⁵ 【i love you more than anything】

117 8 2
                                    

|Spazio. Pianeta degli Zen Whoberi.|


Il rumore delle navi spaventava a morte la piccola bambina, stretta fra le braccia protettive della madre. La donna dai lunghi capelli color viola scuro, la teneva stratta più che poteva mentre con una mano le tappava la bocca.

In qualche modo sapeva che erano al sicuro da chiunque avesse deciso di attaccare il loro umile e dolce pianeta, dove tutti vivevano felici ed in pace.

«Siamo al sicuro» sussurrò la donna alla bambina stretta a lei. «Al sicuro»

Ciò che sentirono dopo smentiva le parole della madre ─usate semplicemente per rassicurare la bambina da una morte definitiva─, una bomba atterrò poco lontano da dove loro erano nascoste, facendo sì che la bambina urlasse dallo spavento.

Prima che la madre potesse fare qualsiasi cosa, la porta del loro rifugio si aprì, lasciando intravedere uno degli uomini che avevano invaso il loro pianeta.

La bambina non ricordava esattamente cosa o come fosse successo il seguente avvenimento, però ricordava benissimo le navi Chitauri che invadevano il pianeta, sparando dall'alto sulla povera gente dalla palle verde e i capelli scuri; si ritrovò a correre nella mischia di persone ─uomini, donne e bambini─ che correvano a destra e a manca, cercando invano di sfuggire agli invasori.

«Mamma!» gridava a squarciagola, muovendosi confusa fra la gente che la circondava. «Dov'è mia madre?!»

La bambina continuava ad urlare, mente l'alieno che l'aveva trovata nascosta fra le braccia della madre, la trascinava in giro per la piazza vicino a dove si trovava la loro umile dimora.

Picchiò fortemente il tipo che continuava a trascinarla per il braccio, ma i piccoli pugni che venivano addossati sul braccio dell'alieno non sembravano sortire alcun effetto.

Quando la lasciò in mezzo alla piazza, dove nessuno del suo popolo si trovava, si sentì confusa e leggermente disorientata.

«Cosa c'è, piccola?»

La voce proveniva da dietro di lei che, ancora confusa, si girò velocemente verso la provenienza di essa; si ritrovò davanti all'uomo più grande e grosso che avesse mai visto in vita sua. La prima cosa che notò era il colore della sua pelle ─viola─ che contrastava con il dorato della sua armatura, che lo copriva per interno, lasciando intravedere le mani e il viso, che spuntava da sotto l'elmo. Gli occhi dell'uomo erano di un color azzurro, subito le ispirarono fiducia.

«Mia madre...» si lasciò andare lei, guardando l'uomo con disperazione. «Dov'è mia madre?»

«Come ti chiami?» l'uomo di inginocchiò alla sua altezza, ma nonostante si fosse messo in ginocchio di fronte a lei era più alto della bambina.

«Gamora» rispose lei, leggermente messa in soggezione dall'uomo dalla pelle viola.

«Sei una vera guerriera, Gamora» le sorrise lui dolcemente, poi sporse una delle sue grandi mani viola verso di lei. «Vieni, voglio aiutarti»

Gamora avvicinò la sua piccola mano verde a quella grande dell'uomo, afferrando l'indice della sua mano sinistra.

Due ciuffi di capelli le volarono sul viso, scappati dalle due trecce con cui erano stati acconciati i suoi capelli; la madre ─di cui non ricordava più il nome─ lo aveva fatto, e se si sforzava riusciva ancora a sentire la dolcezza delle sue mani acconciare le sue ciocche nere.

Infinity War → AvengersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora