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Dicono che la maggior parte dei traumi avvengano in età infantile o adolescenziale. Ne ho avuti, ammetto, quando mio padre se ne è andato.

La psicologa che mi seguiva allora ripeteva la stessa frase: <<Cosa ti ha traumatizzata questa volta?>>

Lei era uno dei miei traumi. Ma per quanto mi sforzassi di fare la dura, di dimostrare agli altri il mio valore e di pretendere che nulla mi avesse toccata, ero cambiata.

Papà se ne era andato e io scoprii dopo un po' il perché. Ero ancora piccola, certo, ma pensavo che la colpa fosse mia. Del resto ogni bambino si addossa le colpe dei genitori.

Solo che qui, adesso, le cose non mi sono mai sembrate più chiare.

Quelli che la dottoressa Maggie chiamava "problemi di fiducia" sono quelli che ancora adesso mi condizionano le scelte quotidiane. Dopo che mio padre se ne era andato ho incontrato Josh.

Dopo poco mi ha mollata per la mia migliore amica Amy, che a sua volta mi ha voltato le spalle.

L'anno dopo incontrai Mason che si era sempre dimostrato disponibile e comprensivo. Ho scoperto poi che dopo aver fatto sesso nella casa al lago dei suoi, aveva scritto i dettagli della serata sul suo blog. E non me lo disse lui, ma il suo amico.

<<Allora, se ti porto al lago me la dai?>> mi chiese.

Non fu nemmeno il primo commento, sicuramente non l'ultimo, ma fu quello che mi fece comprendere tutto.

Ed è per questo che poi ero diventata così cinica e cercavo di dimostrarmi indifferente a tutto, per poi nascondermi nei bagni della scuola. Patetico, lo so.

Da quel momento mi ero fatta una promessa: se proprio devo fare sesso con qualcuno, sarò io a scegliere se richiamarlo il giorno dopo, non il contrario.

E andò così per un po' di tempo, fino a che anche io mi stancai di sentirmi usata nonostante lo avessi deciso io.

Per questi avevo paura con Cameron, per questo forse avrò paura ancora per un po'. Spero solo che se ci sarà qualcuno dopo Cam, sarà quel qualcuno che mi aiuterà ad andare oltre il mio problema con gli uomini.

Prima ancora di aprire gli occhi riconosco in che ambiente mi trovo.

Non so se è giorno, se è ancora notte, se mi hanno operata o se sono solo in una delle stanze.

I passi in lontananza sul pavimento, alcuni sono più leggeri, altri sono accompagnati da un ticchettio.

Il costante rumore della macchina accanto a me che conta i battiti cardiaci del mio cuore.

Il leggero russare di mia madre al mio fianco. lo riconoscerei ovunque: da quando ha rotto il naso fa fatica a respirare mentre dorme. Niente di grave, sia chiaro, è solo fastidioso.

Il lenzuolo mi copre le gambe mentre il cuscino mi sorregge lievemente la testa.

Sto ancora dormendo? No, sono vigile da almeno una decina di minuti.

Sento caldo, sotto le palpebre sento la luce de mattino che entra dalla finestra.

Non voglio aprire gli occhi. Non voglio per paura di quello che potrei vedere.

Magari non riesco a percepirlo, ma potrei essere in condizioni più gravi di quanto non creda.

Non apro gli occhi per paura di sapere le condizioni del mio ragazzo, quel ragazzo dagli occhi nocciola che mi ha rubato il cuore dopo solo pochi giorni che l'ho conosciuto.

Quel ragazzo che era geloso quando ha una pessima reputazione in quanto relazioni alle spalle.

Quel ragazzo che era con me in auto e che è sicuramente in questo ospedale.

my new beginning (pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora