In the morning: il maggiordomo, benvenuti in Norvegia

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La fredda e soffice neve iniziava a cadere leggera, riuscendo a coprire le strade di un spesso bianco strato. Le luci degli stabili e quelle dei lampioni illuminavano le strade, evitando di lasciarle nell'oscurità.
"Madre! Padre! è bellissimo!" urlò la piccola rossa che correva da tutte le parti, facendo preoccupare i genitori, " Non ti perdere Giselle!" le raccomandò il padre sospirando, cacciando un occhiata tenera alla propria moglie, che sembrava assopita nei suoi pensieri.
"Spero solo che quel moccioso non ci dia fastidio pure qui" disse sperando la marchesa evidentemente scocciata.
"Spero che -quel moccioso- non sia riferito a me. Se non lo fosse sarei curioso di conoscerlo" "Bertram Køhler".

Nella foresta di Ed, situata al confine tra la contea norvegese di Hedmark e la provincia svedese di Värmland, governava un silenzio sovrannaturale, quasi tombale. La neve aveva coperto il terreno e non solo, posandosi sopra il muschio e gli arbusti e ai rami caduti, a causa della tempesta della notte prima, riusciva a rendere affascinante e misterioso quel paesaggio.

Per quella foresta tre giovani ragazzi stavano bighellonando, sfidandosi in una gara di velocità come a loro solito, affiancati dai loro fedeli animali: cucciolo di lupo, un panda e l'ultimo esemplare di alca impenne, tenuto al sicuro dalla sua padrona.
"Astrid sei lenta!" urlò la ragazza all'amica, schivando anche senza guardare gli ostacoli, conoscendo la foresta a memoria aveva memorizzato la posizione di ogni singolo ramo, albero, arbusto e cespuglio.
"Si come dici... Guardati davanti Christel!" il suggerimento dell'amica non andò sprecato.
La ragazza, o meglio Christel, si voltò venendo assalita dal piccolo cucciolo di lupo dell'amico, cadendo con esso a terra.
"Mordicchio basta" rise lei scollandoselo da dosso ridendo.
I due compagni la raggiunsero, con i propri animali, aiutandola ad alzarsi e pulendola dalla neve.
"A mio padre questo non piacerà" mormorò lei fingendosi irritata, "Che ci possiamo fare Christel, è un cucciolo, vuole giocare" "Cucciolo o no devi insegnargli -l"obbedisci- il prima o possibile, senno pensa i casini a Oslo" gli rimembrò l'amica andando in testa al gruppo, con il suo cucciolo i braccio.
Astrid Steilssone Aki Wolff, i due amici vivevano nella magione del Conte Steilsson,rispettivamente padre di Christel e di Astrid.
Christel era una ragazza sui quindici anni, dai lunghi capelli biondi platino, che presentavano una treccia centrale che li lasciava sciolti i capelli sotto essa ad essa, occhi grigio tendente al verdi. Al prima vista appariva una ragazza ingenua ed indifesa, invece era una vera peste: impulsiva, imprevedibile, caparbia, frenetica e allegra ma delle volte ribelle. Non sembrava figlia di un conte dato che delle volte parlava come uno scaricatore di porto, anche dopo i frequenti rimproveri del professore di Svedese e di latino. Di solito portava dei vestiti non tanto comodi essendo di famiglia borghese, anche se la famiglia aveva vietato il corsetto. Per quella scampagnata con gli amici si era vestita con una camicia di lana e pantaloni di pail, insieme a degli stivali che le arrivavano alle ginocchia.
Astrid Steilsson, migliore amica di Christel ed Aki e sorella maggiore della prima, portava i suoi capelli castani legati in una coda, mentre il suo viso era messo in risalto dai suoi fantastici occhi ambra.
Le per i due era come una sorella maggiore, per il suo essere prudente, riflessiva, sincera e rispettabile.
Astrid non era umana, no, era una mezza fantasma. La piccola era riuscità a nascere, dopo la morte della madre, però meta-fantasma. Ma, aihme, non si ricongiunse ai suoi cari, dato che loro la credevano morta, e comparire all'improvviso non avrebbe giovato, per cui si diede all'isolamento nella stessa foresta di Ed, per dieci anni. Successivamente all'incontro con il Conte Steilsson lui l'accolse nella sua villa, adottandola.
Essendo metà-fantasma riusciva ad attraversare i muri e possedere le persone, a suo piacimento, ma di pegno soffriva la fame e il sonno. Lei era vestita come l'amica a differenza che portava con se una borsa, essendo appassionata del mondo dei ricercatori esaminava ciò che le interessava per poi prenderselo.
Aki Wolff, infine, era una ragazza sui sedici anni d'origini olandesi e come Astrid non era umana, era un licantropo. Trasferitesi in Norvegia per lavoro, venne assunto come cuoco dalla famiglia Steilsson. Sbaglio non fu più grande.
I suoi capelli erano corti biondi e aveva degli occhi azzurri ghiaccio.
Addosso portava una semplice maglia e pantaloni di tela, ai piedi degli stivali lunghi.
Astrid e Aki, presi i propri "cuccioli" in braccio, raggiunsero l'amica, avviandosi verso il castello dove abitavano, tentando di entrare di soppiatto evitando la ramanzina dal maggiordomo Einar.

"Signorino siamo arrivati ad Oslo". La scura carrozza si fermò di fronte alla villa di proprietà del giovane Conte, comprata mesi prima in un asta.

Il tenebroso maggiordomo aiutò il proprio padroncino a scendere dal mezzo, per poi condursi con esso verso l'entrata della villa.
"Non pensavo ci sarebbe mai servita" commentò il corvino con un furbo sorriso sul viso, "Nemmeno io. La fortuna ha girato a mio favore".
Peter, o Artoù, seguii i due senza fiatare nel tour della villa, fino a quando non lo lasciarono in una stanza vicino alle cucine.
Una stanza sobria e spoglia di tutto tranne di un letto, un armadio e un comodino con su sopra una luce ad olio; da ciò dedusse che quella sarebbe stata la sua camera.
Snake invece era stato lasciato libero per la villa, dato che tentava di trovare un posto adatto per i suoi amici a sangue freddo.
Ciel si accomodò nel suo, momentaneo, ufficio per terminare delle ricerche iniziate precedentemente. Prima di congedare Sebastian gli ordinò, non solo ripulire la villa da cima a fondo con l'aiuto di Peter e Snake, ma anche di individuare i Williams, riferendogli dove si erano rifugiati e, se in caso, con chi fossero.
Il demone anche se seccato obbedì alle richieste del little master, rispondendo con un sonoro "Yes, my Lord".
Non distante dalla villa Norvegese del Conte inglese si ergeva il castello del Conte norvegese. Il Conte Steilsson.

I cittadini della città di Oslo erano affascinati dalla figura del Conte Steilsson, persona comparsa all'improvviso, dal un giorno all'altro, in quella fredda terra Norvegese.

In giro si vociferava che era stato proprio lui a fondare la tanto misteriosa, fantomatica, Nobiltà della Neve.

La Nobiltà della Neve era simile alla Nobiltà del Male, ne facevano parte delle persone che agivano con il favore delle tenebre, persone che eseguivano incarichi per conto della corona svedese, o no...
I suoi componenti affascinavano tutti, inquadrati come persone famose e quasi leggendarie. Alcuni ipotizzavano perfino che non esistevano, al contempo altri affermavano di averle viste in azione. Tutti però erano d'accordo su un piccolo particolare: non erano umani.
Una antica frottola di Oslo, che gli adulti del posto raccontavano ai propri figli, narrava che il Conte Steilsson fosse un elfo della Luce, per la precisione un elfo delle stelle, dalla maestosa bellezza e dai fantastici poteri. Rifugiatosi nella capitale dopo che aver violato un tabù degli elfi, creatosi dopo la fine del Medioevo, periodo in cui gli Elfi aiutavano gli umani continuamente, ma essi non ricevevano nulla in cambio, anzi alcuni umani li catturavano per poi esibirli nelle corti. Così gli Elfi si erano rifugiati nei boschi, foreste e perfino sotto terra.

Il tabù era il seguente: gli elfi, sopratutto quello della Luce, non dovevano, per nessun motivo e nessuna ragione, aver contatti con gli umani dopo il Medioevo. Se qualche individuo della propria specie violava tale regola, veniva bandito all'istante dal Álfheimr. Declassato a vivere sulla terra il soggetto aveva davanti a se due scelte: andare a vivere insieme ai propri cugini Døkkálfar, gli Elfi dell'Oscurità, venendo così corrotto dall'oscurità stessa; o vivere fra gli umani, venendo contagiato dall'avarizia umana, che l'avrebbe divorato poco a poco, fino a trasformarlo in un mostro.

Black Butler: Book of MemoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora