I dettagli

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Aveva continuato il suo lavoro tranquillo, pur non smettendo un attimo di pensare a quel ragazzo. 

Non credeva nei colpi di fulmine, non li aveva mai provati...ma forse si sarebbe dovuto ricredere perché più provava a non pensarlo e più quegli occhi neri lo tormentavano.

Claudio era rimasto affascinato. Aveva avuto sempre un debole per i ragazzi più grandi: lui che era appena diciottenne eppure così maturo da un punto di vista comportamentale. Sapeva di essere un bel ragazzo e molti ci provavano con lui senza troppi giri di parole; alcuni erano riusciti a conquistarlo con il loro modo di fare, in particolare uno, Manuel, con cui era stato per circa un anno. Si erano lasciati per la distanza: Manuel sognava di studiare all'estero ed era riuscito, subito dopo la maturità, a vincere un concorso lì ad una prestigiosa università di Londra, Claudio invece non aveva avuto questa fortuna e si sarebbe dovuto accontentare, avrebbe dovuto aspettare il momento giusto per iscriversi e prendere una decisione sicura. I suoi studi sarebbero stati il suo futuro lavoro e non poteva assolutamente permettersi di sbagliare strada, non ne aveva le possibilità per farlo. La sua sarebbe dovuta essere una decisione riflettuta e ben pensata. Inoltre Manuel non si era di certo preoccupato più di tanto della loro relazione, anzi fu lui che gli disse che forse era il caso di finirla lì, non avrebbe sopportato quella troppa distanza, non a quell'età, perché [voglio vivere il mio ragazzo giorno per giorno]. 

Claudio era stato all'inizio male per quella decisione presa senza neanche confrontarsi con lui, ma alla fine capì che forse era meglio così, perché lui di certo non voleva accanto una persona che non fosse capace di lottare per lui, per loro. Era la tipica relazione giovanile...ma Claudio non si accontentava più, non voleva questo, voleva di più, voleva una vera relazione. Quando sarebbe stato il momento giusto ovviamente.


Mario era indaffarato con il lavoro. Dopo la maturità non aveva voluto continuare gli studi: il nonno, povero, era riuscito, contando solo sulle proprie forze, a realizzarsi nella vita ed aveva dato vita da zero ad un'agenzia di lavoro. Questa era stata poi portata avanti dal figlio, nonché papà di Mario, e, in un momento successivo, anche sua moglie aveva trovato posto nella stessa. Ora toccava a Mario e, anche se all'inizio non era stato per niente facile perché quello non era il futuro che aveva in mente per la sua vita, aveva poi successivamente imparato ad apprezzare il suo lavoro e aveva sempre dato il massimo per farlo egregiamente. Mario era così: se iniziava una cosa, che essa gli piacesse o meno, doveva portarla avanti al massimo delle sue potenzialità, Mario ci metteva sempre tutto se stesso. Si occupava della parte della selezione, quella che di fatto richiedeva più tempo e più attenzione; era sicuramente una bella responsabilità perché era da essa che dipendeva l'essere pagati o meno da parte del cliente, ma Mario era bravo, ci sapeva fare e, così come Claudio, conquistava tutti. Era diventato ogni giorno sempre più bravo e stava crescendo molto dal punto di vista lavorativo, tanto che molti sognavano un giorno di averlo nella propria azienda, ma lui non avrebbe mai tradito il nonno. Quest'ultimo era stato per lui fondamentale e glielo aveva promesso: gli aveva promesso che ci avrebbe pensato lui in un futuro a portare avanti quanto da lui costruito e avrebbe rispettato il patto anche a costo di morire. 

Gli mancava solo l'amore. Per Mario era stata una dura botta ammettere di essere omosessuale: fu un periodo della sua vita davvero duro e gli stessi genitori ci misero del tempo per accettarlo, ma alla fine lo fecero, soprattutto per il bene che provavano nei confronti del figlio. Nonostante questo, Mario era sempre timoroso nel fargli conoscere i suoi fidanzati, che non erano stati molti in realtà, ma erano stati tutti e due importanti: Paride e Federico. Con il primo era stato due anni, con il secondo un anno e mezzo: gli avevano dato tanto, erano riusciti a smussare molti suoi lati rigidi del carattere e lo avevano fatto crescere, ma erano storie che non potevano continuare perché Mario era arrivato al punto di non provare più quello che avrebbe in realtà dovuto. 

L'incontro di quella mattina con quel ragazzo del bar lo aveva scombussolato, doveva ammetterlo, soprattutto perché non era il tipo che adocchiava ragazzi più piccoli, non ne era mai stato affascinato, ma di Claudio si. Lo aveva colpito il suo essere così attento ai dettagli, quelli che nessuno notava, mentre per lui erano la quotidianità. 

Il tempo di un caffè e un cornettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora