| Spazio. Vormir. |
Thanos chiuse la mano in un pugno, facendo brillare d'azzurro la Gemma dello Spazio. Con la rudezza che lo caratterizzava prese il braccio di Gamora e la trascinò con lui.
Il momento dopo, i due poggiarono i piedi su una duna sabbiosa del pianeta disabitato di Vormir. Quello che sembrava essere la luna del pianeta copriva per interezza il sole, lasciando alla vista solo i bordi luminosi di esso. Il silenzio sul quel pianeta era quasi fastidioso.
Si guardarono intorno, ma non c'era nessuno a parte loro. Un'enorme montagna si ergeva davanti a loro e senza troppo esitare Thanos si diresse a grandi passi verso di esso, preoccupandosi di controllare se Gamora lo seguisse. Si fermò per osservare meglio il paesaggio e sospirò.
«Spero che la Gemma sia lì su» le disse Thanos guardandola da sopra la spalla. «Per il bene di tua sorella»
Gamora rabbrividì, ma fece presto a nascondere la paura dietro una faccia inespressiva.
Si mise a camminare dietro il padre, e continuarono così per un bel po', forse minuti o forse ore. E l'unica cosa a cui Gamora riuscì a pensare durante tutto il tempo, fu al modo di impedirgli di prendere la Gemma e distruggerla, per poi ritornare da Peter.
Thanos cominciò a serpeggiare fra le rocce e Gamora fece del suo meglio per seguirlo il più vicino possibile, ma abbastanza lontano per evitare l'inizio di una qualsiasi conversazione indesiderata.
L'aria era sempre più gelida, e il freddo vento la faceva rabbrividire ogni volta che soffiava; strinse i pugni e continuò a seguire Thanos.
Abbassò lo sguardo, per vedere meglio dove mettere i piedi, perché alla strana luce del luogo non riusciva a vedere più di tanto, nonostante i suoi occhi fossero stati abituati alle scarse luci.
Un uomo, probabilmente, coperto da un lungo mantello logoro e girato di spalle li accolse. Fluttuava nella gelida aria di Vormir, dando al posto un aria ancora più lugubre.
«Benvenuta, figlia di Thanos, finalmente sei venuta» disse con uno strano accento nella voce, mentre questa echeggiava tra le rocce bluastre.
«Ci conosci?» chiese Thanos, e Gamora alzò lo sguardo verso la figura imponente del Titano.
L'uomo non si girò. «È la mia maledizione conoscere tutti quelli che giungono qui»
«Dov'è la Gemma dell'Anima?» chiese subito Thanos, quasi con la stessa impazienza della figlia che, d'un tratto, si era messa sull'attenti.
«Dovreste sapere che c'è un caro prezzo da pagare» rispose l'uomo in tono quasi divertito.
Thanos fece un paio di passi in avanti. «Sono pronto»
L'uomo fluttuò verso di loro, mentre il mantello logoro sfiorava la pietra e mostrò il suo volto alla flebile luce. «Lo pensano tutti all'inizio. E tutti sbagliamo»
Gamora lo poté vedere chiaramente; un viso che non sembrava tale, più alieno che umano, con la pelle rossa completamente attaccata al craneo. Aveva letteralmente un teschio rosso al posto del viso, e quella fu l'unica cosa che ebbe la possibilità di osservare, visto che il mantello copriva il resto del suo corpo.
L'uomo si girò e cominciò a fluttuare in direzione della fine della montagna e Thanos lo seguì senza esitare, osservando bene il suo intorno, seguito dagli occhi lucidi di Gamora.
«Perché conosci bene questo posto?» chiese Thanos continuando a seguirlo.
Gamora si guardò intorno e vide la polvere chiara alzarsi in piccoli vortici di vento.
«Una vita fa, anche io era alla ricerca delle Gemme, ne tenni anche una nella mano, ma mi cacciò via, conducendo agli altri a un tesoro che non posso possedere» rispose calmo il Teschio Rosso, fermandosi a un paio di metri di distanza dalla precipitazione.
«Quello che cerchi è davanti a te, come anche quello che temi» spiegò quasi poeticamente l'uomo a Thanos.
«Che cos'è?» chiese Gamora avvicinandosi al bordo per riuscire a vedere meglio di sotto.
Un brivido scorse lungo la sua schiena, mentre il vento aumentò il suo soffio, facendole muovere i capelli davanti al viso magro.
«Il prezzo. L'Anima occupa un posto speciale tra le Gemme dell'Infinito. Possiamo dire che ha un certa saggezza» spiegò Schmit con l'accento tedesco che punzecchiava fastidiosamente le orecchie della donna.
Thanos osservò la figlia. «Dimmi di cosa ha bisogno»
Gamora abbassò nuovamente lo sguardo sul precipizio e sentì un senso di agitazione farsi strada nel suo petto. Thanos le passò davanti, avvicinandosi anche lui al bordo.
«Di assicurarsi che chiunque la possegga, comprenda il suo potere. La Gemma esige un sacrificio» spiegò Teschio Rosso, con il mantello che ondeggiava al vento.
«Di cosa?» chiese Thanos.
«Per poter prendere le Gemma dovrai perdere ciò che ami» spiegò l'uomo a bassa voce, quasi si trattasse di un segreto. « Un'anima, per un'anima»
D'un tratto ci fu silenzio, spezzato solo dal rumore del vento che batteva sulle rocce e faceva muovere il mantello.
Gamora rise, una risata spenta e senza divertimento, ma quasi soddisfatta.
«Per tutta la vita, ho sognato un giorno, un momento, in cui saresti stato punito. Venivo continuamente delusa. Ma ora, tu uccidi e torturi e la chiami pietà. L'Universo ti ha giudicato, hai chiesto una ricompensa e ti ha risposto no. Hai fallito, e lo sai perché? Perché tu non ami niente, nessuno!» quasi gridò, guardando Thanos da dietro.
«No» sussurrò il Titano girandosi lentamente verso la figlia, mentre le lacrime gli segnavano il volto vissuto.
«Davvero? Lacrime?» lo prese in giro Gamora, divertita dal fatto che potesse star piangendo per il fallimento.
«Non sono per lui» disse Teschio Rosso, con uno strano tono di voce.
Gli occhi di Gamora si schiarirono e presto la consapevolezza di cosa volesse dire l'uomo dalla pelle rossa la prese come uno schiaffo in pieno volto. Guardò le rocce per terra prima di alzare nuovamente lo sguardo su di Thanos, che con le lacrime ancora sul viso aveva cominciato ad avanzare verso la figlia, che indietreggiò.
«No, questo non è amore» gli disse Gamora guardandolo negli occhi, mentre continuava ad indietreggiare.
Thanos si fermò a pochi passi da lei. «Ho ignorato il mio destino una volta, non posso farlo di nuovo ora, nemmeno per te»
La neve aveva cominciato a cadere, come lacrime di angeli, posandosi sui capelli scuri di Gamora che guardava sconfitta ai piedi del padre. Alzò lo sguardo verso di lui e si mosse veloce come una gazzela, prendendo il pugnare che lui stesso le aveva regalato anni prima e si girò pugnalandosi nello stomaco. Ma quando aprì le mani il pugnale era scomparso, lasciando spazio a delle bolle colorate.
Alzò lo sguardo di fronte a lei, con la consapevolezza di non poter fare niente per impedirgli di buttarla giù, di non poter vedere di nuovo Peter.
«Mi dispiace, piccola» sussurrò lui dietro di lei prima di avvicinarsi e prenderla per il braccio.
La tracinò via con forza, mentre la donna si muoveva e scalciava pugni, ma la stretta del Titano era troppo forte per sfuggirgli. Lacrime salate scorsero lungo le gote di Thanos che, con un ultimo sforzo, chiuse gli occhi e la spinse giù dalla montagna.
Gamora cadde, il vento gelido le sfiorò il viso, ma niente importava perché sapeva che avrebbe chiuso gli occhi, questa volta per sempre, e non sarebbe mai stata più capace di vedere Peter. Il suo Peter.
Thanos chiuse gli occhi, per cercare di togliersi dalla testa le urla strazianti della figlia e quando li riaprì si ritrovava nel mezzo delle acqua di Vormir, la Gemma dell'Anima sul palmo della mano.
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Infinity War → Avengers
Fanfiction❝Ci fu un idea di mettere insieme un gruppo di persone straordinarie, per vedere se potevano diventare qualcosa di più. Così, quando sarebbe servito, avrebbero combattuto battaglie per noi insostenibili.❞ Tratto dal film: "Avengers: Infinity War" ©...