In the afternoon: il maggiordomo, tradimento

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Fedrick scortò Allison, che alla fine non era andata con Aki e Fanny, Myrya e Ivan nella stanza che avrebbe usato per la sua permanenza in Norvegia.

Emil non era con loro, aveva preferito rimanere nel proprio studio per esaminare i spostamenti dell'ultimo mese che il Duca Køhler aveva fatto.

I tre non si sorpresero nel trovarla perfettamente in ordine, conoscevano Fedrick, per lui l'ordine e la pulizia venivano prima di tutto.

Letto rifatto, abiti dentro l'armadio, gli unici oggetti che rimanevano bene in vista erano le boccette di pozioni, create da lui stesso, esposte sopra sia i comodini ai lati del letto sia sopra al comodino in stile Impero, e grazie ai propri colori vivaci e sgargianti era inevitabile non notarle.

I libri di magia del mago erano posati sopra la propria scrivania, accanto ad essi  c'erano degli appunti e la punta della piuma d'oca era ancora fresca d'inchiostro.

"Maestro quella creatura che ci ha mostrato Christel era una fata, se ne rende conto?" il ragazzo annui alle parole dell'allieva, consapevole che se il Duca era venuto in possesso di una di esse sicuramente possedeva altre creature, come comunicato pochi giorni prima alla riunione fra la Nobiltà della Neve e il Conte Phantomhive.

"Fedrick, hai paura... Che non si sazi con le creature che possiede già?" "Ma Ivan, cosa vorrebbe di più di quello che ha?" "Te e me, Myrya" quella sola frase fece gelare il sangue ai presenti. Tutti loro erano creature soprannaturali, come negarlo, ma soprattutto Myrya e Ivan erano demoni millenari, autonomi e potenti, quasi quanto Sebastian, che se cadevano in possesso di un padrone non consono dei loro enormi poteri, potevano sopraffarlo ed usarlo come volevano.

Nessuno però, si fece vincere dalla paura: Myrya ed  Allison si era attivarono subito, frugando fra i libri del maestro di quest'ultima, Fedrick; Ivan e Fedrick,presa la mappa della villa Køhlerche Allison gli aveva fornito, tentavano di studiare possibili passaggi segreti di essa.

Einar aveva terminato le mansioni datogli quella mattina, svolgendole meticolosamente, senza lasciarne alcune che non avesse soddisfatto il suo padrone.

Aveva lucidato e riordinato l'argenteria, spolverato la stanza dove il Conte aveva posto la sua collezione d'opere d'arte, perfino revisionato i vini della cantina.

Celine e Arvid, due domestici della famiglia, erano sbalorditi da come una persona sola era riuscita a fare tutto ciò, senza una mano e senza aiuto. I loro dubbi rimasero tali, nessuno rispose ad essi e nessuno d'altronde osava chiedere ciò a Einar. Tutti i domestici l'ammiravano, si, ma anche temevano. Percepivano in lui qualcosa che l'incuteva, un senso di angoscia tremendo, grazie a quello Einar da loro riceveva solo dei "subito" o "agli ordini".

Einar, consapevole di quanto il Conte Steilsson stesse lavorando, si diresse verso il suo studio insieme al carrello d'alluminio pieno di leccornie, voleva concedere al proprio padrone una pausa.

Una pausa eterna.

Gli ordini avuti prima erano irremovibili.

Sarebbe stato fedele al proprio padrone, il Duca Køhler, fino alla morte.

Avrebbe svolto l'unico incarico datogli dal suo vero padrone. Dal suo primo giorno di servizio alla villa Steilsson non aveva pensato ad altro: rapire dei soggetti particolari

Rapirli non l'aveva turbato fino ad ora. Era pronto a tutto: le torture di Fedrick, le vivisezioni di Franken Stein, le raffiche di scaglie di ghiaccio che Sofia gli avrebbe riservato, le torture psicologiche di Gaia, il sadismo di Myrya e Cloe messe insieme, i colpi di tridente di Syel e quelli della lancia di Agnese, l'ira di Emil. Einar era pronto a giocare il tutto per tutto.

Un sorriso beffardo spari dal suo volto appena bussò alla porta dello studio, dove entro.

Le due Steilsson erano pronte per il pranzo dal Conte Phantomhive. Indossavano dei deliziosi vestiti differenti ma non arricchiti di decorazioni.

Quello di  Christel era color grigio tendente al bianco, lungo fino ai polpacci, varie scie di pizzi e merletti partivano verticalmente dalle spalle fino alla fine della gonna, un fiocco nero era legato alla vita della ragazza. 

Quello di Astrid al contrario di quello di Christel era più sfarzoso, ma non tanto. Era scollato ma fornito di due piccole maniche decorate con dei ricami, la gonna era divisa in tre da tre file di fasce.

"Divertitevi Miss" augurarono Celine e Laila alle due padroncine, conducendole verso il portone del salone dove, dopo aver salutato il padre, sarebbero state portate da Sebastian alla villa vicina.

Ma del Conte non c'era traccia. "Nostro padre?" chiese Astrid, "Non può venire, è impegnato con il suo lavoro" "Capito Laila, ci rivediamo stasera" "Buon divertimento signorine" dopo l'ultimo augurio le due sparirono dietro il portone di abete robusto.

"Che bella visione" commentò Sebastian conducendo le due verso l'entrata della villa, "Grazie" rispose Astrid educatamente, Christel non aprì bocca, era più preoccupata nel sapere che avrebbe dovuto passare tutta la giornata con Bertram attaccato addosso.

"Qualcosa vi turba signorina Christel?" "Solo il pensiero di passare la giornata con il Duca mi fa, ribrezzo" riferì senza peli sulla lingua, venendo rimproverata dalla sorella.

Ciel attendeva le due ospiti insieme al Duca Køhler, poco da dire, già non lo sopportava. Voleva sapere troppo, ma troppo, dei fatti privati non solo del Conte ma anche della Corona Inglese. Sicuramente se Astrid, Christel e Sebastian non fossero arrivati Bertram sarebbe stato paralizzato da il veleno di uno dei serpenti di Snake, sotto ordine di Ciel stesso.

Einar era faccia a faccia con il Conte Emil Steilsson. Gli s'avvicino tranquillamente con il carrello, offrendole la pasta alla crema insieme a un buon te. Emil ringraziò prendendo la tazza con il liquido, prima di berlo si fermò, notando un particolare.

Emil aveva modificato con la magia elfica il proprio diamante, incastonato sull'anello che portava nell'anulare, facendo si che ogni volta che una bibita avvelenata o stregata nono solo scioglieva l'incantesimo, in caso di magia, ma gli rivelava se il contenuto del calice o del piatto erano avvelenati: quando era così il diamante mutava di colore da bianco a grigio chiaro. Quando Einar aveva posato sulla scrivania  le leccornie, esso aveva mutato colorazione.

Emil irritato del tentato "avvelenamento" bevve tranquillamente il tè, mangiandoci assieme i dolci, facendo sorgere al povero maggiordomo, che continuava a servirlo, dei dubbi.  

Perché il sonnifero nel tè e nei dolci non avesse funzionato?

"Tutto fantastico Einar, complimenti" "Grazie Padrone" "Ma togliermi una curiosità" "Quale?" "Avete stregato il cibo?" "Cosa dite Padrone".

Poggiò le stoviglie sporche sopra il carrello. Emil approfittò del momento di distrazione del proprio maggiordomo per alzarsi, andare vicino alla sua libreria ed aprire uno scomparto segreto, agguantando il suo bastone magico.

Si era ripromesso di non usarlo più, ma l'emergenza era grande. Nel castello c'era una talpa.

"Einar ormai mi fido di te, lo sai" "Si padrone" "Allora dimmi, come ha fatto una chimera ad entrare qui dentro?! Poi perchè hai stregato il cibo" tuonò puntando il bastone verso l'uomo, nel mentre Einar sfilò una pistola puntandola verso Emil.

Si era fregato con le proprie mani, Emil lo conosceva benissimo ed era a conoscenza della sua impulsività. 

"Lavori per quel moccioso?" "È stato un onore servirla Emil Steilsson". Sparò dritto verso l'uomo servito da anni, senza ripensamenti né paura. Ma Emil era sempre un passo dopo di lui. Velocemente scattò, dissolvendo con la magia il proiettile e isolando la stanza per non far sentir ai compagni i rumori della lotta, lanciando un incantesimo a Einar che, con riflessi accesi, l'evitò senza problemi. Capendo che l'armi da fuoco fossero inutili con lui, Einar l'affrontò a mani nude.

Emil si difendeva niente male, riusciva tener testa a un avversario come Einar.

Ma un colpo basso lo fece distrarre. Una figura aprì la porta scagliando addosso all'uomo  un maleficio, che lo blocco immediatamente, facendolo accasciare a terra per poi perdere i sensi.

"Game over Emil" quelle furono l'ultime parole che Emil sentì prima di perdere i sensi.

Black Butler: Book of MemoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora