Sapeva che sua madre sarebbe andata a Parigi e, grazie anche a Jude, l'agente di Romy era giunta nella capitale francese per trovarla.
Anastasija Marie Isabelle Aronofsky, figlia di Romy Parker e del suo ex marito, il produttore americano di origini russe ed ebraiche Alan Aronofsky, ormai conosceva bene lo spirito vagabondo della madre.
E sapeva che quando diceva che voleva prendersi un periodo di pausa volava quasi sempre a Parigi.
Anastasija aveva passato l'infanzia tra la Francia, gli Stati Uniti ed Israele, in quanto aveva un rapporto molto stretto con la nonna paterna Debora Fry che viveva a Tel Aviv.
La ragazza adorava andare da sua nonna. Anche perché era la sua confidente e una delle poche persone che non avevano giudicato Romy per i suoi comportamenti ma, anzi, aveva cercato di capirla.
La stessa Romy affermava che la sua ex suocera era come una madre alla quale era molto affezionata.
Nonostante il matrimonio dei genitori non avesse funzionato, il loro rapporto dopo il divorzio era rimasto buono, Alan cercava di stare vicino alla ex moglie più che poteva e, affermava, che le voleva bene di più ora che prima quando erano sposati.
Anche se Anastasija era convinta che il padre amasse ancora molto Romy.
Nonostante i problemi di Romy con l'alcool Anastasija non poteva dire che fosse stata una madre assente, tutto il contrario.
L'aveva sempre sostenuta in ogni sua scelta anche quella di iscriversi ad Harvard per studiare antropologia, film e animazione.
Aveva inoltre seguito i corsi estivi del Stagedoor Manor Performing Arts Camp perché voleva diventare un' attrice oltre che regista come la madre.
La carriera di Anastasija era iniziata assai presto. A soli tredici anni nel film fantascientifico Labyrinth Infinity.
Da lì aveva ricevuto una serie di ingaggi, ai quali aveva partecipato in estate per non rinunciare alla scuola prima e all'università dopo.
Insomma poteva vantarsi di avere già una carriera avviata.Tuttavia aveva nel cassetto un progetto per uno spettacolo teatrale The Virgin Queen - Elizabeth the First, che narrava appunto la storia della regina Elisabetta I , figlia di Enrico VIII, per la quale Anastasija voleva ingaggiare proprio sua madre.
E, doveva ammettere, che non le sarebbe dispiaciuto poter far debuttare il suo spettacolo proprio all'Opera di Parigi.
Scosse la testa mentre si guardava intorno osservando ogni dettaglio della casa dove, a volte sua madre alloggiava.
In quella casa, come in ogni dimora che le apparteneva, si respirava l'essenza di Romy, i pregi ma anche i terribili difetti.
Romy non era esattamente un modello di vita che Anastasija puntava a imitare, ma non poteva negare che la donna fosse veramente brava nel suo lavoro, nonostante i numerosi difetti che possedeva.
Romy era incapace di intraprendere una relazione stabile poiché sembrava sempre in fuga da qualcosa.
A questo stava pensando Anastasija quando varcò la porta dell'appartamento di Romy a Le Marais.
Sapeva che non avrebbe trovato sua madre lì, sicuramente Romy era a Montmartre,poiché era solita tornare nel quartiere degli artisti, dove era cresciuta.
Anastasija decise di chiamarla per dirle che era in città.
L'appartamento era grande, anche se, per gli standard hollywoodiani, era piccolo, arredato in modo molto moderno con un sacco di foto appese alle pareti. Vi erano locandine dei film a cui Romy aveva preso parte o che aveva girato, ma soprattutto vi erano bambole.
Bambole di porcellana di ogni misura con abiti di ogni epoca.Anastasija non aveva mai compreso la strana passione della madre per quei balocchi che da piccola anche lei adorava.
Forse perché sua madre era rimasta una ragazzina dentro, nonostante all'esterno Romy fosse una donna di quasi quarant'anni.
Anastasija si sedette sul comodo divano con penisola bianco che occupava il centro del salotto abbandonando le sue valigie a poca distanza dal tavolino di raffinato cristallo su cui faceva bella mostra di sé una scacchiera e il pc netbook della sua genitrice.
Romy amava giocare a scacchi, Anastasija non ricordava un'occasione in cui fosse riuscita a batterla.
La ragazza spostò lo sguardo sul pc netbook come se si aspettasse che si mettesse a parlare. Era consapevole che sua madre stava lavorando ad un nuovo progetto ed era certa che fosse scritto in quel piccolo computer oppure nel diario dal quale non si separava mai.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e compose il numero della madre.
Dall'altra parte sentì il cellulare di Romy suonare e, dopo un momento che le parve infinito la voce impastata dall'alcol di sua madre le rispose.
-Ciao Malenkaya, come va? -domandò la donna dall'altro lato della cornetta con la voce leggermente alterata dall'alcol.
Anastasija constatò che Romy dovesse essere leggermente alticcia, ma non ubriaca e da una parte ne fu felice. Lo testimoniava il fatto che l'aveva chiamata Melenkaya che in russo vuol dire la più piccola il soprannome che suo padre le aveva affibbiato per via della sua bassa statura.
-Bene, mamma. Dove sei?
Dall'altra parte sentì il suono di un'altra voce che non seppe identificare. Probabilmente era maschile.
Ma Anastasija non lo seppe dire con certezza.
-Sono a Montmartre insieme ad Adelaide, non preoccuparti.
-Ti raggiungo.
Non dette il tempo a Romy di rispondere perché aveva già premuto il tasto rosso del telefono ed era corsa fuori.
Si buttò a capofitto nell'atmosfera del quartiere dove si respirava aria che sapeva di Oriente, si intravide i negozi ebraici negli angoli e poco più avanti la sinagoga. Visto che il palazzo dove si trovava l'appartamento di Romy era collocato in via des Rosiers, dove vi era una delle più grandi comunità ebraiche della metropoli.
Romy amava la cultura ebraica e non c'era da stupirsi che avesse scelto di abitare anche lì.
Tuttavia Anastasija non riusciva a godersi quel momento perché era troppo preoccupata per la madre.
Cercò in fretta un taxi e, quando uno si fermò la ragazza aprí velocemente la portiera e salì chiudendosela alle spalle con tale violenza da far trasalire il taxista un omone tarchiato, dagli occhi piccoli e folti baffi rossi che facevano pendant con i capelli.
-È inseguita per caso mademoiselle? - domandò l'uomo con uno spiccato accento straniero.
-No, cioè sì. - rispose Anastasija rossa in viso per l'imbarazzo.
-Dov'è diretta?
A quel punto Anastasija realizzò di non avere la più pallida idea di dove si trovasse la madre così si limitò a rispondere Basilica del Sacré-Coeur.
Il taxista inserí la marcia e partí.
Anastasija sentiva il cuore battere a mille, era sempre così quando si metteva a cercare sua madre.
Teneva molto a Romy e le dispiaceva vedere che si distruggesse così.
Non si guardò intorno mentre il taxi sfrecciava tra le vie della città. Non aveva tempo, pensava soltanto a Romy e alla cupa sensazione che le opprimeva il petto.
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Mi chiamavano Romy Parker //WATTY2019
RomanceRomy Parker è una delle attrici, scrittrici e produttrici più talentuose di Hollywood. Il suo talento è messo però in ombra da una vita fatta di feste e alcol. Davanti ad un bicchiere di vino la donna fa un bilancio dei suoi quasi quarant'anni di vi...