si poteva... Ma non voleva chiudere quella paradisiaca visione in una gabbia.

Black Butler: Book of MemoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora