t h r e e ;

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«Lee Felix?!»

Esclamo incredula, spalancando gli occhi.

Devo sembrare un'ebete, così con gli occhi spalancati e la bocca fino a terra. Lui, dall'altra parte, sembra più stupito di me.

«Tu... Di nuovo tu? Cos'è, cadere o far cadere le persone è un tuo hobby?» chiede ironico, ridacchiando e cercando di prendermi la mano, che io prontamente ritraggo.

Felix fa scorrere lo sguardo sui miei bagagli, sparpagliati a terra. Se mi chiede se mi serve una mano gli tiro un calcio.

«Ti serve una mano con i bagagli?»

Ma porc-

Mi rialzo velocemente, cominciando a raccogliere le mie cose.

«Non mi serve il tuo aiuto» borbotto cominciando a camminare. Il ragazzo tossisce, chiaramente per attirare la mia attenzione.

«Cosa vuoi?!» sbotto guardandolo. Lui fa penzolare la gabbia del mio animale su due dita, con quel fastidioso sorrisino sulle labbra. Sbuffo per poi tendere la mano, cercando di riprendermi il trasportino, ma lui alza il braccio, mettendolo fuori dalla mia portata.

«Che carino il tuo gatto, come si chiama?» chiede guardando la sua mano tesa in alto.

«Ridammelo! Ma che vuoi?!» esclamo saltando per raggiungerlo, invano.

«Solo aiutarti. Non voglio averti sulla coscienza» risponde alzando gli occhi al cielo. Sbuffo, cominciando a camminare verso casa di Changbin e lasciando a terra una valigia.

Non lo vedo, ma scommetto che sta sorridendo mentre, correndo e recuperando la valigia, mi raggiunge.

«Comunque si chiama Kimchi. Il gatto, intendo» farfuglio tenendo lo sguardo basso. Trattiene a stento una risata.

«Kimchi? Che razza di nome è per un animale?» chiede osservando il felino rosso nella gabbietta.

«Sei qui per aiutarmi o per metterti a discutere sul nome del mio animale domestico? È comunque è bellissimo, tsk» ribatto assottigliando gli occhi.

«Un padrone che aiuta il proprio cagnolino...» mormora sospirando e scuotendo la testa.

«Co-Cosa?!»

«Niente, niente. Comunque, ti stai trasferendo?» chiede.

«Nnnni. Mia madre sarà via per quattro mesi, così io dovrò stare da mio cugino.» gli spiego. Ma aspetta, che sto facendo?! Non dovrei neanche parlargli dopo quello che mi ha fatto passare!

Felix annuisce, sorpreso.

«Wow... Quattro mesi sono tanti. E ti lascia da sola con tuo cugino?» annuisco, e lui fa un verso incredulo spalancando gli occhi.

Camminiamo perlopiù in silenzio fino ad arrivare alla casa di Changbin. Ci sono stata solo una volta, perché si è trasferito da meno di un anno in una villetta da solo. Sospiro.

«Eccoci. Grazie per avermi aiutato» dico volgendo lo sguardo verso il ragazzo. Questo aggrotta le sopracciglia, guardando la casa.

«No. No, non può essere. Sei sicura che sia questa la casa?» chiede incredulo, scuotendo la testa come per scacciare un pensiero dalla testa.

«Si, perché?»

«Ripetimi... Anzi, dimmi come ti chiami.»

È vero. Io so il suo nome, ma non mi sono neanche presentata. Non che avessi questa gran voglia di farlo, eh.

don't call me yongbok ; lee felix  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora