-Alan.
Romy si trattenne dalla voglia di correre verso di lui e di abbracciarlo, come faceva sempre, quando ancora erano sposati.
Quante volte aveva cercato conforto tra le braccia di Alan?
Quante volte, dopo le sbronze era lui ad andare a recuperarla?
Lui era sempre stato la sua spalla su cui piangere, il rifugio a cui tornare, la roccia a cui aggrapparsi quando si sentiva perduta.
Come Jude, ma a differenza del suo manager che era come un fratello maggiore per lei, Alan era qualcosa di più.
Eppure era stata lei stessa a recidere il loro matrimonio quel foglio di carta che indicava a chiunque che loro erano una cosa sola.
Tutto per semplice codardia o egoismo come lo aveva definito Anastasija.
Sua figlia aveva avuto ragione fin dall'inizio, lei era solo una vigliacca, una donna che scappava davanti alle difficoltà, ai problemi, rifugiandosi nell'alcol, ma alla fine, quando la sbronza passava i suoi problemi erano ancora lì.
Alan continuava a guardarla, uno sguardo che lei aveva imparato a riconoscere, quello di chi deve fare qualcosa di importante, e lo deve fare subito.
Romy sentí gli occhi riempirsi di lacrime. Il suo ex non aveva ancora proferito parola, ma lei era certa che lui fosse venuto fino a Parigi per dirle che aveva deciso di rifarsi una vita in cui lei non era prevista.
La donna era scossa da brividi ai quali non sapeva dare un significato, non si era mai sentita così in bilico, come in quel momento.
Non voleva sentirsi dire che era finita definitivamente tra loro, non ora che lei aveva deciso di tornare sui suoi passi.
Alan doveva aver notato i fremiti che scuotevano sua moglie, "ex moglie" come il suo cervello si affrettò a ricordargli, perché si avvicinò e la attirò a sé spiazzando Romy che, a quel punto, non riuscì più a trattenere le lacrime e scoppiò in un pianto liberatorio.
-Estelle, cosa c'è?
-Scusami, scusami, scusami. Non volevo lasciarti, non volevo farti passare tutto quello che hai passato durante il nostro matrimonio, ho chiesto il divorzio perché pensavo di non poter essere la moglie che meritavi.
Romy affondò la testa nel petto di quello, che lei non aveva mai smesso di considerare suo marito, mentre Alan la stringeva come per farle capire che lui era lì e non se ne sarebbe andato.
Né in quel momento né mai.
-Sono una vigliacca lo so, non dovevo...
Non riusciva a trovare pace, Romy, dopo la notizia che il suo film sui Romanov non si sarebbe fatto, la sensazione di aver sbagliato tutto la stava distruggendo.
Aveva bisogno di sfogarsi, di parlare con qualcuno che non l'avrebbe mai giudicata, che avrebbe visto in lei Estelle e non Romy.
Anastasija avrebbe potuto, ma Romy non voleva assilarla, sua figlia era giovane e meritava di essere serena.
Non avrebbe voluto assillare nemmeno Alan, ma non ci era proprio riuscita.
-Belle...non ti ho mai davvero lasciata, se lo avessi fatto non sarei qui.
Romy sapeva che era vero, suo marito non l'aveva mai abbandonata, nemmeno dopo il divorzio, e ora si era fatto un sacco di ore di volo per raggiungerla dall'altro capo dell'Atlantico, forse non era lì per lasciarla.
Quando i singhiozzi si fermarono la donna ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.
Alan non aveva mai perso il suo fascino e Romy continuava a chiedersi per quale motivo non si fosse rifatto una vita.
-Ho chiamato il mio avvocato - quelle parole furono come un pugno nello stomaco per l'attrice, già provata dal fallimento lavorativo di poco prima.
Romy non parlò, non ne aveva la forza.
-Ho chiesto a Chuck di annullare la sentenza di divorzio.
La donna in quel momento temette di svenire per la felicità.
-Alan...stavo pensando di fare anche io la stessa cosa. Ho fatto tutto d'istinto.
-Tu fai sempre tutto d'istinto, Belle.
Belle, soltanto lui la chiamava così.
-Hai saputo di Notre Dame?
-Sí, non voglio vederla bruciare, per questo sono scappata.
-Non sei costretta a farlo.
-Dove stai andando?
Romy si vergognava a dirglielo, ma sapeva che lui la conosceva meglio di chiunque altro quindi era inutile mentire.
-C'è un negozio che vende bambole di porcellana a la Galerie.
Alan rise e a Romy parve ancora più bello di quanto non fosse normalmente.
-Lo immaginavo, vengo con te. Non mi fido a lasciarti andare da sola.
Il produttore le cinse le spalle e insieme entrarono in quella che era la
Galerie Véro-Dodat, la cui facciata, che dava sulla Rue Bouloi, era decorata con due statue in nicchie rappresentanti una Ermes e l'altro Ercole.Romy lasciò che Alan la tenesse stretta a sé.
Voleva godersi quel momento anche se effimero.
Si incamminarono lungo i corridoi della galleria stretti uno all'altra come non accadeva da tempo.-Come hai fatto a trovarmi? - domandò ad un certo punto l'attrice.
-Beh ecco è merito suo - Alan estrasse da una delle tasche del suo zaino da viaggio una bambola di porcellana con le sembianze del principe Reaghar Targaryen.
-Reaghar! - Romy prese in mano la bambola del principe sorridendo.
-Evidentemente lo hai perso mentre correvi qui.
Romy nascose immediatamente Reaghar nella borsa sorridendo.
Era preoccupata di averlo perso, il principe del Drago era il suo portafortuna, un regalo di Debora e, ovunque Romy andava Reaghar era con lei.
Alan non capiva quell'attaccamento verso una bambola, ma sapeva che era quello che Reaghar rappresentava a renderlo così caro alla moglie.
Nessuno dei due si accorse che una foto era appena stata scattata.
Angolo Autrice : Lo so, lo so Romy sa essere terribilmente paranoica quando vuole 😅😅😅 comunque sia tranquilli dal prossimo torniamo a parlare di Anastasija :) per chi si sta domandando come ha fatto Alan ad arrivare così in fretta in Francia, ho aggiunto alcune parti nel capitolo 3 😊😊😊
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Mi chiamavano Romy Parker //WATTY2019
RomanceRomy Parker è una delle attrici, scrittrici e produttrici più talentuose di Hollywood. Il suo talento è messo però in ombra da una vita fatta di feste e alcol. Davanti ad un bicchiere di vino la donna fa un bilancio dei suoi quasi quarant'anni di vi...