Follia E Tristezza

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Quando la festa volse al termine, gli invitati tornarono ognuno nelle proprie dimore.
Il mattino dopo Romeo e Benvolio trovarono Mercuzio accovacciato in un angolo della stanza. Tremava come una foglia e aveva gli occhi pieni di terrore.
<<Che ti succede, Mercuzio?!>> domandò Benvolio.
<<...Questa notte ho fatto un sogno...>> balbettò il cugino <<Ho sognato una giovane donna tra le tue braccia, Romeo, e poi tra le mie; ho sognato Tebaldo dagli occhi infuocati che cadeva a terra; ho sognato l'inferno che bruciava questa città!>> gridò infine stendendosi sul pavimento esausto. Romeo e Benvolio corsero ad abbracciarlo e calmarlo.
Quella era una delle crisi di Mercuzio, una crisi di follia. Egli ne era affetto dalla nascita, ma questa l'aveva particolarmente provato. Queste crisi non si manifestavano regolarmente, per questo Mercuzio necessitava spesso di avere qualcuno al proprio fianco. C'era un'altra particolarità questa volta: Mercuzio sapeva quasi sempre quando stava per accaderne una e perché; questa volta la crisi lo colse impreparato.
<<Ora è tutto finito>> sussurrò Romeo stringendo forte il fratello.
Poco dopo, quando Mercuzio si era finalmente calmato, entrò il conte Montecchi.
<<Fanciulli>> esclamò notando che essi erano tutti e tre accovacciati sul pavimento <<questo pomeriggio siete attesi a palazzo Capuleti: la giovane Giulietta vorrebbe trascorrere qualche ora con voi>>
Ai tre si illuminarono gli occhi.
<<Mercuzio>> continuò Edoardo. Il suo volto quadrato dagli zigomi pronunciati, le guance un poco scavate e gli occhi leggerissimamente infossati, gli stessi tratti di Romeo, si offuscò. <<Dovresti darti una sistemata: sembri un pavone imbalsamato>>
La solita materialità e mancanza di tatto del conte offese il ragazzo.
Nel pomeriggio i giovani Montecchi si recarono a palazzo Capuleti. Vennero accolti dalla balia, con il suo solito vestito rosso dalla gonna variopinta, che li condusse nel giardino verde pieno di fiori colorati. Al centro vi era una piccola fontana con la statua di Cupido e con davanti una lunga panca di pietra sulla quale era seduta Giulietta. La ragazza indossava un abito bianco dalle maniche lunghe e leggere. Esso le lasciava scoperta la spalla destra ed era stretto in vita. Quella giovane Capuleti di soli sedici anni era più luminosa del sole.
<<Giulietta>> esclamò la balia <<gli ospiti sono arrivati>>
La balia non era molto d'accordo con questo invito e invano cercava di nasconderlo. Ella tornò in casa.
Giulietta si alzò e andò incontro ai ragazzi tutta sorridente. Rimasero a chiacchierare, ridere e scherzare fino a sera. Romeo la strinse a sé tutto il tempo. Giulietta si sentiva bene tra le braccia del ragazzo, ma c'era qualcosa che la faceva sentire in trappola. Mercuzio, invece, diede spesso loro le spalle per non vederli: non capiva perché, ma dentro di sé si sentiva bruciare.
Quando i ragazzi si congedarono Romeo diede un bacio a Giulietta. Benvolio si accorse che gli occhi di Mercuzio vennero coperti da un velo di, forse, tristezza. Ma perché?
Quella notte solo Benvolio riuscì a dormire. Ad un certo punto Mercuzio si accorse che Romeo non era nel suo letto. Dove poteva essere?

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