Arrivati davanti vicino al castello Aki allungò il collo oltre l'edera, cresciuta intorno all'abitacolo, cercando di sbirciare se Einar era fermo davanti alla porta d'ingresso, irritato, pronto a rimproverare le tre.
"Ragazze non sembra esserci nessuno in movimento" comunicò lei alle due amiche, "Sarebbe bello... Se quella fosse casa nostra" precisò Astrid strattonando Aki a se, "Il castello è vicino, come ti sei confusa?" "Sai oggi c'è la Luna Nuova, per quello il miei sensi sono calati da stamattina".
"Signorine" un brivido percorse la spina dorsale delle tre amiche, riconoscendo la voce di Einar.
"Siete in ritardo di sei minuti" "Ah...grazie Einar per avercelo...rimembrato" Christel ringraziò l'uomo, senza iniziare a imprecare.
"Ora entrare il professore di latino vi attende".
"Proprio latino? Non ce la faccio più mi annoia e mi ha stancato" il modo poco scurrile in cui Christel si lamentò fece storcere il naso a Einar, che sospirando tentava di trovare le parole giuste per comunicare con lei.
Nel bel mezzo della conversazione fra Christel e Einar, ad Astrid cadde l'occhio sulla villa difronte al castello, aveva notato subito una differenza rispetto a quando erano partite: c'era qualcuno. "Ci sono nuovi vicini?" "Un turista da Londra, sembra essere il famoso Conte Phantomhive" Einar rispose alla domanda di Astrid, nel contempo che conduceva le tre verso l'entrata.
"Londra" "Il Conte Phantomhive" "Presidente della Funtom" "Magnifico!" esultarono entrambe entusiaste. "Quel ragazzo è fantastico!" sorrise Christel saltellando per il giardino, "Anche il suo maggiordomo" appuntò Astrid, portandosi l'indice sotto il mento. "Il cane da guardia della regina Vittoria" finì Aki seguendo Einar.
Appena Einar aprì il portone principale s'affacciarono sul salone principale, di fronte all'entrata si presentavano due scalinate singole, posizionate rispettivamente una a sinistra l'altra a destra, che davano al secondo piano riservato al reparto notte.
Il primo piano era riservato ad altre stanze, che ospitavano: la sala da pranzo, la sala intrattenimento e quella da biliardo, i bagni del primo piano, lo studio del Conte Steilsson, la vasta biblioteca della famiglia, le stanze della servitù, le cucine.
"Christel sei bagnata. Sei ancora caduta sulla neve? In questo periodo non prendere freddo o ti ammalerai" il Conte Steilsson rimproverò la figlia, scendendo con eleganza le scale. Si fermò davanti al lei accarezzandole il viso dolcemente, "Questa volta è stata colpa di Mordicchio padre" si giustificò Christel godendosi il dolce tocco paterno.
"Capito, non mi fare preoccupare più. Il professore di latino vi aspetta nella biblioteca Astrid e Christel. Einar aiuta Aki a preparare il pranzo" "Come desidera" "Ah un ultima cosa" l'uomo si voltò prima di chiudersi nel proprio ufficio, "Ho sentito che il Duca Køhler ci verrà a fare visita stasera, con dei suoi amici...".
"Quel moccioso appiccicoso padre? Non lo sopportiamo" "Christel. Al Duca e ai suoi ospiti riserveremo una calorosa accoglienza...".
La dolce rossa stava girando per Oslo fra bancarelle e negozi in compagnia di una cameriera, Naira, il maggiordomo del Duca Køhler, Vash, e il giovane Duca.
Per le strade già si era circondati, anche se ancora era meta Novembre, da una atmosfera Natalizia.
Le vetrine dei negozi erano già forniti di tutto punto, le bancarelle esponevano tutto quello che avevano in tema e allegre musiche riecheggiavano fra le strade.
La giovane pulzella londinese era troppo distratta a saltellare, e a far esasperare la povera cameriera, che non si accorse di andare addosso a qualcuno.
"Giselle sii più attenta, ci dispiace... Oh... Conte Ivan II Oxenstierna, a cosa devo questa visita?" appena il conte riconobbe chi avesse urtato l'amica, mutò sia tono della voce che il suo atteggiamento.
Il Conte Ivan II Oxenstierna era un uomo sui 23 anni, dalla corporatura non eccessivamente robusta, dai biondi capelli ed occhi azzurri. I suoi vestiti erano ben coperti con mantello di lana di tinta giallo scuro.
Anche se l'uomo era d'origini Svedesi, visitava spesso la Norvegia, fredda terra che lui adorava.
"A nulla di particolare Duca Køhler. Sono qui per affari che a lei non riguardano... Buona giornata a lei e alla sua ragazza" terminò in modo secco e freddo, lasciando il giovane duca con un pugno di mosche in mano.
"Lei non è la mia ragazza!" urlò dietro all'uomo il ragazzo prima che lui sparisse fra la folla, irritato dal non essere stato calcolato.
"Non lo sono e non lo vorrei diventare, andiamo Naira" "Si signorina". Giselle si divise da Bertram, addentrandosi verso vie più popolate delle precedenti.
Un'ombra scura saltava da tetto a tetto, senza lasciarsi notare dalla monotona gente, distratta dalle frivolezze e oggetti lussuriosi, che a nulla sarebbero serviti.
Sebastian Michaelis, maggiordomo del Conte Phantomhive, stava ricercando quello che il suo padroncino gli aveva ordinato: i Williams e, se era, anche delle persone con cui avevano avuto contatti.
Tetto dopo tetto la ricerca pareva interminabile, i Williams non si trovavano da nessuna parte, spariti nel nulla.
Il demone stava per ritirarsi temporaneamente, per andare a preparare il pranzo al suo padroncino, quando davanti a lui comparve una sua vecchia conoscenza.
La demoniessa era come la rimembrava: dal velenoso fascino, curve e fianchi ben delineati, un vestito di un Blu cobalto lungo fino ai piedi le stava a pennello. I biondi capelli mossi le ricadevano sulle spalle, mentendole in risalto il viso, i suoi occhi color cremisi avrebbero affascinato chiunque.
Ricordava il loro ultimo incontro, erano passati ormai 100 ed entrambi avevano stretto un patto con dei nobili francesi, che avidi e superbi volevano le ricchezze della regina.
"Non pensavo di rivederti, non sei cambiata, ora come ti fai chiamare?" "Il mio nome ormai è Myrya Leina. Devo rivelarti che sono cambiata dal nostro ultimo incontro, non sono come voi lezzosi demoni che andate dietro a delle anime, ingannandole" rivelò con una punta di soddisfazione, la giovane donna mentre s'avvicinava a Sebastian.
I due iniziarono a girarsi intorno, guardando l'uno nelle palle degli occhi dell'altro. "Non voglio avere a che fare con voi" "Allora che vuoi... Myrya?".
La donna incrocio le braccia al petto fermandosi, "Se non ci andassero di mezzo le mie due piccole fanciulle non ti chiederei aiuto" iniziò a spiegare con uno sbuffo iniziale, "... Ora come ti fai chiamare? Sebastian? Sembra il nome di un cane" rise lei coprendosi la bocca con la mano. "Che vuoi Myrya" ripeté seccato ed irritato Sebastian.
"Il mio amico, il Conte Steilsson, stasera avrà degli ospiti a cena, il Duca Køhler e e dei suoi amici. Ho la sensazione che conosci dei certi Williams". Al solo nominarli sul volto di Sebastian si fece largo un beffardo e soddisfatto sorriso, "Certo, li conosco benissimo. Sai altro?" "No... La cosa che mi disturba non sono loro, ma la loro servitù, che non sa di umano", "Beatrice è viva e Bartukas morto, perché parli al plurale?" "Con loro c'erano due inservienti: la domestica e, quello che penso sia, un maggiordomo".
Sebastian si portò la mano sotto il mento iniziando a ragionare, chi poteva essere l'altra figura che accompagnava i Williams? Forse la conoscevano o forse no, se non smascheravano chi fosse non l'avrebbero saputo.
"Myrya, mi potreste fare la cortesia di seguirmi? La villa del signorino si trova in periferia, spero non vi scomodi" "Affatto. Tanto dovevo recarmi sempre in quella zona, la Civetta del Re ha richiamato a se La Nobiltà della Neve" "Pensavo che fosse una leggenda" rise lui sotto i baffi, "Pensavo che anche La Nobiltà del Male lo fosse, ma mi sbagliavo".
Terminata la lunga conversazione, e riunione dei due, Myrya seguì Sebastian verso la villa del Conte Phantomhive, per riferire delle notizie più dettagliate.
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Black Butler: Book of Memory
FanficNella bella e lussuosa Inghilterra Vittoriana tutto sembra calmo, niente sembrava preoccupare sua Maestà. Fino al settembre dello stesso 1889 Una coppia misteriosa si aggira di notte per le strade di Londra, lasciando dietro una scia di morte cremis...