12.

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Quando ci imbarchiamo sento un nodo allo stomaco, non so se più ansia di vedere mio padre dopo un anno o di saperlo intenzionato a conoscere il mio ragazzo. Non l'ha mai fatto, o almeno non in senso buono. Ogni volta era un pretesto per dire "Hey tu, non fare cose con mia figlia" e non voglio sia ancora così.

Cameron probabilmente si accorge che sono con la mente altrove e mi prende la mano stringendola lievemente mentre mi fa segno di sedermi accanto al finestrino. Ho sempre adorato l'aereo, vedere la città dall'alto e poi essere circondata da nuvole e nient'altro. Si siede accanto a me senza staccare la mano dalla mia.

<<Andrà tutto bene>> dice, probabilmente per convincere un po' anche se stesso. Lo guardo e sorrido. È così perfetto che mi sembra un sogno, come fatto apposta per me.

<<Sì lo so>> rispondo. <<Sono solo in ansia di rivederlo dopo tutto questo tempo. Non abbiamo mai avuto un rapporto facile, noi due>> ammetto. Lui ha sempre cercato di essere presente per quanto gli fosse concesso da mia madre. Mi ha regalato l'auto, mi ha sempre ospitata a casa sua se volevo fare delle feste in grande, ma quando mia mamma ha deciso di andarsene da New York e tornare nella sua città natale, Los Angeles, io e papà abbiamo comunicato sempre meno. Non sapevo neanche se volesse invitarmi a casa sua durante le vacanze, per questo sono un po' sorpresa che abbia deciso di conoscere Cameron in certe circostanze.

<<Nemmeno io con mio padre>> sospira. <<È più che altro stato presente per poco tempo, la mia famiglia sono mia madre e mia sorella, lui non è stato nel quadro per molto tempo. Per questo è stato strano rivederlo alla partita>> aggiunge. Mi ricordo della sua reazione quando ha scoperto che il padre era venuto a vederlo: era sconvolto ma anche un po' arrabbiato. <<E ora che mia madre ha deciso di dargli una seconda chance, se così si può dire, è strano ma mi piace>> dice infine.

Annuisco con la testa e mi appoggio alla sua spalla prendendo un respiro profondo. Speriamo che piaccia a mio padre almeno la metà di quanto piaccia a me.

<<Di cosa hai più paura?>> gli chiedo prendendolo di sorpresa.

Lui non risponde subito, si prende del tempo per pensare e io gli accarezzo la mano con il pollice. Sì forse avrei potuto fare una domanda più leggera, come "qual è il tuo piatto preferito", ma voglio saperlo, credo sia una cosa importante.

<<Credo sia non essere abbastanza>> risponde. Mi guarda e sorride tristemente. <<Il fatto che mio padre non fosse a casa mi ha fatto credere di dover essere lì per mia madre come avrebbe dovuto fare lui, e la cosa era molto stressante>> spiega. Sospira e poi continua. <<C'erano volte in cui credevo di non fare la cosa giusta, quando ero fuori con i miei amici mi continuavo a chiedere se a mia madre andasse bene o se avesse paura che me ne andassi anche io e quindi tornavo a casa presto. Poi la stessa cosa con mia sorella. I suoi fidanzati li conoscevo io prima di tutti, anche se sono più piccolo di lei, e volevo che trovasse quello giusto, non il solito idiota. Ma ho sempre paura di non aver fatto abbastanza, di aver cercato di essere quello che non sono.>>

Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia. <<Credo che tu sia il miglior figlio e fratello che potessero avere>> dico. <<Credo anche che tu sia molto più che abbastanza, sei stato una figura che non c'era e che nemmeno tu hai avuto. Loro non erano le uniche ad aver bisogno di una figura maschile, lo eri anche tu. E quello che hai fatto è stato molto coraggioso, non devi temere di non aver fatto abbastanza>> aggiungo.

Mi guarda con quei suoi occhi capaci di sciogliermi e sorride ridacchiando. <<Tu invece?>> chiede.

Rivelarti i miei veri sentimenti sarebbe un inizio, poi c'è anche il fatto che ho paura di arrivare a quel punto con te perché potresti abbandonarmi l'attimo dopo. Ho paura che tu te ne vada come hanno fatto tutti gli uomini della mia vita, partendo da mio padre, o che ti riveli per qualcuno che non sei quando già io so di amarti.

my new beginning (pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora