Non ti ho mai visto

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Volevo solo precisare, come ho fatto anche nella descrizione della trama della storia, che l'idea l'ho presa da un tweet di baciamigliocchi.



Claudio nella vita non era stato molto fortunato. Proveniva da una piccola famiglia contadina, povera, che non poteva realizzare il suo sogno: quello di studiare. 

Si, esatto, Claudio Sona aspirava a questo, come d'altronde tutti gli altri ragazzi della sua età che avevano terminato da poco il liceo e che dovevano capire la strada da intraprendere. A lui questa strada era stata negata a prescindere.

"Noi non riusciamo a pagarti l'università. Se vuoi studiare, devi lavorare e iniziare a guadagnarti dei soldi!". Questo gli era stato detto dalla madre, ma non per cattiveria, anzi, la donna era un pezzo di pane e Claudio sapeva che avrebbe davvero voluto aiutarlo nel proseguire gli studi...semplicemente non poteva, non ne avevano le possibilità. 

Per questo il ragazzo si era messo alla ricerca di un lavoro, perché di certo non avrebbe abbandonato gli studi. Avrebbe fatto il possibile per portarli avanti con o senza l'aiuto dei suoi genitori. 

Era stato davvero fortunato, perché, avendo fatto già qualche lavoretto durante l'estate, non gli era stato difficile trovare un bar dove svolgere il lavoro di cameriere. Lo aveva preso Dario, un anziano signore di un bar proprio nel centro di Verona, che era ovviamente passaggio di molti turisti e persone del luogo. Il signor Dario non ce la faceva più a gestire tutto da solo, aveva bisogno di un altro ragazzo su cui far affidamento e Claudio l'aveva colpito, gli aveva subito ispirato fiducia. L'aveva assunto e Claudio non poteva esserne più felice. 

In fondo non gli era mai dispiaciuto fare il cameriere. Ci sapeva fare dietro al banco e poi, con la sua gentilezza, riusciva a conquistare tutti. 

Come si dice, la gentilezza può scuotere il mondo: non siete forse d'accordo? Lui lo scuoteva ogni giorno. Era un ragazzo d'oro, d'altri tempi, quelli che ormai in giro non si trovano più, ma che tutti vorrebbero accanto.

La mattina il bar era davvero sempre pieno. Bisognava trottare per riuscire a reggere il ritmo e Claudio, insieme ai suoi colleghi, lo facevano. Era rapidi, gentili e non perdevano nemmeno un minuto, perché ovviamente più guadagnavano, più il signor Dario era disposto a aumentare il loro stipendio o, se non questo, permetteva loro di dividere tutte le mance che i clienti lasciavano (cosa naturale nelle città del nord Italia). 

Erano tutti di corsa a fare colazione perché dovevano attaccare al lavoro e Claudio questa cosa proprio non la riusciva a capire. Per lui la colazione era un momento sacro, quello in cui bisogna fare tutto tranne che andare di fretta; quello che, se speso nel migliore dei modi, può ribaltarti completamente la giornata. 

Claudio non correva mai, odiava farlo: per lui la vita doveva essere vissuta con calma ed era per questo che non comprendeva, non comprendeva come le persone che lo circondavano potessero minimamente pensare che correre li avrebbe portati da qualche parte. 

Tutti procedevano, tranne una. Una persona che si era accomodata al bancone, leggermente lontano rispetto a dove stava servendo lui, che aveva in mano il giornale e stava leggendo, sorseggiando il suo caffè macchiato, accompagnato da una brioche.

Brioche al cioccolato? Buona, aveva pensato Claudio, deve essere un buon gustaio perché anche io amo il cioccolato!

Lo stava fissando, forse un po' troppo, ma lui parve non accorgersene, fino a quando non si rese conto di aver terminato la brioche e di volerne un'altra. Si avvicinò dalla sua parte.

'Posso avere una bomba piccola alla crema?'

"Certo, da mangiare qui o da portar via?"

'Da mangiare qua grazie. Se puoi invece incartarmi un panino con prosciutto crudo, mozzarella e  pomodoro te ne sarei grato'

"Si certo, te lo preparo subito. Va' pure a sederti, porto io il tuo dolce"

'Oh, ti ringrazio'

Dopo un minuto Claudio era lì a servirlo. 

"Ecco a te!"

'Grazie mille'

"Sei l'unico che non sta correndo, te ne sei reso conto?"

No, effettivamente Mario non se n'era accorto.

'Nella vita sono sempre lento'

"Anche io"

Mario aveva continuato a sorseggiare il suo caffè, ignorando la figura di Claudio ancora ferma ancora accanto a lui.

"Ma tu sei di Verona?"

'Si perché?'

"Perchè non ti ho mai visto"

'Di solito faccio colazione in un bar più vicino al mio lavoro, ma sarà chiuso per un mese perché il proprietario sta ristrutturando il locale e allora sono venuto qui. Ne avevo sentito parlare di questo bar e ho voluto provare'

"E' come te l'aspettavi?"

'Si, credo di sì. Ora devo andare'

"Oh okay. Buon lavoro?"

'Mario. Anche a te?'

"Claudio"



Il tempo di un caffè e un cornettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora