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Sono ancora a letto, aspettando che suoni la sveglia per potermi alzare e andare a scuola. Non sono mai stata una persona ansiosa, anzi, ma è come se tutta la mia vita cominciasse oggi, come se non avessi più bisogno di niente se non fare una bella figura. Ma del resto, chi non sarebbe preoccupato per il primo giorno in una nuova scuola?

Tra New York e Los Angeles ci sono milioni di differenze e spero che anche le amicizie saranno diverse. Spero non ci siano i bulli a perseguitarmi, le oche a prendermi in giro se non mi vesto come loro. Perché sono una persona semplice e non una che ama gli eccessi.

Finalmente la sveglia suona e mi alzo in fretta e furia. Tanto so che da domani ci vorrà una vita per decidere anche solo di alzarmi dal letto. Mi vesto e mi trucco con una velocità tale da riuscire a sfidare e battere Usain Bolt. Litigo con il mascara e devo rimetterlo circa una ventina di volte prima che venga bene.

Jeans neri, maglia bianca a righe nere e All Star nere e sono pronta per un nuovo giorno. Solo quando esco dalla camera e mi guardo nello specchio in corridoio, mi rendo conto del nido di vespe che ho in testa.

Proprio oggi dovevo dimenticarmi di piastrare i capelli?

Torno in bagno e dopo dieci minuti di litigi con la piastra vado in cucina per fare colazione.

Trovo mia sorella ancora mezza addormentata sul seggiolone e mia madre che prepara i pancake.

<<Buongiorno tesoro>> mi saluta, <<sei pronta per il tuo primo giorno?>>

<<No, per niente, ma dovrò fingere il contrario, giusto?>> rispondo accomodandomi accanto a Cloe, mia sorella.

Mangio come se fosse il mio ultimo pasto prima di morire e prendo zaino e occhiali da sole, per poi salire in auto. Questa estate sono riuscita a prendere la patente e posso finalmente guidare da sola l'auto che mi ha regalato mio padre. Ho avuto delle perplessità prima di decidermi a usarla, perché è come se fosse il regalo di consolazione da parte di papà prima che lasciasse mamma.

La scuola non è tanto lontana, solo dieci minuti in macchina. Quando arrivo l'ansia si fa sentire, ancora più di prima.

È solo una scuola, Alyssa, andrà tutto bene.

Scendendo dalla macchina noto un gruppetto di ragazzi e ragazze che comincia a fissarmi e indicarmi mentre parlottano tra di loro. Perfetto come primo passo, no? No.

Mi dirigo dal preside, sperando di non scontrarmi con nessuno e la fortuna è –per una volta- dalla mia parte.

<<Salve, sono Alyssa Morrel, la ragazza nuova>> mi presento al preside. È un cinquantenne senza neanche un pelo in testa e vestito come se avesse trent'anni. In questa scuola sono tutti un po' strani, in realtà.

<<Salve. Le consegno l'orario delle lezioni e le do ufficialmente il benvenuto alla Hollywood Arts, spero si troverà bene, signorina Morrel>> dice.

Quando torno dalla segretaria la vedo che parla con un ragazzo con i capelli marroni e le punte bionde, gli occhi marroni scuri. Indossa dei jeans neri e una maglia del medesimo colore.

<<Signorina Morrel, prego venga>> mi invita la segretaria, Judith. <<Lui è Cameron, si occuperà di farle fare il giro della scuola>> aggiunge.

Il ragazzo in questione mi fa l'occhiolino squadrandomi. Nemmeno lui è niente male, ma non mi sognerei mai nella vita di "fargli l'occhiolino".
Usciamo dall'ufficio e ci presentiamo formalmente.

<<Sono Cameron>> sorride chiudendosi la porta della segreteria alle spalle.

<<Lo so, lo avevo capito>> rispondo prendendolo in giro. <<Io sono Alyssa.>>

my new beginning (pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora