The nigh: il maggiordomo, le Knights

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Tre ragazze, incantevoli quanto micidiali, gestivano il locale, quel locale aperto 24 su 24 che era frequentato da chiunque. 

Le tre erano sorelle, le tre Knights: Sofia, la maggiore, ragazza dai lunghi capelli color verde acqua e dai occhi color azzurro cristallo. Il suo carattere dolce, altruista e gentile ne nascondeva uno sadico e gelido. Cloe, la mezzana, lei aveva dei lunghi capelli di un colore particolare, bianco lunari, messi in risalto anche dai suoi magnetici occhi viola, lei era maliziosa ma riflessiva e profonda, spesso indifferente o ironica. In ogni occasione proteggeva le sue sorelle, ad ogni costo, anche se talvolta pareva essere cattiva con loro. Gaia, la minore, dai mossi e lunghi capelli castani ed occhi viola, era maliziosa e perversa ma sensibile.

Del trio Cloe, anche se era la sorella mezzana,ricopriva un ruolo fondamentale nel gruppo delle tre Knights: era il capo della banda, la Regina delle regine dell'East End di Londra. Ecco come si definivano le tre.  

Sofia, mentre lavorava, indossava un semplice vestito da cameriera, tenendo i capelli legati in una crocchia. Lei teneva il conto dell'incasso del locale mensilmente, e di solito aiutava la sua sorella mezzana a servire ai tavoli. 

Gaia e Cloe, a differenza della maggiore, indossavano uno smoking, creato per lei dalle magiche mani di Nina Hopkins. La stessa sarta, alla prima, le aveva confezionato anche un delizioso cerchietto nero, decorato un con fiocco viola, che le evitava di far cadere sul viso i suoi ciuffi ribelli, lasciando liberi gli ospiti del locale d'essere catturati dai suoi occhi color lillà. Gaia gestiva il banco dei giochi d'azzardo, e grazie al suo maledetto fascino, a cui nessuno riusciva a resistere, distraeva gli ospiti del casino Cloe serviva ai tavoli con talvolta l'aiuto della maggiore.

Erano le undici e mezza, quando tre figure solcarono l'entrata del locale. 

Sofia alzò lo sguardo dal proprio taccuino, avendo riconosciuto i tre individui gli rivolse un semplice sorriso.

"Scotland Yard non riposa mai" affermò dolcemente preparando tre caffè ai clienti, "Anche il vostro locale, Signorina Knights" gli rispose serio Arthur Randall, commissario di Scotland Yard. "Sa Arthur in qualche modo la grana si deve ricavare" Cloe si intromise nella discussione fra i due, ironica ma anche seria e fredda. "Signorina Cloe come sta?" "E lei Signorina Sofia?" chiesero gentilmente i due fratelli Abberline, Edward e Fred, ispettori di Scotland Yard.
"Bene fratelli Abberline" rispose Sofia porgendo i tre caffè per poi tornare al suo taccuino, ma discutendo sempre con i tre. "Signorina Knights sa del caso che ultimamente sta mettendo Londra a soqquadro?" "Si, nella East End non si parla d'altro, le persone del locale lo chiamano The Brutal Murders, dato che le vittime vengono trovate smembrate. Un po' brutale non trovate" "Si dice che sia opera del diavolo" intervenne di nuovo, prepotentemente Cloe, poggiando il vassoio sul bancone.

Arthur squadrò attentamente Cloe, bevendo il suo caffè caldo, "Siamo qui per farvi delle domande... Se non vi dispiace" "Certo che no Arthur, se volete saremmo disponibili do" "Ora". Il commissario non fece terminare la frase a Sofia, interropendola immediatamente. 

Lei cacciò uno sguardo alla minore, che annui correndo a chiamare Gaia.

"Se volete seguirmi" Sofia accompagnò il vecchio scorbutico, che aveva lasciato Eduard e Fred nella sala del locale a interrogare i clienti, nel suo studio facendolo accomodare.

Arthur, dopo accomodato, gli chiese se sapessero qualcosa degli ultimo omicidi che avevano scombussolato Londra.

"Gli ultimi malcapitati di questi cruenti omicidi erano vostri clienti?" "Non penso, da come so erano frequentatori di vie più eleganti di questa" "Anche noi la pensavamo come lei, signorina Knights, finché non abbiamo sentito in giro che una di quelle vittime era un vostro cliente" "Ah si? Come si chiamava? Di solito dentro il nostro locale c'è un grande via vai, sa Commissario Randall?" precisò Gaia, appoggiata da Cloe, cercando di beffeggiare il più possibile l'uomo, che già poco sopportava.
Randall dal canto suo non si sminuì dai toni usati dalla castana, e, schiarendosi la voce, iniziò a riformulare domande su domande. "Sappiamo che era Claude Faust, uomo sulla quarantina d'anni ormai sotto l'influenza del gioco d'azzardo. Ripeto, sapete se per caso è stato vostro cliente?" "No, scrivo minuziosamente chi gioca nel nostro Casinò e invio ogni mese la lista al vostro amico, il Conte Phantomhive" "Quel moccioso" "Ah ah non lo chiami così Arthie... Quel moccioso è più vipera di noi tre messe insieme" specificò Cloe sedendosi sul tavolo ed accavallando le gambe. "Noi a differenza sembriamo dei mansueti agnellini sa?" rise dicendo Gaia, aggiungendo un particolare "Senno non scrivevo i clienti che giocavano d'azzardo da noi, come nostra Maestà, la dolce Victoria, ha richiesto".
Le parole delle tre sorelle furono sufficienti ad Arthur Randall, che tolse subito il disturbo dal locale insieme ai due ispettori.
A orario di pausa le tre si rintanarono nel loro studio, lasciando il lavoro ai loro e alle loro cameriere, per riposarsi un po' e discutere anche della bizzarra visita dei tre di Scotland Yard.
"Staranno parlando di quegli omicidi che commettono quelli?" chiese Cloe giocando a freccette, con una foto del Duca Køhler, con Gaia. "Penso di si Cloe, l'ultimo nostro colpo ricade a prima che Londra venisse travolta da questi accaduti" Sofia al contempo che spiegava ciò, porse delle bevande alle due sorelle, percependo anche una presenza a loro nota.
"Agnese quanto tempo" Cloe saluto la corvina amica con allegria, prima di diventare seria, "Che ci fai qui?" "Emil ha bisogno di noi?" chiese Gaia sorseggiando la sua birra fresca. Agnese scaglio la lettera sulla scrivania, in modo che Sofia l'aprisse e leggesse. "Ragazze si torna al freddo" aggiunse.
Cloe si alzò dalla poltrona su cui era seduta, sgranchendosi ed avviandosi verso la foto per riprendere le freccette, "Un po' di movimento ci voleva, qui con tutti questi omicidi non possiamo muoverci" sbadigliò annoiata. "Vero...ma Sofia...che dice la lettera?" chiese Gaia curiosa.
"Che la Nobiltà della Neve si deve riunire oggi...alle undici del mattino" spiegò breve e schietta Sofia.
"Oggi! Uffa! Non comprenderò mai quel pazzo elfo...torniamo a casa e prepariamo le valigie" quelle furono le ultime parole che le sorelle sentirono da Cloe, prima che lei usci dall'ufficio e poi dal locale, lasciando Gaia che sorrideva sotto i baffi e Sofia con un leggero e dolce sorriso. "Gaia va con lei, io avviso Annie che ci prendiamo una vacanza..." "Si Sofy" anche la più piccola delle Knights lasciò la struttura.

Nell'ufficio erano rimaste solo Agnese e Sofia, che si fissavano nelle palle degli occhi. "C'è anche altro?" "Il Conte Steilsson...vuole tentare di collaborare con il Conte Phantomhive?" "Con il piccolo Phantomhive? Perché?", "Non me l'ha ancora spiegato... Ma se Emil lo vuole fare alle spalle del Re Oscar II ci sarà un motivo". "Non ha avvisato il re di Svezia, quando sua Maestà lo scoprirà nessuno gli toglie una lavata di capo. Ma non ha fatto una brutta scelta" Sofia assottigliò il suo sguardo, "Quel bambino ne sa una più del diavolo, che ha con se" "Mi sa proprio, cara Sofia, che qui siamo in mezzo a qualcosa di più grande di noi" precisò Agnese sedendosi sul divanetto. "Il maggiordomo di quel bambino è un demone. Ringrazia che non ha mai percepito la vera natura di noi Knights, la sappiamo camuffare benissimo." "Non ne dubito... questa alleanza fra due diabolici Conti è intrigante" rise Agnese portandosi il braccio sopra gli occhi.

"Uno ha accettato l'oscurità per vendetta" "E uno l'ha accettata per salvare una vita" le due fanciulle si completarono la frase, uscendo dal locale dopo minuti di totale silenzio.
"Quindi papà è ad Oslo..." "Allen non puoi lasciare i tuoi compiti" lo rimproverò Connor tenendo salda la sua Death Scythe, una sega, "Lo so ma... voglio essere utile a mio papà... capisci Connor? Potrò chiedere un trasferimento temporaneo... per aiutare i nostri colleghi Norvegesi... per favore aiutami" pregò il piccolo biondo cercando di convincere il suo senpai, che intenerito dallo sguardo da cucciolo, cedette. "Sei tutto tua madre" sospirò il corvino "E sia... Ma se scoprono che vai li per aiutare un demone non ti aiuto" "Grazie infine Connor" sorrise il piccolo shinigami, sparendo poi nell'ombra.

Black Butler: Book of MemoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora