Ti va di raccontarmela? (parte seconda)

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'La mia famiglia ha svolto da sempre un solo mestiere. Da quando ero ragazzo i miei genitori, in particolar modo mio padre, mi ci hanno indirizzato, anche se quella non era la strada che avevo pensato per me'

"Quale strada era per te invece?"

Colpito Mario. Di nuovo.

'Io volevo insegnare. Il mio più grande sogno era quello di essere considerato un esempio per delle persone e speravo di essere utile per aprire la mente e aiutare quelli che sarebbero stati i MIEI ragazzi'

"Era un'ottima aspirazione Mario"

'Lo so, ma non per i miei genitori. Mi sono lasciato convincere che la mia non era la strada giusta e ho iniziato ad accompagnare mio padre a lavoro per cercare di imparare il più velocemente possibile quello che sarebbe stato il mio futuro. Sono un detective privato Claudio, ma mio padre nel tempo è riuscito ad aprire un'agenzia di lavoro, in modo da non mettere mai la mia famiglia in pericolo. Sai a volte con il lavoro di detective può succedere'

Claudio era rimasto spiazzato dall'ultima frase pronunciata, doveva ammetterlo.

"Ecco perché sapevi tutte quelle cose. Hai indagato su di me Mario?"

Mario ora percepiva la rabbia nelle parole di Claudio, sapeva che quella situazione non sarebbe finita bene.

'No Claudio no, mi devi credere, non ho mai fatto niente di tutto questo'

"E allora come facevi a sapere del mio cognome? Del mio caffè preferito?"

'Perchè quando ho iniziato questo lavoro mi sentivo morto dentro. Non augurerei a nessuno di fare un lavoro che non piace, perché questo incide su tutte le tue giornate e sulla tua vita. Ho cercato, allora, un modo per renderlo piacevole e l'unica soluzione era quella di cercare di capire la gente attraverso il movimento dei loro corpi. Con gli anni sono migliorato un sacco, perché facevo caso a tutti stupidi dettagli che nessuno notava. Venendo al bar ho visto che quando ordinavano caffè macchiato sorridevi e lo facevi meglio rispetto all'altro: da questo ho capito che era quello che facevi per te ogni mattina, e che probabilmente era il tuo preferito. Il cognome è stato più semplice invece'

"Cioè?"

'L'ho chiesto al proprietario del bar'

Claudio aveva riso. Di nuovo. E Mario era morto ancora.

L'atmosfera era tornata piacevole, anche se Claudio non riusciva a smettere di pensare a quanto gli era stato detto dal più grande. Si sentiva stupido per non essersene accorto prima, ma come poteva? Mario era sempre così sfuggente.

"Perchè esci con me Mario?"

'Perchè non dovrei? Sei un bellissimo ragazzo, serio, intelligente, piaci a tutti'

"Non sto giocando ora Mario, voglio sapere la verità e questa lo è solo in parte"

Mario lo aveva guardato negli occhi, aveva capito quanto Claudio avesse bisogno di conferme, almeno per quella sera e lui, quando erano insieme, si sentiva sempre così vulnerabile che gli avrebbe portato la Luna se solo gliel'avesse chiesta.

'Non lo so Claudio. Ti piace come risposta? Non c'è una motivazione. Di certo non mi sarei mai aspettato di potermi interessare ad un ragazzo più piccolo di me, perché sono sempre stato abituato a confrontarmi con ragazzi più grandi; ma con te è diverso. Mi hai colpito dalla prima volta che ci siamo incontrati e più di tutti mi ha colpito la riflessione che mi avevi fatto. Te la ricordi?'

"Che la gente va sempre di fretta e io odio le persone che non sanno godersi lo scorrere lento del tempo"

'Si esatto qualcosa del genere', gli aveva risposto Mario sorridendo.

Il tempo di un caffè e un cornettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora