22 - Uno sporco lavoro che qualcuno doveva fare

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Tornai a casa dall'aver conosciuto il Sottosegretario Anziano del Ministro - nonché futura insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, come avevo appreso - fisicamente e mentalmente esausto. Erano circa le undici, desideravo con tutto il cuore un bagno caldo e qualcosa di rinfrescante da bere. Severus quella notte si fermava ospite in casa mia - era divenuta una sua abitudine ormai da vari anni - ed io pensavo con sollievo al momento in cui avremmo potuto parlare nella pace del mio studio, oppure ( a volte ci arrischiavamo) della mia camera da letto.

Era in salotto, quando il padrone di casa rientrò silenziosamente nei suoi domini.
Se ne stava tranquillamente seduto di fronte al caminetto spento, nel mio enorme salone, solo. Alzò su di me quel suo magro volto olivastro, cercando subito il mio sguardo.

Mi avvicinai stancamente alla poltrona vuota, lasciandomi cadere contro quel morbido sostegno.
"Si, il Ministero é proprio intenzionato a muovere guerra alla Scuola." Mi limitai a dire, con il collo che aderiva all'alto schienale, contraendo i muscoli della schiena al fine di sciogliermeli un po'.

Severus aveva assunto un cipiglio alquanto cupo - prese senza guardarlo il bicchiere che il mio Elfo prontamente gli porgeva. Osservai quel suo scarno profilo sorseggiare appena il contenuto. Aveva un piccolo taglio sul palmo, in prossimità del mignolo. Indossava uno dei suoi solito completi neri, senza fronzoli. I miei occhi si aggrapparono al disegno impietoso di quel profilo, al delicato intrico di vene sul dorso della sua sinistra, un particolare che mi aveva sempre fatto impazzire.

Respinsi con decisione il pensiero di Dolores Umbridge, la sensazione di trita e ritrita familiarità che quel suo sguardo avido mi aveva messo addosso, seguii con lo sguardo Severus appoggiare con calma il bicchiere.

"Così, spirano venti di Riforma..."

Sussurro giungendo le mani in grembo.

"Proprio così. Non l'hanno detto esplicitamente, non hanno usato la parola 'riforma', ma penso che sia perché vogliono che lei lo annunci solo dopo aver compiuto il suo ingresso ad Hogwarts. Ho avuto la sensazione che ci siano molte cose in serbo, quest'anno. Se vuoi la mia, Hogwarts sarà sorvegliata come mai prima. Probabilmente nessuno avrà più un momento di privacy, tra qualche mese."

Lo avevo detto perché lo pensavo davvero. Severus mi guardava: io mi limitai ad un guizzo delle sopracciglia: avevo assunto una postura assolutamente rilassata, con le mani aggrappate ai braccioli e le gambe allungate sul tappeto. Eravamo soli, la notte era silenziosa.

"Penso che Silente se lo aspetti già."
"Molto probabile, a giudicare da come Cornelius parla di lui. Direi che ormai é guerra aperta. Spero solo che Draco si faccia valere, che si ponga nella condizione di sfruttare il terreno che io sto preparando per lui..."

Perché era questo che facevo, anche. Inutile negarlo. In qualunque modo lo facessi, quale che fosse la strada che usavo per arrivare ai miei scopi, Draco aveva una parte importante in quei cambiamenti. Da lì a qualche settimana la scuola sarebbe iniziata di nuovo... di lì a qualche settimana, forse l'Oscuro Signore ci avrebbe dato di nuovo sue notizie. L'unica cosa che ci aveva ordinato - senza convocarci nemmeno di persona, ma attraverso quel repellente Minus come portavoce - era mantenere un basso profilo, collaborare con il Ministero, proprio come se quella notte nel Cimitero non fosse mai esistita.

"Sono già tutti a letto?"
"Si. Draco e Narcissa si sono ritirati circa due ore fa nelle loro stanze."

Mi voltai di nuovo verso di lui, con un guizzo. Severus fece la stessa cosa, solo con quell'espressione molle, quasi remota che avevo ormai associato al suo desiderio.

Quel contatto visivo fu breve, ma provocò un enorme cambiamento d'atmosfera in quel silenzioso, deserto salone.

Lord Malfoy si alzò in tutta la sua dinoccolata imponenza - portandosi con due molli passi molti vicino alla poltrona del Potion Master con un sorrisetto sulle labbra sottili.

"Saliamo al piano di sopra? Io dovrei fare un bagno..."

Lui si alzò all'istante, come se fosse seduto sui carboni.




La stanza da bagno principale era un ambiente circolare, piuttosto intimo, la cui porta si poteva chiudere con comodo.

Feci scattare la serratura ed iniziai a slacciarmi la camicia. Ogni tanto gettavo una mezza occhiata in tralice a Severus. Adoravo il modo in cui quelle mani tremavano, nella luce bianca e tiepida di quel posto. Risaltava come una macchia scura contro quell'ambiente dominato dal bianco e dal verde pallido, e soprattutto non poteva nascondere una specie di innato imbarazzo, mentre armeggiava con i bottoni della tunica. Ho sempre trovato quell'imbarazzo molto seducente, quella sera lasciai che mi saturasse di anticipazione.

I suoi occhi scuri sembrarono vincere quell'imbarazzo quando le mie mani abbassarono con decisione i boxer, l'ultima cosa che mi fosse rimasta addosso. Allora li vidi arrendersi, saettare su di me. Avevo una semi-erezione, al momento ballonzolava libera sotto il mio ventre. Severus incollò gli occhi al mio profilo, mentre mi chinavo per scivolare nell'enorme vasca di marmo.

Con una certa fretta si liberò della camicia e della biancheria intima.
Lo osservai scivolarmi molto vicino nell'acqua, lo sguardo basso, concentrato per centrare il sedile di marmo sotto tutto quel ribollire di schiuma.

L'aroma del muschio e del benzoino cullava le mie narici, avevo negli occhi quel torace smilzo, quell'accenno di costole che si intravedeva in trasparenza, le macchie chiare dei capezzoli contro il pallore dell'incarnato e mi sentivo rompere del tutto gli argini di un desiderio possente, che vinceva anche la stanchezza.

Severus si bagnava il volto, immergeva la testa nell'acqua per alcuni istanti, il suo viso si accartocciava brevemente, dunque lo vedevo allungare le gambe, affiancare quel suo smilzo torace al mio, più largo ed imponente, ed aderire alla parete della vasca.

Lord Malfoy si mosse esattamente a quel punto, facendo un gesto che forse solo la madre di Severus aveva fatto, quando doveva avere all'incirca cinque o sei anni.

Severus si voltò per esporgli la magra schiena, e Lucius Malfoy vi versò acqua profumata con la mano destra, le morbide dita aperte a saggiare l'epidermide.

"Molto piacevole..."
Dissi in quell'aria smussata, così tiepida ora.

Severus si voltò di nuovo, lentamente, nel farlo mi si addossò parzialmente... ed io sentii la sua mano immersa nell'acqua spostarsi, circondarmi dolcemente l'asta del pene ormai completamente eretto.

La mia voce strascicata lasciò fluire un gemito sommesso.
Indietreggiai contro il bordo di marmo arrotondato, per offrirmi completamente a quel tocco.
Nel farlo mi aggrappai ad una spalla - tiepida e morbida sotto le mie dita come niente altro al mondo - e tirai a me il Potion Master con un imperiosità ruvida, quasi sbrigativa.

Il suo sapore era aspro, quasi ferrigno, le sue labbra non avevano perso mai del tutto la loro iniziale durezza, era come se la sua mente non potesse mai venire completamente a patti con l'idea del bacio; constatarlo mi infiammò come non mai.

Uscii a ritroso dall'acqua, puntellandomi sui gomiti, con uno sciabordio sonoro sollevai le mie lunghe cosce, avvolgendole intorno alla sua figura nervosa.

Senza una sola parola, bruciando di desiderio allungai una mano alla cieca: trovai ciò che volevo, e glielo porsi velocemente.

Le sue dita mi massaggiavano pigramente, lentamente adesso, stringendosi appena a coppa. Smise per togliere il tappo alla fiala... poi, mentre si versava il contenuto tra indice e pollice, sfregando dolcemente mi lanciò uno sguardo nero, disciolto, pura brace.
Scottava.
Ardeva.
Mi lasciai sfuggire un suono sommesso, inarticolato, e lo attirai verso di me, quasi sbilanciandolo.

"Preparami, presto... si, così..."
Il mio collo era ricaduto indietro, Severus mi si faceva addosso, sentivo le sue dita esplorarmi, riscoprire cammini noti, scivolarmi dentro.

Consumammo quell'umido amplesso relativamente in fretta. Quando lasciammo la stanza da bagno era quasi notte fonda, e la casa dormiva, spalancandosi muta di fronte a noi.

Ci arrischiammo, quella notte. Invece di far finta di tornare nella mia stanza, andai direttamente nella sua. Ci godemmo lunghe, pacifiche ore di sonno, fin quasi all'alba.
Mi addormentai come un sasso, al suo fianco. Severus dormiva sempre ad una certa distanza da me, diceva - ed era vero - perché nel sonno si agitava molto, e non voleva rischiare di prendermi a calci. Le mie membra erano piacevolmente tiepide e rilassate, la mente prodigiosamente svuotata.

Il suo profilo si indovinava nel buio, una mano era abbandonata accanto al cuscino e quello fu forse il primo momento in assoluto in cui dissi, silenziosamente a me stesso: "Io lo amo."

Non era un pensiero che lasciasse spazio al pathos, neppure a smanie di altro genere, non mi vergognai delle parole che partorii, silenziosamente,accanto ad un Severus che scivolava nel sonno.

Lord Malfoy appoggiava il suo profilo affilato contro il cuscino di seta mentre la stanza si riempiva via via di morbide ombre, il suo respiro faceva eco a quello di Severus, il quale scivolava rapidamente verso l'oblio, e all'improvviso Lucius faceva i conti con l'amore, un genere d'amore disperato, totale, terribile, perché la sola soluzione sarebbe stata divorarsi a vicenda, fino ad assorbirsi l'un l'altro.


* *

Le mie previsioni trovarono conferma prestissimo.

Draco era piuttosto euforico per com'era iniziato quel nuovo anno: secondo lui Silente veniva finalmente ostacolato da qualcuno che gli teneva testa, in modo che non potesse sempre fare come gli pareva a piaceva. La sua prima lettera a casa - giunse a novembre inoltrato, fin troppo tardi come lo rimproverai - si lamentava del fatto che la Umbridge non faceva fare pratica durante le lezioni, cosa che però non lo impensieriva più di tanto, dal momento che aveva sempre pensato che le lezioni di Difesa fossero una barzelletta, e che fosse molto più utile apprendere direttamente le Arti Oscure...indovinate come si era fatto questa idea. Comunque - scorrevo velocemente la sua lettera, quel mattino avevo una certa fretta, ero già in mantello da viaggio - Draco era soddisfatto, quasi euforico.

Le sue lettere erano così diverse da quelle di Severus, il quale riteneva che l'essere messo in verifica fosse un vero insulto.
Si, Dolores Umbridge stava diventando una specie di dittatore, ben presto l'avevano elevata ben al di sopra dei suoi colleghi insegnanti. Adesso assegnava voti, richiedeva l'estromissione dei colleghi non 'idonei', e così via.

Inquisitore Supremo, e con questo Cornelius mostrava fino in fondo quale fosse la sua linea di condotta.
Favoriva alquanto sfacciatamente Draco, sembrava avercela in particolare modo con Potter.
Oh, ma questo per me era assolutamente chiaro da tempo.

La mia recente, ma già assidua frequentazione con Dolores Umbridge non aveva potuto evitare a Severus la verifica: quella leziosa donna mi aveva detto, con voce pigolante, che sarebbe sembrato strano se Snape fosse risultato l'unico insegnante non interessato dalla nuova procedura.

Intascai con un sospiro la lettera di Draco... quel mattino dovevo vedermi con Mulciber e Nott.
A quanto pareva, lui aveva intenzione di convocarci presto, forse l'indomani stesso.
Un nuovo obbiettivo finalmente lo infiammava: aveva deciso come agire, sfruttare quel clima finalmente.


Dolores Umbridge amava avere l'impressione di essere lei a dominare gli eventi.
Era anche una zitella piuttosto vanitosa, con un carattere incline alla lusinga.

Lord Malfoy non aveva potuto sbilanciarsi granché con lei, ma aveva dovuto fare di tutto per sfruttare al meglio le sue insopprimibili debolezze.

Niente approcci diretti con lei, negli ultimi mesi: erano stati pieni di incontri e di cene, perfino al Manor, sotto lo sguardo di Narcissa. Dolores aveva riso, definendo ogni cosa 'deliziosa', ma in presenza di mia moglie non si era protesa verso di me, non aveva lanciato occhiaie e non aveva riso in modo civettuolo versandosi altro brandy.

Non mi ci era voluto molto per arrivare a capire che desiderava essere coccolata, riverita, adulata in ogni modo possibile.

Non azzardava mai un gesto tanto esplicito, che mi desse il pretesto per soddisfare la brama che leggevo nei suoi occhi: pareva intimidita, eppure quando eravamo soli letteralmente mi sbranava quel suo sguardo, diventava ancora più molle quella sua faccia da rospo.

Per quanto mi riguardava, ero assolutamente felice che lei non si sbilanciasse: per lunghi mesi mi persuasi di essermela cavata con qualche sinuosa galanteria, con qualcuno dei miei sorrisetti taglienti, con quelle lunghe occhiate che le piantavo in volto, nei piccoli occhi sporgenti.

Ma poi arrivò la Squadra Scelta, arrivarono tutti quei decreti didattici... e questi interessavano
principalmente gli studenti. Iniziarono ad esserci dei privilegi, tra le mura di Hogwarts, e potevo leggere talvolta in quel freddo volto da rospo: chi non le dimostrava dedizione assoluta ed assoluta obbedienza veniva escluso da tali privilegi.

Un mattino venni a sapere che Draco era parte della Squadra Scelta. Me lo comunicò lei in persona, su carta da lettere rosa. Aprendo con disgusto quella piccola pergamena - avevo appena fatto colazione, la mia testa era piena delle cose che l'Oscuro Signore mi aveva appena ordinato di fare, c'era un piano nell'aria finalmente, aveva deciso che voleva una cosa in particolare, assolutamente... una cosa che gli avrebbe permesso di trionfare su Potter. In più faceva un freddo incredibile. Tutte cose che non aiutavano.

Ma la lettera di Dolores cantava di gioia, letteralmente... e lei coglieva la notizia per invitarmi a prendere il tè, quel fine settimana: non ad Hogwarts naturalmente, mi invitava da lei, nel suo salotto.

Non c'era bisogno di altro: a quel punto, il mio istinto infallibile mi diceva che saremmo stati solo io e lei, a quel tè.


Dolores Umbridge fu la prima ed ultima persona in assoluto con la quale ebbi bisogno di un piccolo 'aiuto'.

Martedì pomeriggio alle cinque - mancava solo una settimana alle vacanze di Natale ormai - ingoiai l'intero contenuto di una certa fiala blu, che avevo sempre tenuto da parte ma mai pensato di utilizzare.

Mentre occupavo una di quelle poltroncine rosa pallido - ed avevo avuto ragione, eravamo soli - sentivo il fluido colmarmi benevolo le vene, ottundere appena la coscienza. Lei non mi staccava praticamente gli occhi di dosso. Non doveva essere palese, il mio ricorso a quel filtro. Simulai perciò alla perfezione timidezza, imbarazzo, infine concupiscenza, mentre avevo cura di accavallare le gambe per nascondere una certa reazione... non certo causata dalla profonda scollatura che a malapena migliorava quel tozzo collo, quei seni quasi inesistenti nel vasto torace.
Usai perfino i complimenti che quella donna continuava a fare su Draco.

Magnifico, uno studente superbo e come si impegna nel suo nuovo compito!
Oh si Dolores, devo dire che ho fatto del mio meglio con quel ragazzo. Decisamente, ha delle buone virtù. Penso che sia provvisto - e non é prematuro dirlo - anche delle virtù più indecenti
.

E così, via di seguito, sul filo del rasoio, mai troppo ne' troppo poco, con il sangue che bolliva, le risatine di lei che si facevano via via più acute, più stridule e sature... mentre la stanza assumeva contorni sempre più smussati.

Virtù indecenti, lei dice?
Assolutamente. Nell'accezione positiva del termine.
Nell'accezione positiva?! E mi dica, da chi le avrebbe mai ereditate?
Dolores, mia cara questo sta a te scoprirlo.

Insomma, mi impegnai con tutte le mie forze... ed ho un ricordo molto preciso di quel volto pallido e squadrato chinarsi d'un tratto sul mio, non potendo più trattenere oltre la sua brama.

Alla fine aveva capitolato: vedevo quella sua figura tozza curva su di me, ormai di fianco alla mia sedia... nemmeno il filtro più potente avrebbe potuto impedirmi di rabbrividire sotto la lenta scia di quella tozza mano coperta di anelli.

Me ne restai praticamente immobile a farmi maneggiare: sembrerà brutale, detto così, ma quella donna doveva aver scambiato gli effetti della fiala blu per una passione invalidante. Non sarebbe poi così strano: era chiaro come il sole che mancava completamente di esperienza. Tremava la sua mano nel liberare la vistosa eccitazione prodotta dal filtro, arrossivano quelle guance tremolanti quando io simulavo certi sospiri gementi per un nonnulla, anche il minimo sfioramento.
Oh brucio d'amore, oh, Dolores... non hai idea di quanto mi ecciti il tuo potere Dolores...oh, vedi in che inconfessabile condizione mi riduce, puoi ben accorgertene da te... oh Dolores, dal primo momento che ti ho vista ho desiderato che tu mi toccassi, come ora. Oh Dolores non raccontare ad anima viva di questo...morirei di vergogna, oh si Dolores ti prego, toccami, non aspetto altro.
E lei se le beveva, tutte: diventando via via più rossa in volto.

Aveva impiegato una quantità di tempo intollerabile anche ad oltrepassare la chiusura dei miei pantaloni a vita alta. Fu solo quando circondò con la mano l'effetto di quel filtro rinvigorente esclamando di sorpresa che disse: "Non ho idea di come...oh, mi sento così sciocca."
"Gli anelli, Dolores. Meglio che te li tolga. Fanno male..."
"Oh si. Mi perdoni..."

Ricordo il suo peso addosso, il suo goffo ondeggiare. Ad un tratto avevo chiuso gli occhi, lasciato che la cosa facesse il suo corso. La sentivo gemere di tanto in tanto, sospirare, tendersi, ansimare con quella sua vocetta, resa quasi lacrimosa dall'estasi.

Tornando a casa l'effetto del filtro svaniva. Mi abbandonò del tutto esattamente sulla porta del mio studio - ero arrivato fin lì ancora avvolto nel mio elegante completo da viaggio, lo stesso con il quale avevo fatto visita al salotto di velluto rosa- fu allora che lo sentii arrivare.

Feci appena in tempo a raggiungere il bagno: appena dentro scalpicciai in tutta fretta verso il water, scivolai in ginocchio e manifestai tutta la mia attrazione nei confronti di Dolores Umbridge.

Diario di un cortigianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora