Mario nella settimana successiva non era più passato al bar a fare colazione e Claudio non era riuscito a nascondere un pizzico di delusione in quella scelta. Probabilmente quella scossa al loro incontro l'aveva provata soltanto lui, non poteva esserci altra spiegazione ed in fondo gli andava bene così.
Quel giorno, poi, il titolare aveva avuto un problema con il ragazzo che solitamente era addetto al bar durante l'ora di pranzo e aveva chiesto un piccolo favore a Claudio, che avendo svolto nel passato anche il lavoro come cameriere sapeva bene come muoversi; per questo quel venerdì' gli sarebbe toccato andare a lavoro più tardi (buono, visto che amava dormire la mattina e non svegliarsi ogni giorno all'alba!). Insieme a lui c'era Paolo, un altro ragazzo in gamba, che presto si sarebbe trasferito all'estero e il lavoro al bar gli avrebbe assicurato una buona base economica prima di partire.
Per fortuna per pranzo non erano stati troppo indaffarati, anzi erano passati i soliti clienti, poi anche gli amici di Claudio avevano approfittato dell'amico al banco per passare a salutarlo e poi...era arrivato Lui.
Mario non si aspettava di trovarlo lì sinceramente. Sapeva che Claudio solitamente facesse la mattina, si era informato di questo, ma lui aveva troppa fame per mangiare uno stupido panino nel suo studio, per questo aveva deciso durante la pausa pranzo di passare al "Great Cafè", ma di certo non credeva che ci fosse stato Claudio a servirlo, altrimenti ne avrebbe fatto volentieri a meno. Mario non amava che gli altri facessero le cose per lui, non amava che lo servissero, anche se era una cosa un po' banale visto che il cameriere è un lavoro come un altro e non c'era niente di male nell'essere serviti, soprattutto perché per avere quel servizio si pagava. Ma Mario era così, viveva in un mondo tutto suo, aveva un modo di pensare tutto suo.
"Ciao"
'Ciao'
"Sai già cosa mangiare o vuoi che ti porti il menù del giorno?"
'Nono, so già grazie'
"Dimmi pure allora"
'Vorrei del petto di pollo con del purè'
Claudio da questa risposta aveva capito che era un'abitudine di Mario passare la pausa pranzo presso quella tavola calda.
"Ok perfetto, da bere?"
'Una coca cola'
"Normale, light, zero? Preferenze?"
'Normale'
"Ok arrivo subito"
Era strano, era freddo. Non era certo il Claudio della prima colazione attento ai dettagli, ma Mario, come sempre, lo era invece e aveva notato differenze nel suo modo di muoversi e di porsi. Era incazzato con lui, era così palese! Ma perché avrebbe dovuto esserlo? In fondo si erano visti soltanto una volta.
Erano questi i pensieri che affollavano la mente di Mario in quel preciso istante.
Quando Claudio tornò al tavolo con l'ordine, gli augurò buon appetito e tornò verso il bancone, se Mario non lo avesse afferrato per un polso e fermato.
Seconda scossa.
'Stai bene?'
"Si, tutto bene perché?"
'Stai mentendo'
"Non mi pare tu mi conosca"
'Ti sbagli, so molte più cose di quelle che pensi'
"Allora sai già anche il perché del mio comportamento"
Claudio non sopportava queste cose, odiava la cazzata della "questione anagrafica". Una persona non era più o meno intelligente per l'età. Oddio certo è vero che a volte non è solo un numero, ma altre lo è veramente.
Mario non sapeva tutto quello che Claudio aveva passato, non sapeva dei mille sacrifici, delle mille volte in cui si era sentito una nullità perché gli era stato impedito di inseguire il suo sogno. Mario non sapeva niente, pensava soltanto che era troppo piccolo per rapportarsi a lui e forse anche che non valesse niente e Claudio una persona che facesse questi ragionamenti non l'avrebbe voluta avere accanto neanche come amico. Lui andava sempre oltre, giudicava solo dopo aver conosciuto e dell'età non gli importava niente: in fondo neanche lui sapeva quanti anni avesse Mario né gli interessava conoscerli. Quello che gli importava era capirlo, perché Mario sembrava davvero un enigma e lui voleva cercare di risolverlo.
Terminato il suo pranzo, Mario andò alla cassa a pagare il conto. Quella era l'ultima occasione per dirgli quello che voleva, peccato che Claudio non era lì.
'Salve, dovrei pagare il pranzo. Ero al tavolo numero 13'
-Si, sono dieci euro e cinquanta grazie-
'Ecco a lei. Ascolti, potrebbe dare questo a Claudio?'
-Si, va bene, lei è?-
'Oh non importa il nome, sono sicuro che capirà. Buona giornata'
-Anche a lei allora, arrivederci-
Quando Claudio rientrò dal retro sapeva già che Mario era andato via. Aveva capito il suo comportamento, non si stupiva più.
-Claudio, Claudio!-
"Dimmi Pà"
-Tieni, prima che me ne dimentichi- e gli passò un biglietto.
-Me l'ha lasciato un ragazzo, non mi ha detto il nome, ma ha detto che tu capirai-
"Oh ok"
"Sono un enigma, hai ragione, ma non sono così difficile da risolvere. Sicuro di voler aver a che fare con uno come me?"
Claudio non capiva. Ma come aveva fatto? Quello era solo un pensiero che aveva fatto nella sua testa. Che gli avesse letto nel pensiero?
Peccato che Mario non sapesse che gli enigmi, a Claudio, erano sempre piaciuti, da quando era bambino e non vedeva l'ora di risolvere anche questo che gli era capitato sotto il naso.
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Il tempo di un caffè e un cornetto
FanfictionL'ispirazione me l'ha data una ragazza della squad, l'autrice di Cwtch e altre fanfiction che sicuramente conoscete. Non so cosa e se ne uscirà qualcosa, ma come sempre tentar non nuoce. Fatemi sapere. Non vi spoilero nulla, altrimenti che gusto c'...