Montecchi E Capuleti

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Quella voce veniva da dietro Romeo e Benvolio, i quali si voltarono all'istante, come anche tutte le persone vicine. Mercuzio alzò lo sguardo con un'espressione tra il sorpreso e il seccato, in quanto quella voce leggermente rauca aveva interrotto il divertimento.
Era una donna a parlare, o gridare visto che quasi mezza piazza si era voltata, la madre di Romeo e Mercuzio, nonché la zia di Benvolio. Indossava un abito blu leggero dalle maniche lunghe e ampie. Le estremità di queste ultime, come l'orlo della gonna, avevano dei ricami dorati. Indossava anche un mantello delle stesso colore.
<<Tornate a palazzo. Subito>> intimò ai ragazzi avvicinandosi. La sua espressione autoritaria convinse i tre che la donna non stava scherzando, e che non si stava riferendo solo alla "discreta" poesia di Mercuzio. I tre obbedirono continuando a trattenere risate. La donna li seguì.
Una volta arrivati al loro piccolo palazzo situato poco lontano dal centro della città ella li condusse in salotto. Lì, seduti attorno a un lungo tavolo, il padre di Romeo e Mercuzio, un ragazzo alto e muscoloso, due coniugi apparentemente nobili e un uomo rimasto in piedi completamente coperto da un mantello nero li attendevano. I ragazzi persero la voglia di scherzare.
<<Finalmente li hai trovati, Ginevra>> disse il padre dei tre. Lei si tolse il mantello, lo porse a un servo e si accomodò di fianco al coniuge, davanti all'altra coppia. Così fecero anche i tre ragazzi. L'uomo rimasto in piedi in modo tale da vedere tutti si tolse il mantello: era il principe di Verona Escalus. Romeo, Benvolio e Mercuzio ebbero un leggero sussulto.
<<Non temete>> disse il principe <<basta un mantello per non attirare l'attenzione su di sé. Nessuno in città sa che sono qui>>
Ci voleva una grande sensibilità per percepire quel leggero sussulto. La stessa sensibilità di Mercuzio.
<<A cosa dobbiamo la vostra visita, principe?>> domandò Romeo.
<<La dovete al fatto che io mi sono stufato del continuo odio che scorre fra queste due famiglie!>> esclamò il principe appoggiando le mani al tavolo per sporsi verso il ragazzo. Gli occhi verdi dell'uomo divennero quasi di fuoco. Verdi... Un verde intenso come gli occhi di Mercuzio. Anche il principe aveva i capelli biondi, ma perennemente raccolti.
<<Perché ieri voi tre, Tebaldo e i suoi amici vi siete azzuffati?>> domandò il principe cercando di mantenere la calma.
Tebaldo, il ragazzo alto e muscoloso, aveva abbassato la testa per non mostrare la sua ira. I suoi pantaloni e la sua giacca rossi erano strappati qua e là a causa della zuffa. Egli lasciava intravedere da sotto la giacca e la camicia bianca di seta i peli del petto.
<<Tebaldo>> disse l'altra donna <<tu sei mio nipote: non voglio vederti coinvolto in una rissa mai più>>
<<Sono stato provocato, zia Odìlia>> rispose il ragazzo tormentandosi le mani, ma senza alzare lo sguardo.
<<Ah, io godo a provocarti!>> affermò Mercuzio sporgendosi verso Tebaldo.
<<Non voglio sentire ragioni!>> esclamò il principe battendo le mani sul tavolo. Romeo riportò il fratello al suo posto.
<<Avete diciannove>> continuò il principe <<e diciassette anni. Quando avete intenzione di crescere?!>> Escalus guardò prima Mercuzio, Benvolio e Tebaldo, poi Romeo. I quattro coniugi erano imbarazzati e irritati dalla situazione.
<<Avete ragione, mio principe>> disse lo zio di Tebaldo <<Montecchi, dobbiamo mettere da parte l'odio che scorre tra voi e noi Capuleti. Per questo ho deciso di invitarvi tutti al ballo in maschera che si tiene ogni anno al mio palazzo>>
Quell'invito era più un pretesto per uscire dal palazzo Montecchi che per portare la pace tra quelle famiglie.
<<Ci sarò anch'io e questa volta vi terrò d'occhio. Spero poi di non avere mai più notizie delle vostre zuffe. Pena la morte!>> esclamò il principe. Dopodiché si rimise il mantello e si congedò. Così fecero anche i Capuleti, ma non prima che Tebaldo e i tre giovani Montecchi si lanciarono un'ultima occhiataccia di nascosto.
<<Voi tre>> esclamò messer Montecchi prendendoli dal collo delle camicie <<questa sera comportatevi bene altrimenti...>>
<<Edoardo!>> lo interruppe Ginevra posando le mani sulle spalle del marito <<Suppongo abbiano imparato la lezione. Ora lasciali andare>>. Egli guardò sua moglie dritto negli occhi castani, i quali dominati dalla preoccupazione, e l'assecondò. I ragazzi capirono dallo sguardo di donna Montecchi improvvisamente diventato intimidatorio che dovevano filare nella loro stanza.
Non sapevano ancora che quella sera la loro storia sarebbe cambiata per sempre.

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